L’affondo di Zuppi
“Basta estremismi e slogan vuoti
La politica voli alto”
Il presidente della Cei al Meeting Cl di Rimini si scaglia contro i nazionalismi che “non servono alle comunità”
dalla nostra inviata
CONCHITA SANNINO
RIMINI - Parole chiare. Ma nessun cenno ai leader, né agli schieramenti. «I nazionalismi non servono alle comunità». E gli slogan vuoti «che polarizzano le posizioni», magari brandendo una parola d’ordine o un simbolo, «sono sempre negativi, nefasti», dice Matteo Zuppi a Repubblica.
Perché - è il ragionamento del presidente della Conferenza episcopale italiana - spengono anziché rinnovare «la passione per l’uomo, per i nostri fratelli tutti».
È la domenica di Zuppi, arcivescovo di Bologna oltre che guida della Cei, al Meeting di Cl di Rimini, e nessuno si aspetta affondi, tantomeno polemiche che possano turbare la vigilia elettorale. Lui celebra la messa in Fiera, alle 11, pone l’accento - tra l’altro - sulla capacità del cristiano di «condividere quello che abbiamo con chi non lo ha», e di «amare il soffio della vita accompagnandolo dal suo inizio fino alla sua fine». Poi, nel pomeriggio, incontro pubblico sulle sfide di oggi e sulla lezione di don Giussani.
Ma resta l’indecisione sul voto dei cattolici: irrimediabilmente orfani, anche in questa platea - si percepisce - di riferimenti moderati. E quindi cosa dire a quei credenti che non condividono né il principio dei respingimenti dei migranti (di un ex ministro dell’Interno, che oggi usa il Credo), né la battaglia per l’eutanasia (della sinistra)? Zuppi sorride.
Sta alla larga dalle personalizzazioni. Spiega: «Le polarizzazioni non aiutano mai, non consentono di riflettere e non rispondono alla complessità del presente. Io vedo questi estremismi come una conseguenza nefasta dell’“uomo digitale”, chiamato sempre a dire Sì o No, quindi inchiodato in superficie, senza approfondire». Ecco perché Zuppi sottolinea, tornando alla passione politica: «Noi dobbiamo sempre partire dal bene comune, se mettiamo quello al centro, siamo sicuri di non sbagliare». E poco prima, aveva detto, uscendo dalla liturgia e rispondendo alla sollecitazione dei cronisti sull’attualità: «Auspico che la politica non sia convenienza o piccolo interesse, ma quello che il Papa descrive come “amore politico”. Questa è una indicazione per tutti, pensando anche al nostro immediato futuro».
La Repubblica 22 agosto