"Padre nostro è maschilista"
di Antonello Guerrera
La Repubblica 9/2
Addio al "Padre Nostro", preghiera fondante del cristianesimo? I tabloid inglesi sono sull'orlo di una crisi di nervi di fronte a una simile eventualità. Il Daily Mail di oggi titola: "Vogliono rendere persino Dio gender-neutral!". Il riferimento non è a Papa Luciani e al suo Dio più madre che padre, ma a una indiscrezione filtrata due sere fa: alcuni vescovi della Chiesa di Inghilterra starebbero preparando una riforma per evitare quando possibile ogni riferimento maschile o paterno alla figura di Dio, renderla neutrale come genere e dunque "modernizzarla".
Apriti cielo, nel vero senso della parola. I giornali più conservatori e tradizionalisti parlano di ennesimo cedimento alla "dittatura woke", ossia quella "controproducente ultrasensibilità", secondo i suoi critici, nei confronti delle minoranze, anche di genere. In realtà al momento si tratta solo di una proposta di alcuni vescovi anglicani, che dovrà andare al vaglio del prossimo sinodo della Chiesa di Inghilterra e che sarà oggetto di una commissione specifica la prossima primavera. La proposta passerà? Non si sa, ma ovviamente sta già facendo molto discutere.
Secondo i promotori della riforma, Dio dovrebbe essere sempre più inclusivo, spogliato della caratterizzazione maschile e paterna, e dunque gender-neutral. Dunque, nei piani dei vescovi progressisti, stop alla formula della capitale preghiera "Our Father", ossia "Padre Nostro", in luogo di riferimenti sempre più frequenti alla parola "Dio". E basta pronomi maschili, rimpiazzati da quelli neutri come "they" (in inglese "loro").
Secondo Michael Ipgrave, vescovo di Lichfield e vicepresidente della commissione liturgica approntata per la questione, «la Chiesa ha indagato per anni sul linguaggio di genere da utilizzare quando si invoca Dio». Non è d'accordo Ian Paul, membro conservatore dell'Archbishops' Council of the Church of England. Al Telegraph ha detto che «Dio è stato sempre chiamato "Padre" e ciò non può essere sostituito da un concetto come "madre" senza cambiarne il significato». Insomma, secondo Paul, ridurre il "padre dell'umanità" — secondo i fedeli — a un genitore senza un genere predefinito, sarebbe un clamoroso abbandono della dottrina.
L'arcivescovo a capo della Chiesa di Inghilterra, Justin Welby, sinora ancora non si è espresso sulla questione. Ma nel 2018 così parlò durante un intervento pubblico, schierandosi con i riformisti: «Tutto il linguaggio umano su Dio non è adeguato. Dio non è un padre come può esserlo un essere umano. Dio non è né maschio, né femmina. Non può essere definito». Una posizione ora confermata anche da un portavoce della Chiesa d'Inghilterra.
Qualche giorno fa la Church of England era finita nella bufera per un'altra questione di diritti, ossia la decisione di non officiare matrimoni gay in chiesa, concedendo soltanto la benedizione per le unioni civili dello stesso sesso e comunque a discrezione dei singoli religiosi. Un compromesso "storico" nelle nuove linee guida pastorali, che però non ha soddisfatto la comunità e le associazioni omosessuali e Lgbtq+ inglesi: per loro si tratta di «briciole lasciate alle coppie dello stesso sesso», e di «ennesima discriminazione delle autorità religiose che ci considerano di seconda classe».