(Gazzetta 3 VII 2022 Beppe Manni)
Il papa in Canada ha chiesto perdono come cristiano e come bianco, per il ‘genocidio’ fisico e culturale dei nativi. Tempo fa qualche papa chiese perdono per l’Inquisizione, per la schiavitù. Non ancora per le crociate, per le guerre di religione e solo parzialmente per la persecuzione agli ebrei. Oggi lo si fa (costretti) per gli scandali di pedofilia del clero.
La Maria viveva in un fondo alla periferia di Modena. “Avevo tanta voglia di studiare oltre la quinta elementare, scrive, le mie pagelle erano tutte lodevoli, ma il signor padrone non consentiva a nessun figlio dei suoi contadini di studiare, altrimenti c’era lo sfratto. Lo scopo era quello di mantenere ignoranti il più possibile le persone, così era più facile gestire il ricavato dei raccolti principali cioè latte, grano, uva. Mio fratello maggiore ci aveva provato ad andare alla scuola serale Corni; al mattino lavorava nei campi, al pomeriggio studiava e, alla sera, andava a scuola, di nascosto. Per non dare sospetti, non percorreva sempre la stessa strada, ma nonostante ciò fu scoperto e dovette abbandonare gli studi per il solito motivo: o lavorare nei campi o lo sfratto”.
Riguardatevi i film di don Camillo, Novecento e l’Albero degli zoccoli: quando veniva il fattore si nascondevano i bimbi più piccoli per non essere cacciati dalla terra. I padroni terrieri da secoli si trasmettevano terre, case, palazzi castelli e titoli. I loro figli studiavano: diventavano podestà, medici, scrittori, magistrati, insegnanti, vescovi: si dividevano i posti del potere. Nei corridoi del collegio San Carlo di Modena, osservate i quadri e memorizzate i cognomi. Sono sempre le stesse casate nobili, aristocratiche e borghesi. Paludati, titolati, lodati. Vivevano per lo più di rendite e del lavoro quasi da schiavi dei loro contadini che ‘ben educati’ riverivano il signor padrone con le primizie dei campi e del pollaio. Per controllare i contadini e i braccianti che non rubassero qualche chilo di frumento o una gallina, avevano costruito le ville di campagna, sui ‘siti’ dei loro mezzadri. Le ragazze contadine alle volte facevano le serve, per poche lire, nelle loro case di città. ‘I signori’ avevano il loro nome sui primi banchi e sulle lapidi marmoree alle pareti delle chiese. Erano i benefattori.
Anche questa piccola pagina di storia nostrana andrebbe rivisitata perché la storia ‘magistra vitae’ dia qualche insegnamento anche ai nuovi arricchiti, responsabili dei milioni di impoveriti in Italia e nel mondo. O vicini a casa come i raccoglitori di pomodori o i giovanissimi che scorazzano per la città a consegnarci le pizze.