Da Confronti di ottobre 2025
L’autunno delle urne:
una sfida che va oltre le Regioni
di Andrea Mulas
L’autunno elettorale che si è aperto tra settembre e novembre potrebbe segnare un passaggio importante per le dinamiche politiche italiane. Nelle Marche si è votato il 28 e 29 settembre, in Valle d’Aosta solo domenica 28. Segue la Calabria, il 5 e 6 ottobre 2025. In Toscana si voterà il 12 e 13 ottobre. In Campania, Puglia e Veneto la data non è ancora stata fissata, ma il voto dovrebbe svolgersi a metà novembre. Non è un caso che l’attenzione nazionale sia puntata proprio su queste sfide: le elezioni regionali, pur senza incidere direttamente sulla tenuta del governo, finiscono sempre per diventare una cartina tornasole del polso politico del Paese.
Il Centrodestra, che dovrebbe partire avvantaggiato forte della guida di Palazzo Chigi, arriva però a questo appuntamento con più di una frizione interna. Nel momento in cui ci accingiamo a chiudere il numero di ottobre, le candidature non sono ancora tutte definite, e la solita “spartizione” tra partiti non sembra filare liscia. Veneto, Campania e Puglia restano i nodi principali. Nel Nord-Est, poi, la Lega è attraversata dalla gestione del post-Zaia e dal dibattito intorno a Roberto Vannacci, ex generale oggi europarlamentare e vicesegretario del Carroccio. La “deriva nostalgica” e la “vannaccizzazione” che sta interessando il partito e progressivamente dividendo la base tra chi vede in lui un protagonista ingombrante e chi, come il segretario Matteo Salvini, lo considera un “valore aggiunto”. Una polemica che rischia di pesare nel cuore del bacino elettorale leghista.
Sul fronte opposto, anche il Centrosinistra è chiamato a misurarsi con le sue costanti oscillazioni, ma prova a delineare un progetto – non un programma politico – diverso: il cosiddetto “campo largo”. In Puglia Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, con il pieno sostegno di Elly Schlein ha sciolto le riserve solo dopo un passo indietro del governatore uscente Michele Emiliano e nonostante la (tollerata) candidatura al Consiglio regionale di Nichi Vendola, tornato in campo con Avs per promuovere il “ricambio generazionale”. In Calabria si punta su Pasquale Tridico, mentre in Toscana la sfida è tra Eugenio Giani e Alessandro Tomasi, non senza forti malumori da parte di Carlo Calenda. In terra marchigiana invece Matteo Ricci tenta il colpaccio, anche qui forte delle truppe del “campo largo”.
La storia insegna che le elezioni regionali hanno spesso anticipato o condizionato il quadro nazionale. Nell’aprile del 2000, ad esempio, la netta vittoria del Popolo delle Libertà e della Lega Nord in gran parte delle regioni contribuì a far cadere il governo D’Alema, costretto di lì a poco a dimettersi, specificando che la decisione era stata frutto di un «atto di sensibilità politica, non certo per dovere istituzionale». Nel 2010, invece, il successo del Centrodestra nelle regioni chiave consolidò la leadership di Berlusconi ed emerse lo “tsunami Lega” in Veneto, Lombardia e Piemonte. Più di recente, la vittoria del Centrosinistra in Emilia-Romagna e la conferma in Toscana, nel 2020, furono lette come un freno all’espansione della Lega e come un momento di rilancio per il Pd. E anche nel 2024 le urne regionali hanno parlato chiaro: in Sardegna la vittoria del Centrosinistra ha segnato il primo vero successo del “campo largo” targato Schlein; in Abruzzo, invece, il Centrodestra ha tenuto saldamente le redini, confermando la propria forza.
Il punto, però, va oltre le singole sfide regionali. Se il Centrodestra dovrà dimostrare di saper gestire le sue ambizioni senza logorarsi, il Centrosinistra è chiamato a un compito ancora più complesso: dimostrare che il “campo largo” non è uno slogan elettorale, non è solo la somma di sigle e percentuali, ma un vero progetto politico. Si tratta di ridisegnare e ampliare il perimetro del Centrosinistra affermando i tratti distintivi, i “caratteri originali” del fronte progressista, rispettando e valorizzando le diverse, peculiari e ricche sensibilità e culture che lo animano: andare oltre i singoli steccati per raggiungere una convergenza politica ben definita e credibile.