lunedì 15 agosto 2022

MARTINI: UNA MEMORIA

 Martini: una memoria non apologetica


Vittorio Bellavite 
 Adista Segni Nuovi n° 23 del 25/06/2022


Sono passati dieci anni dalla sua morte e venti dalla conclusione del suo episcopato. La memoria del card. Martini si trova al centro di incontri, cerimonie, pubblicazioni. È l’intensificazione di quanto c’è da tempo. 
 La Compagnia di Gesù ha promosso una Fondazione molto attiva che sta pubblicando la sua Opera Omnia: il preposito generale Arturo Sosa sarà a Milano il 18 giugno per parlarne. Martini viene indicato come un precursore di papa Francesco che l’ha recentemente ricordato in un suo intervento. I suoi testi si diffondono facilmente. Martini, in sostanza, era il vescovo “conciliare” per eccellenza...

... Partirei dalla sua collocazione di vertice (da vescovo e poi, ancora di più, da cardinale). Dalle testimonianze di chi gli era vicino e in confidenza, appare la contraddizione tra quello che pensava e quanto diceva, appaiono i vincoli di una struttura pesante, quella della curia di Milano, che egli non poteva contrastare apertamente a prezzo di lacerazioni interne. E poi i sotterranei conflitti col Vaticano. 
La sua collocazione lo costringeva al riserbo e anche a veri propri errori di valutazione. Mi permetto di dire qualcosa che so.
Martini si legò di forte amicizia con gli esponenti della comunità ebraica e i suoi leader e contribuì molto al dialogo ebraico-cristiano. Mai disse però una parola di supporto ai palestinesi e di giudizio sulla situazione; eppure visse a Gerusalemme mentre gli costruivano il muro davanti a casa. Sfuggì sempre a un intervento sulla situazione in Palestina nonostante le sollecitazioni. Mi pare una mancanza grave. Non ricevette mons. Gaillot quando venne a Milano (anche se non si capì se il no venne da lui o da qualcuno della curia). Al vescovo francese mons. Le Bourgeois che lo informò che era stato invitato a Milano sulla questione dei divorziati risposati scrisse che la cosa era inopportuna. Con “Noi Siamo Chiesa” tenne una posizione di completa estraneità nonostante tante sollecitazioni. Non ci doveva essere contatto. Gli feci consegnare un libro a titolo strettamente personale. Mi rispose ringraziando ma con “Noi Siamo Chiesa” non ci doveva proprio essere alcun rapporto.
Tanto altro bisognerebbe e capire e sapere. Bisognerebbe fare una ricerca con criteri scientifici. Durante l’episcopato di Martini ci risulta che, sulla questione degli abusi sessuali, la prassi sia stata quella diffusa ovunque: protezione del prete, disinteresse per la vittima.
In conclusione due cose bisognerebbe fare, abbandonare l’enfasi inutile su Martini e invece preoccuparsi di continuare i “processi” (come dice papa Francesco) che stanno nel messaggio di Martini: la Parola, l’ascolto dell’uomo in ricerca, la lontananza da tutte le rigidità ecclesiastiche che rischiano di soffocare la volontà di credere. A partire dalla diocesi di Milano, dove questa strada è attualmente troppo faticosa e lenta.

Vittorio Bellavite è già coordinatore nazionale di Noi siamo Chiesa