sabato 7 settembre 2024

La teologia deve svegliarsi


Non si può ignorare che nella teologia protestante - per quanto riguarda, ad esempio, il peccato originale, l'Inferno e il diavolo, ma anche la cristologia e la trinità - un biblismo e un dogmatismo astorici e inclini al compromesso dominano il campo più di quanto il proclamato progressismo non voglia ammettere.

Bultmann viene lodato, ma di fatto altrettanto ignorato quanto Harnack; si esalta la sua interpretazione esistenziale e si reprime la sua demitizazione. Nella teologia cattolica, a sua volta, si ammette solo malvolentieri che determinate asserzioni del Concilio di Trento, ad esempio sui sacramenti, o persino del Vaticano I, sull'infallibilità del papa e dei concili, non possono venire suffragate dal Nuovo Testamento e dalla storia della Chiesa antica.

Per paura della risorta inquisizione romana (J. Ratzinger) si osa presentare, nel migliore dei casi, delle curiose pseudosoluzioni (un’infallibilità "moderata" o "fallibile"): viviamo in una "Chiesa invernale", disse poco prima della sua morte lo stesso Karl Rahner.

Non di rado proprio là dove non si parte per principio, in dogmatica, dall'alto e dato osservare un tipico salto nel modo di procedere: un dogmatico cattolico o evangelico, equipaggiato esegeticamente, incomincia a salire, un passo dietro I'altro la montagna, arriva però poi a un punto in cui non sembra più possibile proseguire il cammino della conoscenza teologica, ma improvvisamente il nostro teologo si trova, come trasportato da un aereo, sulla "vetta" e di là parla del Dio trinitario e dei suoi "misteri" come se nel frattempo avesse, per cosi dire, visto il cielo dall'interno.

In questo modo non si ignorano certo più i risultati della critica storica, ma li si trascura dal punto di vista speculativo, invece di accogliere la provocazione dell'esegesi e della storia dei dogmi e di modificare la propria teologia - anche in relazione ai ricordati grandi dogmi.

Hans Kung (da "La teologia in cammino", Mondadori edizioni, p.219)