“Non siate in ansia per la vostra vita, di che cosa mangerete o di che cosa berrete;
né per il vostro corpo, di cosa vi vestirete …” (Matteo 6, 25)
Diceva lo scrittore Mark Twain: “Quando sciogli gli ormeggi, naviga lontano dal porto sicuro: esplora, sogna, scopri”.
Sembra l’esortazione che Dio, tramite Gesù, rivolge a tutte e a tutti noi:
Gesù non è nato in una grande città, ma nella periferia di un villaggio della Giudea o addirittura di Nazar (a 11 km da Nazareth in Galilea), territorio malvisto dall’élite religiosa del tempo perché abitato solitamente da persone poco avvezze a frequentare il tempio e a dare la decima. Pertanto è nato nella periferia di un villaggio di periferia di una regione sospetta, che ha fatto dire a Natanaele (Giovanni 1, 46): ”Ma cosa può venire di buono da Nazareth ?”. Inoltre, già alla nascita, è stato perseguitato insieme ai genitori ed è stato un rifugiato “politico”; Egli stesso ha detto di sé che “non aveva dove posare il capo” (Matteo 8, 20) per la precarietà della sua vita; è stato un disubbidiente della legge e uno che ha auspicato un capovolgimento dell’esistente (conversione = cambiamento di prospettiva = termine squisitamente politico!), un capovolgimento talmente estremo da essere condannato a morte dalle autorità come sovversivo.
Insomma, Gesù durante la sua vita non ha mai vissuto per salvaguardarsi, ma per annunciare al mondo la sua verità, la Verità del Vangelo, che chiede un cambiamento radicale e nonviolento di questo mondo fatto di violenza, di inganni, di ingiustizie, di odio, di invidia, di discriminazioni, di asservimento verso uomini spesso meschini che approfittano della loro forza per reprimere i più deboli. E la sua non è una verità qualunque, ma è la Verità di Dio !
Una verità che deve spingere la/il credente a cercare, ad approfondire, a non fermarsi, a non pietrificarsi col pensiero, a non accontentarsi di ciò che vede e che il potere o la tradizione o i tabù dicono che sia vero, a scoprire sempre nuovi orizzonti, ad incoraggiare altre e altri a fare lo stesso nella libertà e nella voglia di cambiamento, avendo alla base l’amore e il rispetto per il prossimo.
In altre parole: il credente deve sognare e lottare per la realizzazione di questo sogno, anche se l’intervento decisivo sarà quello del Signore; deve lottare per la trasformazione dell’esistente aborrendo questo mondo malato e lontano da Dio.
La Chiesa conformista, ubbidiente agli ordini anche assurdi del potere, che accetta le guerre, che accetta i compromessi della “realpolitik”, che non sogna “attivamente”, che non lotta per il cambiamento e la verità, che vuole farsi ammirare da chi conta dimenticando la forza imponente dell’amore e della lotta nonviolenta senza accomodamenti, rischia di essere, seppur involontariamente e nonostante magnifiche parole e riti solenni, un anticristo lontano dalla vera volontà divina.
Pertanto, il nostro augurio è che ciascuna e ciascuno di noi sia portavoce veritiero di quel Cristo, che è nato perché fossimo profeti di Amore, Giustizia, Libertà e Verità.
da Gudrun, Michele e Nino Gullotta