domenica 13 ottobre 2024

Gesù conduce a Dio e ai poveri 

 

Cominciare sempre

“Ogni nuovo modo di parlare di Dio nel nostro tempo è prima di tutto un tentativo, ma anche qualora la teologia riuscisse a dare una risposta soddisfacente alle questioni su Dio nel nostro tempo, questa sarebbe tuttavia passeggera.

Poiché eterno è solo il Vangelo, mentre la teologia è legata al tempo, essa deve tradurre per il tempo che avanza e in maniera sempre nuova il Vangelo eterno. Per questo il duomo che i teologi costruiscono non è mai finito ed è bene che sia così se vuole essere un duomo vero in cui si annuncia e si adora Dio. Anche qui vale la frase: “Dio non abita in un tempio fatto dalle mani e non devifarti un'immagine di Dio”. La chiave di volta non può essere sostituita se non ci si vuole trovare sotto le stelle. (W. v. Loewenich) Ma poiché la chiave che sostiene la volta non può essere sostituita, la volta va sempre più in rovina, la teologia è destinata al naufragio. È la grandezza del suo oggetto che fa naufragare la teologia; tuttavia non possiamo e non è lecito smettere di far teologia. Noi dobbiamo iniziare la costruzione sempre da capo, dobbiamo osare continuamente, noi uomini peccatori, limitati, imperfetti e mortali a parlare di Dio. Anche in questo caso solo la grazia di Dio può mutare in bene ciò che l'uomo fa male.

Dio deve perdonarci anche per la nostra teologia; forse non abbiamo un peccato più grande della nostra teologia.”

Paul Tillich, “Alle prese con Dio”, di Heinz Zahnrt, Queriniana, Brescia 1969, pag. 405.

 

Quello che unisce, quello che divide

"Gesù è per me l'eterno fratello, non solo fratello in quanto uomo; ma anche il mio fratello ebreo. Sento la sua mano fraterna, che mi afferra perché lo segua. Non è la mano del Messia, questa mano coi segni delle ferite. Senz'altro non è una mano divina, bensì una mano umana, sulle cui linee è scavato il più profondo dolore. Ciò distingue me, ebreo, dal cristiano, e tuttavia si tratta di quella stessa mano dalla quale ci sappiamo toccati. La sua fede, la sua fede incondizionata, la sua fiducia assoluta in Dio, il Padre, la disponibilità a sottomettersi completamente alla volontà del Padre, questo è l'atteggiamento che è per noi esemplificato in Gesù e che ci può unire, ebrei e cristiani: la fede di Gesù ci unisce, ma la fede in Gesù ci divide”.

Schalom Ben Chorin “Fratello Gesù”, Morcelliana, Brescia 1985.

(continua)