martedì 24 dicembre 2024

Siria, un labirinto di ferite aperte


Siria

Ad una settimana dalla fuga del dittatore, nel primo “venerdì dalla vittoria” centinaia di migliaia di siriani sono scesi nelle piazze per festeggiare la libertà, per la quale è stato versate tanto sangue di vittime innocenti e tanta sofferenza nelle carceri del regime o nei campi profughi. 13 anni di guerra, 24 del governo Bashar, 53 anni di dittatura della famiglia Assad sono alle spalle e festeggiare diventa una liberazione ed un augurio per il cambiamento. Anche nelle città e villaggi a maggioranza alauita migliaia di cittadini hanno manifestato gridando “libertà”.

Gli esperti dell’Onu hanno posto una questione centrale per le modalità di azione delle organizzazioni umanitarie internazionali in Siria: Tahrir al- Sham [formazione armata islamista sunnita salafita, di cui al-Julani, al momento al potere in Siria, è leader, ndr] è dal 2015 nell’elenco delle organizzazioni terroristiche, per voto unanime del Consiglio di Sicurezza. [I politologi] suggeriscono di approvare delle deroghe come avvenuto per l’Afghanistan.

L’accusa di terrorismo è il punto su cui probabilmente farà leva Mosca per garantire la permanenza delle proprie basi militari in Siria, minacciando l’uso del veto nelle trattative in corso con gli esponenti siriani. La Russia al momento ha anche sospeso le forniture di grano alla Siria.

Israele intanto continua le aggressioni militari in Siria. Nella notte sono state bombardate Damasco e la sua periferia rurale. Nel totale silenzio dei nuovi governanti siriani e delle diplomazie internazionali.

Rojava

Le Forze Democratiche Siriane (FDS), per dimostrare il loro attaccamento all’unità del paese, hanno alzato la bandiera siriana con tre stelle (usata dall’opposizione armata) a fianco della propria in tutte le strutture ed uffici dell’autonomia nel nord est. “Oggi tendiamo la mano al governo di Damasco affinché si unisca e formi un nuovo governo che serva tutti i siriani” ha dichiarato Siyamend Ali, capo dell’ufficio stampa delle FDS.

La diplomazia sulla Siria

La Giordania ospita oggi, 14 dicembre, ad Aqaba, un incontro tra i ministri degli esteri di diversi paesi arabi, alla presenza del segretario di stato USA. Partecipano Egitto, Iraq, Arabia Saudita, Libano, Emirati, Bahrein e Qatar. Oltre a Blinken, si attendono anche rappresentanti dell’Ue, dell’Onu e di Ankara. Argomento dell’incontro è garantire alla Siria un passaggio pacifico verso la stabilità, evitando la disgregazione del paese, la rinascita dell’ISIS, le interferenze esterne (di Israele, che non viene nominato). Un incontro che segna l’impotenza della diplomazia collettiva araba e l’incapacità di imprimere cambiamenti nell’andamento degli eventi. Infatti, sono presenti Turchia e Usa, che occupano militarmente il territorio siriano; non sono invitate invece le parti siriane e non si nomina l’aggressione israeliana che ha consentito l’occupazione di una consistente porzione di territorio siriano. Sono assenti Russia e Iran che hanno avuto un ruolo nefasto nel sostegno alla dittatura.

Le prigioni degli Assad

Le prigioni siriane sono note per la loro violenza cieca nei confronti di chi ha la disgrazia di entrarvi. Il centro di interrogatori dei servizi di sicurezza a Damasco, noto come il “Quadrato della morte” faceva paura soltanto a passarci vicino.

Il carcere di Saydanaya, alla periferia della capitale è un complesso dell’industria della tortura (sarà trasformato in museo degli orrori del regime, secondo quanto annunciato dal neo premier). La prima visita dei giornalisti, organizzata dai nuovi padroni del paese, ha rivelato macabre storie e soprattutto ha messo in mostra le apparecchiature di tortura, frutto di un vero genio del Male, con la emme maiuscola. La più diabolica ed unica al mondo è una pressa comandata da un motore elettrico, che stringe due lastre metalliche orizzontali in mezzo alle quali viene incastrato il corpo del malcapitato. O confessa anche cose che non ha mai compiuto, oppure la morte è certa.

La fuga del dittatore

La fuga di Bashar è stata organizzata dai servizi di sicurezza militari russi. Un’operazione compiuta con il massimo di segretezza. La famiglia era stata già trasferita a Mosca e lui ha nascosto la sua decisione di scappare a tutti i suoi collaboratori, ministri e parenti.

Ha lasciato in Siria lo zio Rifaat, il macellaio di Hama nel 1982, e il fratello Maher, capo della micidiale Quarta Divisione, i cugini e cognati; è scappato poi in elicottero a Baghdad e da lì in aereo militare a Mosca. Tutti i membri della sua famiglia sono adesso intrappolati e nascosti, fino al momento della loro fine che sarà drammatica, come quella già sperimentata da alcuni sicari del regime.

Lo stesso giorno di sabato 7 dicembre, ai circa 30 consiglieri militari riuniti per valutare la disastrosa situazione militare, Bashar al- Assad aveva assicurato che il soccorso militare russo era in arrivo. In realtà, Putin gli aveva negato l’intervento diretto, durante la visita del presidente siriano a Mosca il 28 novembre, ma questo particolare egli lo aveva nascosto a tutti.

Bashar al momento della fuga dal palazzo presidenziale ha informato il suo segretario personale cha stava tornando a casa. Per camuffare le sue reali intenzioni ha chiesto che la sua portavoce personale, la nota giornalista Buthaina Shaaban, venisse convocata nella sua abitazione, per la stesura di un discorso alla nazione.

Mentre le avanguardie dell’opposizione erano già a Damasco, il dittatore si è diretto all’aeroporto in elicottero e da lì su un aereo militare russo fino alla base di Hmaimatt e poi verso Mosca. […]

L’impero del captagon

Nell’aeroporto di Damasco sono state trovate enormi quantità di captagon bruciate. Le fabbrichette della droga sintetica, installate in villette sontuose, sono disseminate nei dintorni della capitale ed erano sotto il controllo della brigata Quarta Divisione, guidata da Maher Assad, fratello minore del fuggiasco presidente.

Otto pasticche su dieci, secondo fonti ONU, vengono confezionate a Damasco e dintorni. Un’industria fiorente: solo nel 2021, ha contribuito per 6 miliardi di dollari al Pil nazionale, due terzi del totale. I mercati di destinazione principali sono i paesi del Golfo Persico, via Libano, Giordania e Iraq, in doppifondi ricavati in camion o casse di frutta, su asini o droni per attraversare i paesi confinanti.

Mediaticamente il captagon viene chiamato la droga dell’ISIS, perché la assumevano gli attentatori suicidi.

Da Pressenza, 14 dicembre 2024