mercoledì 25 gennaio 2023

 IL MARTIRIO INFINITO DELLE CRISTIANE

 

Insieme al Papa, tanti cattolici con il cuore e con la preghiera accompagnano la lotta e le sofferenze delle donne musulmane afghane, iraniane, rohinga: il Pontefice le ha ricordate, più o meno direttamente, nel discorso al corpo diplomatico il 9 gennaio scorso. Qualche settimana prima, l'11 dicembre, un rapporto di alcune Ong pachistane e internazionali illustrava la triste situazione delle ragazze cristiane del Punjab, una regione del Pakistan: tra gennaio 2019 e ottobre 2022 (il trend è in aumento) sono stati segnalati 4.598 casi di stupro, 1.415 casi di violenza domestica, 34 ustioni con acido e 197 omicidi per "delitto d'onore".

   Le giovani cristiane, di età non superiore ai 15 anni, vengono così trattate con il pretesto di convertirle al musulmanesimo e obbligarle a matrimoni imposti con la forza. In Pakistan, la pratica della Conversion without Consent, conversione senza consenso, non ha rilevanza penale. È vero che le giovani cristiane pachistane subiscono questa sorte in un Paese che, secondo un rapporto sul divario di genere pubblicato nel 2022 dal World Economic Forum relativo a 146 Stati, è classificato al 145° posto per la partecipazione economica delle donne, al 135° per livello di istruzione, al 143° per la salute e la sopravvivenza e al 95° per la loro emancipazione politica. Però è anche vero che, a differenza dell'iraniana Mahsa Anini e delle sue eroiche connazionali, nessuna di loro è stata ricordata da coloro che hanno ricevuto la missione di "pascere" i loro fratelli e sorelle nella fede.

   Nel mondo, un cristiano ogni sette è perseguitato per la sua appartenenza religiosa. Anche in Africa, dalla Nigeria al Benin, le giovani cristiane vengono "convertite" a colpi di rapimenti, violenze e torture. Nessuno ne parla, quasi che, credendo in Gesù Cristo, siano tutte figlie di un dio minore.

 

Filippo Di Giacomo, Il Venerdì 20/01/2023