giovedì 15 dicembre 2022

COSA DELLE DONNE FA TANTA PAURA AGLI AYATOLLAH?

 Se gli ayatollah hanno il terrore di noi donne

di DACIA MARAINI

Il colmo dell'orrore è stato raggiunto dalla tortura e l'uccisione di Mahsa Amini. Cosa ci si può aspettare di meno dal regime dei fanatici mullah che stanno usando il terrorismo istituzionale per mettere a tacere chi protesta per la libertà? Il terrore continua oggi con Fahimeh Karimi, una giovane donna iraniana, allenatrice di pallavolo, madre di tre bambini, rinchiusa nelle severe carceri del suo paese con l'accusa di avere sferrato dei calci a un paramilitare in una dimostrazione di strada. Rischia centinaia di frustate, e se la sentenza senza processo procede con questo crescendo di rabbia, rischia la pena di morte.

Viene da chiedersi accorati, stupiti, scandalizzati, amareggiati, basiti: ma cosa è che vi fa tanta paura delle donne? I suoi capelli? il suo corpo? la sua parola? la sua intelligenza? È difficile comprendere tanto timore, ma certo non fa onore alla sagacia ecclesiale. Se una ciocca di capelli fuoriuscita dal velo può suscitare tanta violenza, vuol dire che si ritiene il maschio incapace di governarsi e controllarsi. Ma veramente si pensa che il mondo maschile, per vincere e dominare abbia bisogno di cancellare il corpo femminile come fosse la personificazione del male? Siamo sicuri che l'amorevole, il giusto, il meraviglioso Dio dei cieli sarebbe così punitivo con le sue figlie? O si pensa che le donne non sono corpi creati dal Padre eterno ma abitanti perniciose di qualche oscuro regno sotterraneo? La voce della conoscenza storica mi avverte: guarda che la misoginia esiste da millenni e il mondo cristiano ha condiviso le stesse idiosincrasie, lo stesso odio di genere, la stessa voglia di infierire sul corpo femminile considerato pericoloso e spregevole. Basta pensare alla caccia alle streghe, una pratica che è durata secoli e ha portato alla morte di milioni di donne innocenti. Donne che venivano torturate perché ammettessero commerci col demonio. Le torture erano talmente atroci che alla fine tutte confessavano. Una volta confessato, gli inquisitori, felici, le mandavano al rogo. Se hanno ammesso di essere in accordo col nemico è lecito, anzi doveroso, punirle severamente!

Gli orrori che si sono compiuti in nome di Dio sono innumerevoli e ogni volta fantasiosi. La crudeltà è inventiva e trova sempre un modo nuovo di soddisfare quella libidine che il marchese De Sade conosceva bene e che da lui ha preso il nome. La storia umana purtroppo tende a ripetersi. Si evolve solo quando si sviluppano l'immaginazione e la consapevolezza. Quando si esce dal fanatismo egotico e si arriva a capire il dolore dell'altro. L'altro, non come estraneo ma come una parte di sé. La religione, bellissimo sentimento d'amore, non dovrebbe mai identificarsi col potere. Le due cose non vanno d'accordo. La gestione della Cosa pubblica deve confrontarsi con la complessità delle fedi, rispettarle e difenderle. Ma guai se, in nome della superiorità di una fede su tutte le altre, pretende di imporre una visione del mondo che si avvale dell'assoluto. La politica non può governare in nome dell'assoluto, la religione sì. Perciò la saggezza e il buon senso vorrebbero che per la pace della convivenza civile e democratica la fede e il governo di un paese siano sempre rigorosamente separati. 

La Stampa 13 dicembre