domenica 23 marzo 2025

LA DEMOCRAZIA È ESSENZIALE

Tina ANSELMI*

 

La democrazia va conquistata

L'Italia ha conquistato la democrazia attraverso il sacrificio di molte vite nella lotta al fascismo e al nazismo. Chi scelse allora di combattere per la libertà non poteva certo prevedere i tempi di quella guerra, gli anni trascorsi nelle prigioni o in esilio. Ricordiamo, in particolare, le 35.000 donne combattenti riconosciute, 4.600 arrestate, 2.750 deportate, e le decine di migliaia di combattenti. La pace che alla Conferenza di Parigi fu data all’Italia dai vincitori riconobbe che non tutti gli italiani erano stati a fianco dei fascisti.

Non lo furono Gramsci, Amendola, i fratelli Rosselli, De Gasperi, don Milani. A questi soprattutto, assieme a molti altri, dobbiamo la nostra libertà.

 

La democrazia và vissuta e partecipata

La demecrazia è un regime politico esigente. Esige infatti una educazione alla libertà, che è anche responsabilità, e un costante impegno. La democrazia è dialogo, è accettazione dell’altro con la sua diversità politica, è tolleranza, è rispetto. La violenza fisica ha le sue radici nella violenza morale, e questa è intolleranza, sopraffazione, prepotenza.

Costruire la democrazia significa, dunque, costruire anche un mondo in cui si radichi la persona, sulla quale si fonda poi la società nella sua articolazione, differenziazione e sintesi. Un aumento di potere nan è oggi sinonimo di elevazione dei valori della vita, perchè non esiste potere senza correlativa responsabilità.

 

La democrazia va difesa

Attingendo ai ventiquattro anni di vita parlamentare e alle responsabilità dirette avute come ministro del Lavoro e della Sanità e, specialmente, come presidente o membro di tre Commissioni parlamentari di inchiesta, posso testimoniare che esistono rischi reali che minano le basi di una democrazia. I maggiori rischi Sono:

A. Gli interessi.

Pericolosa per la democrazia è la graduale sostituzione della rappresentanza degli interessi economici e finanziari alla rappresentanza politica. Anche dove il sistema sembra “aperto”, le corporazioni economiche, e specialmente quelle finanziarie, prevalgono spesso su quelle politiche e operano una selezione che dà sempre più spazio ai gruppi di potere economico.

Il sistema democratico e la sua organizzazione stanno cambiando, certo, ma non c'è bisogno del grande singolo, piuttosto c'è bisogno di una accresciuta moralità comune.

Come diceva De Gasperi: «Nessun paragrafo della Costituzione, nessuna Alta Corte della giustizia, nessuna autorità può essere di aiuto all’uomo medio se egli non sente che la res publica, il bene comune di una esistenza umana libera e dignitosa, è affidata alle sue mani».

Certo l’esercizio del potere è consentito dalla libertà, ma se non è servizio esso ferisce la libertà e la dignità dell'uomo su cui si esercita, come ha ricordato Romano Guardini.

Gli eventi recenti invocano la politica, mai necessaria come oggi. Invece c'è uno svuotamento della democrazia e una riduzione del confronto palitico.

Occorre allora ridisegnare il volto della nostra democrazia che ora è maggioritaria, in un contesto che ha concellato tanti soggetti politici.

B. Un secondo rischio per la democrazia è la trasformazione dei partiti in macchine di potere.

Quando nei partiti prendono il sopravvento, rispetto alla missione politica, la lotta interna per la sopravvivenza, il non ricambio generazionale, il controllo delle posizioni, essi si trasformano in oligarchie di potere e in strumenti che limitano la ibertà. Esauriscono cioè il loro ruolo storico di mediazione fra società civile e Stato per trasformarsi in sovrastruttura che cantrolla lo Stato e lo riduce alle aspettativa e ai disegni dei gruppi che li gestiscono.

Per questa via essi si trasformano in strumenti di controllo sia dello Stato, sia della società che dovrebbero servire. I partili non vanno però di per sé criminalizzati, vanno piuttosto rimosse le persone che li hanno ridotti al loro personale servizio.

C. Un terzo rischio giace nei poteri occulti.

Viviamo in un contesto politico dove interessi, politica e criminalità si sono congiunti formando lo “Stato invisibile", che è l’antitesi radicale della democrazia. Vittime dei poteri occulti - come la P2, come la mafia - sono dunque tutti i cittadini che vengono privati del loro reale potere di decidere.

I poteri acculti non trasformano la democrazia, la pervertono. Ed è per questo che la Costituzione all'articolo 18 dichiara che “i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione” ma aggiunge anche che “sono proibite le associazioni segrete”.

* Anselmi Tina, Nessuna persona è inutile, Edizioni di Comunità, Roma 2021