Tutti insieme, in comunione ma senza liberazione
26-08-2022 - di: Francesco Fantuzzi
Volerelaluna
Ho
meditato a lungo se intervenire o meno sulla fotografia che ritrae
tutti i principali leader politici (Conte escluso) al meeting di
Comunione e Liberazione a Rimini.
Ho infatti immaginato in anticipo le possibili repliche, come quella già fornita da Letta: «era per concordare le regole del dibattito» oppure «gli avversari politici non devono essere nemici e possono frequentarsi in privato».
Tutto accettabile ma un punto resta, oltre a quello della lunga durata di questo incontro che non motiva la mera condivisione delle regole del dibattito. Ed è un punto in stridente contraddizione con ciò che quell’immagine trasmette: il tema della pace e di come conseguirla è pressoché assente dalla campagna elettorale eppure i politici nostrani, in nome del politically correct, affermano di voler stabilire e rispettare nei loro incontri regole di confronto pacifiche.
Non so a voi, ma a me (se dobbiamo credere a Letta) questa comunione pacifica di intenti senza liberazione per cittadine e cittadini dalla guerra e dagli squilibri economici e sociali appare ipocrita, disgusta e fa sospettare che si tratti, per dirla con Conte, di «una sfilata di politici che fanno finta di litigare in pubblico e poi intorno a un tavolo trovano sempre l’accordo» (chiosa dello scrivente, proficuo per il loro interesse).
Una misura anche simbolica della distanza della politica dalla collettività che alimenta vieppiù disaffezione e sfiducia.
Ho infatti immaginato in anticipo le possibili repliche, come quella già fornita da Letta: «era per concordare le regole del dibattito» oppure «gli avversari politici non devono essere nemici e possono frequentarsi in privato».
Tutto accettabile ma un punto resta, oltre a quello della lunga durata di questo incontro che non motiva la mera condivisione delle regole del dibattito. Ed è un punto in stridente contraddizione con ciò che quell’immagine trasmette: il tema della pace e di come conseguirla è pressoché assente dalla campagna elettorale eppure i politici nostrani, in nome del politically correct, affermano di voler stabilire e rispettare nei loro incontri regole di confronto pacifiche.
Non so a voi, ma a me (se dobbiamo credere a Letta) questa comunione pacifica di intenti senza liberazione per cittadine e cittadini dalla guerra e dagli squilibri economici e sociali appare ipocrita, disgusta e fa sospettare che si tratti, per dirla con Conte, di «una sfilata di politici che fanno finta di litigare in pubblico e poi intorno a un tavolo trovano sempre l’accordo» (chiosa dello scrivente, proficuo per il loro interesse).
Una misura anche simbolica della distanza della politica dalla collettività che alimenta vieppiù disaffezione e sfiducia.