Se pensassimo al dopodomani
C’è acqua sotto la Sicilia, miliardi di metri cubi a settecento metri di
profondità. Lo dice uno studio di vulcanologi e geofisici, lo dice la lunga esperienza
delle trivellazioni petrolifere: già negli Ottanta l’Agip pubblicò uno studio
sulle acque sotterranee italiane.
Cercando il petrolio trovavano l’acqua.
Ci sono giacimenti di acqua dolce in molte zone d’Italia (e della Terra), le
falde profonde che sarebbero raggiungibili tanto quanto il petrolio; ma a
differenza del petrolio, che dà immediato profitto, i vantaggi economici
dell’acqua sarebbero a medio e lungo periodo. Cambierebbe il paesaggio,
cambierebbero l’agricoltura e la filiera del cibo, cambierebbe la società, ma
non oggi per domani. Bisognerebbe avere in mente almeno il dopodomani.
I privati non hanno lo sguardo così lungo, dovrebbe averlo la politica, capace
di investire a lungo termine, di muoversi senza la spinta del tornaconto
immediato, e questa è la cosa, in assoluto, che ci manca di più.
Una programmazione, un’idea di futuro, uno sforzo di fantasia. Chiunque abbia
mai scavato un pozzo artesiano conosce l’azzardo, e quando va bene la sorpresa
(trionfale) di veder sortire acqua limpida dalle viscere della terra. Leggo che
una trivellazione a settecento metri di profondità, per saggiare la qualità
dell’acqua e decidere se prelevarla poi su larga scala, costerebbe circa un
milione e mezzo di euro. Lascio a voi ogni considerazione sulle priorità: se la
sete o il Ponte.
MICHELE SERRA (da “La
Repubblica” dell’11/8/24)