Il gran bazar delle armi, nel 2021 affari per oltre 9 miliardi. L’export italiano non conosce crisi
di Carmine Gazzanni su lanotiziagiornale.it del 6 novembre 2022
Sarà stato anche l’anno del
Covid ma per il mercato militare è stato, ancora una volta, un anno positivo.
Lo si evince chiaramente dall’ultima relazione sulle esportazioni di armamenti
consegnata dal ministero degli Esteri al Parlamento. Ecco cosa dicono i dati:
nel 2021 c’è stato il record storico di esportazioni effettive e definitive di
materiali militari (oltre 4,7 miliardi di euro) mentre rimangono alte le nuove
autorizzazioni (per 4,6 miliardi di euro complessivi).
Ma entriamo nel dettaglio.
L’anno scorso, ampiamente segnato dalla pandemia per Covid-19, le aziende
militari italiane hanno lavorato a pieno ritmo esportando nel mondo armamenti
per controvalore che costituisce un record storico: quasi 4,8 miliardi di
euro. Tra i maggiori destinatari di sistemi militari “made in Italy” figurano
Qatar (958.849.653 euro), Kuwait (875.393.504 euro), Egitto (773.289.163
euro), Turkmenistan (378.470.352 euro) tutti Paesi che, come noto, non
primeggiano certo per alti livelli di democrazia e di rispetto dei diritti
umani.
Scorrendo il lungo elenco, dopo
Regno Unito (233.466.565 euro), Stati Uniti (223.451.692 euro), Francia
(148.001.753 euro) troviamo inoltre l’Arabia Saudita (135.844.327 euro) e
Emirati Arabi Uniti (122.460.394 euro) di poco preceduti dalla Germania
(128.755.982 euro) e subito seguiti dal Pakistan(87.774.972
euro).
Il mercato
internazionale
Da sottolineare come anche
quest’anno il primo destinatario delle nuove licenze per armamenti italiani è
un paese del Medio Oriente, il Qatar, che con oltre 813 milioni di euro supera
ampiamente Stati Uniti (763 milioni), Francia (306 milioni) e Germania (263
milioni)
Tra i principali acquirenti
figurano anche Pakistan (204 milioni), Filippine (99 milioni), Brasile (73
milioni), India (60 milioni), Emirati Arabi Uniti (56 milioni), Malaysia (48
milioni), Arabia Saudita(47 milioni) e l’immancabile Egitto (35 milioni) – che
era stato il primo destinatario nei due anni precedenti – i cui corpi di
polizia e enti governativi continuano ad essere riforniti dall’Italia di “armi
leggere” tra cui pistole e fucili automatici.
Più di 970 milioni di euro di
licenze di esportazione (pari al 26,6%) riguarda l’Africa settentrionale e il
Medio oriente: un dato preoccupante considerato che quest’area costituisce una
delle zone di maggior tensione del mondo. Una zona in cui il Governo Draghi,
come i suoi predecessori, ha dunque continuato a inviare armamenti con il
beneplacito del Parlamento che raramente ha sollevato obiezioni. In
totale gli Stati del mondo verso cui sono state autorizzate nel 2021 vendite
di armamenti italiane sono stati ben 92.
Aziende e
banche
A questo punto la domanda sorge
spontanea: quali sono allora le aziende maggiormente coinvolte nel business
armato? Nel 2021 le prime 4 aziende per controvalore totale di autorizzazioni
all’esportazione militare sono state Leonardo (con il 43,45% e sempre ben al
di sopra del miliardo complessivo), Iveco Defence Vehicles (23,48%), MBDA
Italia (5,19%) e GE. Avio (3,87 %) che rappresentano circa il 76% del valore
globale. Leonardo è destinataria di circa il 28% del totale delle
autorizzazioni (612 su 2.189) mentre i primi 15 operatori hanno ricevuto 1.192
autorizzazioni, circa il 54% del totale.
Ma non è finita qui. Ci sono
poi le cosiddette “banche armate”, ovvero gli istituti finanziari che fanno da
mediatori tra clienti e venditori. Nel 2021 il Ministero dell’Economia e delle
Finanze ha ricevuto segnalazioni dagli istituti di credito per operazioni
relative ad “esportazioni definitive” di armamenti per un ammontare di
5.056.602.050 euro a cui vanno aggiunti 1.166.058.341 euro per operazioni
svolte in attuazione di Programmi intergovernativi di armamenti e 454.076.416
euro per le licenze globali.
Gli istituti di credito e
finanziari che hanno svolto operazioni, principalmente per incassi per conto
delle aziende che sono loro clienti ma anche per finanziamenti e garanzie,
sono nell’ordine: Unicredit (2,8 miliardi), Intesa Sanpaolo (1,3 miliardi),
BNP Paribas Succursale Italia (745 milioni) e BNP Paribas (117 milioni),
Crédit Agricole (645 milioni), Sace (518 milioni), Bayerische Hypo und
Vereinsbank (316 milioni), Deutsche Bank Spa (249 milioni) e Deutsche Bank AG
(82 milioni), Banco Santander (190 milioni), Banco Bilbao Vizcaya Argentaria
(82 milioni). Insomma, un giro armato niente male. Chissà cosa accadrà
quest’anno con Guido Crosetto al ministero della Difesa,
considerando il suo passato da presidente di AIAD, una importante associazione
di categoria che raccoglie quasi 200 aziende nel settore della difesa,
appunto.
Tratto dal blog di Alfredo Giusti