domenica 21 agosto 2022

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(continua Tolmino Mazzinelli, "I presupposti del peccato originale")


3. Madre di Dio

Maria fu proclamata theotokos dai concili di Efeso e Calcedonia. Il dogma si basa sull'interpretazione di Luca cap. 1 (Annunciazione).

E di qui procedono tutti gli altri privilegi di Maria. Si argomentava che Dio doveva preparare la persona più perfetta per accogliere nel grembo Suo figlio. Questa dottrina è al di là della umana comprensione. Non è una dottrina direttamente rivelata nella Scrittura ed è conseguente alla accettazione della divinità di Gesù Cristo e della natura del legame tra il divino e l'umano in Gesù Cristo e nel grembo di Maria. Questa dottrina fu contestata già dalla prima storia della Chiesa e per secoli fino al concilio di Efeso. Questi dibattiti rivelano il ruolo degli argomenti razionali e della immaginazione nella evoluzione della dottrina. Essi indicano anche il ruolo del potere politico e della devozione popolare nella presa di posizione dei concili e della Chiesa.

La presenza di altre fedi ci sfida a riflettere più profondamente sulle implicanze della cristologia nella mariologia: se Gesù fu così divino che già dall'inizio ebbe la pienezza della conoscenza, inclusa la visione beatifica, allora qual è la relazione tra Gesù e Maria? Essa avrebbe avuto veramente molto poco da fare nella formazione di Gesù, perché egli conosceva già tutto dalla nascita! In questo caso era Maria che doveva apprendere dal suo enfant prodige. È il problema della presenza divina in Gesù e quindi dell'unione ipostatica: dottrine ed interpretazioni ecclesiastiche clie non vanno identificate con la verità.

Le dottrine mariane sono legate all'insegnamento della Chiesa circa la "divinità" di Gesù. Qual è la divina natura di Gesù? Una cosa è dire che Gesù è divino, un'altra è pretendere di capire e anche di definire teologicamente il modo e l'estensione della divinità di Gesù. La divinità è qualche cosa che l'umana mente non può comprendere o esprimere in linguaggio, nonostante la teologia pretende spesso di poterlo fare. La teologia tradizionale ha definito Gesù una persona in due nature (Calcedonia, 451), ma questo è linguaggio filosofico.

Ma chi può conoscere queste cose con qualche accettabile certezza? Il Concilio di Calcedonia avrà avuto le sue ragioni nel fare questa definizione e usare quel linguaggio in quel tempo; ma oggi noi abbiamo altri problemi, per esempio qual è la natura della divinità unita all'uomo Gesù. Oggi parlare ingenuamente di "divinità di Cristo" senza rendersi conto che si tratta di un linguaggio filosofico ha ancora senso? Non rischia di portarci nella confusione e nell'astrazione? Possiamo noi racchiudere il divino in formulazioni umane? In un ripensamento della cristologia che vede Gesù come un essere umano pienamente consapevole, capace di soffrire, di adirarsi, di essere tentato, si avrà un ripensamento anche nella mariologia, in modo da riconoscere anche la piena umanità di Maria.


(continua)