martedì 25 febbraio 2025

 CON LA FIONDA IN MANO

Il brano biblico è tra i più noti. Chiedo al lettore di prendere in mano la Bibbia e di rileggere per intero il capitolo 17 del primo libro di Samuele. Siamo in presenza di un racconto tipico delle “vicende degli eroi” di cui la Bibbia ci offre molte testimonianze. Il racconto è avvincente e lo si rilegge sempre con partecipazione ed emozione.

Al di là del linguaggio e del “codice” militare, il messaggio è straordinariamente limpido ed evidente: il piccolo Davide, confidando in Dio, riesce a far fronte alla sfida del gigante filisteo. Il testo parla ai nostri cuori a patto che noi non vi cerchiamo semplicemente la rievocazione di un'impresa o la eco di un passato glorioso.

La leggenda edificante del pastorello che vince il gigante ci ricorda che la fiducia in Dio può operare “miracoli". Un messaggio noto che, non per questo, cessa di essere fecondo.

Ma io voglio portare l’attenzione su pochi versetti:

“Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece indossare la corazza. Poi Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura, ma cercò invano di camminare, perchè non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: ‘Non posso camminare con tutto questo, perchè non sono abituato'. E Davide se ne liberò. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia, prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo”.

La seduzione

Davide, nell'imminenza della sfida del filisteo, viene incoraggiato da Saul a rivestire la sua imponente armatura regale quasi che, per sfidare un gigante, occorresse vestirsi da gigante. Davide, pur professando la sua fede nel Dio che lo aveva liberato dagli artigli  del leone e dell’orso, si lascia convincere dalla logica di Saul: per affrontare un gigante ci vogliono armature possenti. Per un momento Davide entra nei panni o, meglio, nell’armatura e nella mentalità di un potente. Sarà pari a Golia almeno per quanto riguarda le armi! Ma la seduzione dell’armatura regale o dei panni da gigante dura pochi istanti. Davide “provò a camminare, ma non ci riusciva perchè non era abituato”. Capì  subito che non poteva fare altro che essere se stesso. Depose all’istante tutta l'armatura e tornò ad  “armarsi" dei semplici arnesi del pastore: un bastone,  cinque pietre del torrente ben levigate e una fionda.

Davide vince la tentazione

“Perchè, si sarà detto Davide, dovrei mettermi nei panni di un guerriero se sono un semplice pastore? Devo essere semplicemente me stesso, non travestirmi da guerriero, da gigante, da eroe perché il Signore non salva per mezzo di una spada o di una lancia”.

Davide capì che le sue radici erano altre: la fionda, cioè la sua storia di semplice pastore, e la sua fiducia in Dio. Così vinse la tentazione di farsi grande, di rivestirsi di splendore e di potenza. Preferì fidarsi di Dio e restare fedele alla sua “piccolezza”.

La leggenda contiene una profonda verità. Anche noi, di fronte al gigantesco oceano del male, siamo tentati di prendere la via delle grandi armature, delle grandi opere, delle spade fiammeggianti. La tentazione di rivestirci di grandezza e di potere e di imboccare la via dell’immagine ha rovinato molte “imprese” che, finchè  sono rimaste nel piccolo, hanno compiuto opere egregie. La sciagurata voglia di grandezza, travestita di efficienza, stravolge tante iniziative.

Anche oggi

Davide, proprio riconoscendosi nella sua storia di pastorello, riusci a colpire il gigante. Ancora una volta ci  viene ribadito che per compiere le opere del regno di  Dio e lottare contro le forze della morte ci servono (e ci  bastano!!) la fiducia in Dio e le semplici risorse che  Egli ci ha dato.

Se vogliamo camminare nel senso biblico, ci vogliono  attrezzature leggere... Nostra forza è il Signore, direbbe il salmista. Forse, anche nelle situazioni odierne, in cui tutti i problemi sono macroscopici, non è importante disporre di mezzi giganteschi. Rimane essenziale che le formiche che sfidano i giganti, i figli di Anak (Numeri 13), nutrano il loro cuore di fiducia in  Dio, quella fiducia che estingue in noi la voglia di immagine, il desiderio di “grandeur” e di potenza.

Insomma, se davvero abbiamo fiducia in Dio, le armi di Golia ci diventano superflue. 

don Franco Barbero, 2001