Anche Maradona era «dios»!
È uscito dall'editore Gabrielli il libro Quale Dio? Quale Cristianesimo?, che raccoglie gli atti del convegno del 2 aprile 2022 sul movimento post-teistico. Contiene anche l'intervento di Enrico Peyretti un po' dissonante e critico rispetto ad altri, che pubblichiamo in due puntate.
C'è un vero bisogno di superare il teismo! È bene, è interessante, che ogni immagine di Dio sia sempre da superare, correggere, affinare. Dio non è mai un oggetto circoscrivibile da una teo-logia conclusa. È realtà grande.
Il teismo pensa un dio magico, onnipotente, separato dal mondo, padrone, giudice arbitrario, facile modello dei tiranni, che vuole salvarci da fuori di noi. Il Dio della legge, del premio e della pena. Nel Dies irae era detto Rex tremendae maiestatis. Un Dio Terrore, non Amore. Non ci fa felici. Ci facciamo continuamente idoli falsi: anche Maradona era detto «dios». Se ci svegliamo, ce ne liberiamo.
Tra i tanti profili di Dio, netti o sfumati, c'è una proposta, onesta e chiara, nel cuore del vangelo arrivatoci da Gesù di Nazareth: «Dio nessuno l'ha mai visto» (2 volte nel NT, Bibbia cristiana). Il vangelo parte dall'ignoranza nostra su Dio, dalla necessità di rompere l'immagine dominante, e di rivedere continuamente la sua immagine, perché sia più vera.
Il più forte post-teista
«Dio nessuno l'ha mai visto». Significa due cose, nel vangelo:
1) è animato in pienezza al suo Spirito. Dio si manifesta nell'uomo
Giovanni 1,8: Gesù ha "spiegato" Dio (έξηγήσατο), lo ha
presentato, nella propria persona; Gesù è in relazione viva, filiale, intima, con Dio, Gesù, in lui si è fatto carne umana: Dio è umano in Gesù.
2) Prima lettera di Giovanni 4,12. Nessuno ha mai visto Dio, ma
se ci amiamo tra noi, è qui, lo sperimentiamo presente, è realtà vivente, ben oltre i concetti.
Gesù è persona umana, e manifesta, in sé, un Dio umano e personale. Il Dio di Gesù è solidale con noi, è persona co-vivente, amico, spirito animatore intimo di libertà, presente nelle relazioni di amore e giustizia, stimolatore e sostegno di continua ripresa nella via del bene. A me sembra chiaro: Gesù è il più forte e chiaro post-teista.
In spirito e verità
Io sento questo da Gesù: Dio è umano. Qualcuno dice di no, che sarebbe troppo umano. L'abbiamo troppo umano?
È giusto correggere l'immagine metafisica di Dio, ben comoda alle religioni padronali. La riportiamo all'umano vicino, come fa Gesù anche nel dialogo molto trasparente con la Samaritana.
A questa donna Gesù si rivela in modo privilegiato, e le dice che la relazione con Dio non è nel tempio sacro, ma è "in spirito e verità", cioè 1) è relazione intima e alta, vicina ed essenziale, nello spirito, e 2) è relazione orizzontale, umana, nel quotidiano della vita giusta tra fratelli e sorelle umani.
Anche la scienza della natura e le scienze umane ci sollecitano a ripensare la vecchia immagine e il vecchio rapporto con Dio. Arrivano risposte che io accolgo col punto interrogativo: Dio è una energia? È come la forza di gravità e il risveglio della primavera? È un fenomeno nella natura? È la natura stessa nella sua mirabile vitalità? Oppure: Dio è soltanto una parte di noi?
Credo invece che Dio è un Tu, Altro ma Intimo a noi. Va bene rifiutare l'immagine di un essere lontano, strapotente e irraggiungibile, ma Dio non può essere dissolto nella nostra psicologia: è un Tu, di fronte. Le parole più essenziali del messaggio di Gesù «sentiamo che entrano in sintonia profonda col nostro essere, ma intuiamo che vengono da altrove, e proprio per questo sono grazia, dono, da accogliere con stupore e gratitudine, e da far fiorire. (Emanuela Buccioni, Rocca, 1 marzo 2022, p. 15). L'immagine intollerabile di Dio superata dalla rivelazione di Gesù, ma non ridotta a una parte di noi: Dio è vita grande, assolutamente nuova, altra, e nello stesso tempo presenza intima. È Altro, e Intimo. Dio grandezza buona e vicinanza intima.
Certo, l'immagine più vera non è un nostro possesso imperdibile. Se scaccio il vecchio Dio tremendo posso poi trovarmi davanti altre maschere di Dio: il sistema che mi include e mi detta i miti illusori, di una breve stagione; figure umane potenti, anche religiose, anche di noi stessi che coprono l'orizzonte ed esigono omaggio; il nostro potere sulle forze naturali, illusi di farle nostre. Gesù continua ad operare come vero post-teista anche di questi dèi.
Vita-che-dà-vita
In questa ricerca stimolante incontro una difficoltà: si pensa Dio non-persona. Dio non sarebbe personale, Cosa significa? Pensarlo come persona sarebbe farlo troppo umano, su modello nostro? Ma se non è persona, come può essere relazione?
Nel vangelo di Gesù, Dio è Amore, effusione di vita, di bene, di resistenza, di crescita evolutiva. Se lo riconosciamo così, Dio è persona cosciente di sé, non è un fenomeno che accade e non riflette, che non sa nulla di sé, che non è cosciente. Pensare Dio come fenomeno, energia cosmica, è panteismo, è cosmologia, non è né religione né fede. La fede è relazione intima, di fiducia, di affidamento, di comunicazione. Ma una relazione avviene solo come scambio tra coscienze e volontà personali.
La fede cristiana è "oltre le religioni", perché non è culto, non è debito, non è dottrina, ma comunione di vita. Dio lo conosciamo ad immagine nostra perché siamo noi immagine di lui. Lo pensiamo a nostra immagine, perché Dio ha pensato noi a immagine sua. Perciò la guerra è "sacrilegio" (dice papa Francesco), perché la violazione dell'uomo è violazione di Dio. È qui il massimo fondamento della dignità della persona umana.
Poi noi pecchiamo facendo Dio strumento nostro, l'immagine peggiore di noi: dominio delle coscienze, «fondamento dei troni» (Ernst Bloch), cappellano militare degli eserciti. Dio ci è così familiare che lo usiamo, lo offendiamo, lo perdiamo. Se fosse tutt'altro non riusciremmo ad offenderlo: l'Atto Puro di Aristotele non si occupa di noi e a noi non interessa: è solo scritto in un trattato di metafisica, non ha relazione con noi. Divenendo umano, Dio si mette nelle nostre mani, a rischio, ma anche è sempre altro, imprendibile. Lo inchiodiamo dentro i nostri sistemi, ma la sua vita non si fissa come vogliamo noi. È vita-che-dà-vita, e non è ingoiata e tutta contenuta nella nostra vita. Dio somiglia a noi perché noi somigliamo a lui. Gesù, mi dico di nuovo, è il più grande post-teista.
(continua)
Enrico Peyretti, il foglio n. 495 – 2022