Marcello Barros
Adista 21/1
Nell'ultimo
giorno del 2022 Papa Benedetto XVI ha concluso il suo percorso in
questo mondo.
La sua scomparsa ha suscitato diversi commenti e
testimonianze sulla persona, sulla storia e sull' eredità che papa
Ratzinger lascia alla chiesa.Fonti del Vaticano e lo stesso Papa
Francesco hanno evidenziato la sua umiltà e la testimonianza di santità
che egli ha offerto al mondo, principalmente in questi ultimi anni
durante i quali ha vissuto come papa emerito: un titolo che, con la
rinuncia al ministero di vescovo di Roma, egli ha conferito a se stesso.
La
stampa mondiale ha sottolineato la sua profonda formazione teologica e
le posizioni conservatrici in temi di morale sessuale come pure riguardo
alla missione della chiesa nel mondo.Rivolgendo uno sguardo al suo
percorso di teologo, si noterà come Joseph Ratzinger sia stato negli
anni 60 uno dei giovani periti del concilio Vaticano II, considerato un
teologo aperto e critico nei confronti del modello della cristianità
allora vigente.
A partire dal 1968, tuttavia, egli rivede le sue
posizioni e, poco a poco, va assumendo posizioni più conservatrici
finché, quando assume in Vaticano la carica di Prefetto della
Congregazione per la Dottrina della fede, diventa sempre meno teologo e
sempre più censore dei suoi fratelli e guardiano intransigente di ciò
che considerava come la vera ortodossia.
A
partire dagli anni 80, Giovanni Paolo II riunisce intorno a sé un
gruppo di cardinali e consulenti con l'obiettivo di correggere e
relativizzare quanto fosse possibile le influenze del Concilio Vaticano
II, in maniera da restaurare nella Chiesa ormai di un modello di neo
cristianità.In questa prospettiva questo gruppo di cardinali che
dominava il Vaticano, tra i quali spiccava Ratzinger, prese a
perseguitare e a reprimere la Teologia della liberazione. Tuttavia, non è
stata solo questa teologia che essi hanno condannato e perseguitato,
bensì qualunque teologia che usasse andare oltre la mera ripetizione
letterale dei documenti del Papa e della curia.
Così è arrivata la
condanna della Teologia Asiatica del pluralismo religioso, della
Teologia Europea più aperta e di qualunque pensiero critico esistente
nella Chiesa.
Il diritto di pensare
spettava soltanto al Papa e alla curia che sembravano considerare la
cultura occidentale come l'unica veramente adeguate per esprimere la
verità della fede cristiana.Anche dopo 10 anni dalla sua rinuncia e 10
anni di ministero di Papa Francesco, sembra che, nel mondo intero, più
della metà del clero e anche dei vescovi si mantenga salda sulla linea
di papa Ratzinger.Sono molti a difendere il suo stile di Chiesa senza
neppure riuscire ad avere la profondità della sua visione teologica.La
mia speranza è che Benedetto XVI, ora che è in cielo, possa in qualche
modo ispirare i preti e vescovi suoi seguaci in America Latina e in
Africa, affinché essi possano finalmente scoprire che non c'è bisogno di
smettere di essere latinoamericani, neri o indigeni e di diventare
romani o francesi per essere veramente buoni preti e buoni cattolici.
Che
i suoi discepoli riprendano i libri scritti da Ratzinger negli anni 60
per recuperare il progetto di una chiesa sinodale, fondata
sull'ecclesiologia della chiesa locale e in cui il vescovo di Roma sia
il primate che conferma nella fede i suoi fratelli anziché il loro
controllore.