martedì 24 dicembre 2024

FINE DEL SINODO


Il cammino sinodale italiano in questi ultimi mesi sembra trovare una partecipazione promettente qua e là.

Per una Chiesa più partecipata

La meta del Cammino sinodale, allora, è la costruzione di «una Chiesa più partecipata e missionaria», ha aggiunto Zuppi. Un obiettivo da realizzare, secondo Castelucci, mediante una triplice conversione: «Comunitaria, attraverso un'attenzione specifica a un "fare cultura" che non resti chiuso nelle accademie, ma che raccolga le innumerevoli esperienze evangeliche vissute nelle nostre comunità»; «personale, nella cura della formazione cristiana a tutti i livelli», dall'iniziazione cristiana alla catechesi degli adulti; infine una «conversione strutturale, che passa attraverso la corresponsabilità eclesiale, con il rilancio dei ministeri laicali e degli organismi di partecipazione, la riforma delle Curie, la valorizzazione dell'apporto delle donne anche nei ruoli di guida e la gestione delle strutture materiali, amministrative e pastorali, talvolta pesanti e sovra-dimensionate».

Si tratta, secondo il vescovo di Modena, di «sbloccare alcune dinamiche ecclesiali o ecclesiastiche o persino clericali refrattarie alla sinodalità» e di «snellire alcuni meccanismi ivenuti eccessivamente pesanti rispetto alle esigenze della testimonianza del Risorto». Con la consapevolezza di essere «minoranza» nella società, ma senza per questo rifugiarci nella «nostalgia del passato» o «farci vincere dalla tentazione dell'insignificanza".

Nella giornata di sabato 16 i partecipanti si sono suddivisi in tavoli tematici per iniziare a elaborare lo "Strumento di lavoro" - su cui nulla è trapelato - da discutere prima nella seconda Assemblea sinodale (31 marzo-4 aprile 2025) e poi da approvare da parte dell'Assemblea generale della Cei (maggio 2025), a cui spetta comunque I'ultima parola. «ll testo finale - conclude Castellucci al termine della tre giorni di lavoro – non potrà essere un corposo manuale di temi pastorali, ma un tentativo di sbloccare alcune pesantezze che ci affliggono. (luça kocci)

Da ADISTA, 41