Non è un mondo giusto quello che abbiamo costruito. Troppi viaggiano per fuggire alla fame e alle guerre. Non siamo tutti uguali e le nostre differenze sono disuguaglianze. Alcuni sono nati nella parte giusta del mondo e possono vivere sicuri nelle loro case; altri vengono da terre desolate, campi di battaglia e conoscono solo la fuga per non soccombere.
E poi c'è chi è emigrato, ha trovato asilo presso di noi, ha avuto figli e figlie che sono andati a scuola con i nostri figli e figlie, ma anche tra loro non c’è uguaglianza. È un mondo chiuso, diviso in gironi, più simile all'inferno che al giardino primordiale. Carestia di solidarietà, fame di giustizia, sete di dignità. E una terra arida, sassosa, incolta, per tanti in mezzo a noi. Camminare al seguito del figlio di Nazaret, di chi non ha dove posare il capo, significa percorrere le strade scomode dell'esistenza, invece che ricercare viaggi organizzati. Non è un mondo giusto quello che abbiamo ereditato e costruito, ma tu, Dio dei migranti, non stancarti di pungolarci per spingerci a prendercene cura: a dissodare le disparità, a seminare i fori delle differenze, a bonificare i campi di battaglia per trasformarli in giardini, senza dogane, posti di blocco, solo giardini aperti.
Lidia Maggi pastora battista
Riforma 19 agosto