da Rocca del 01/11/2025
Povero san Francesco
di Tonio Dell’Olio
A leggere per intero il discorso che il Presidente del Consiglio ha pronunciato ad Assisi il giorno della festa di san Francesco, ci coglie la difficoltà - molto ben mimetizzata - di arruolare il poverello di Assisi nel campo della destra nazionale. Un tentativo che risulterebbe goffo e maldestro a chiunque abbia anche solo qualche rudimento della biografia di Francesco e della sua spiritualità. Il suo messaggio è molto più alto e profondo delle appartenenze di schieramento dell'emiciclo del Paese. Eppure si è tentato di reclutare San Francesco. La Meloni, scalando uno specchio, ha cercato di piegare il santo e modellarlo alla propria misura. Ha forzato uno sdoganamento identitario che è esattamente l'opposto della visione universalista e fraterna di Francesco d'Assisi, ha cercato di ridurlo a semplice patrono della patria mentre egli è amato e venerato da buddisti, induisti e sufi oltre che da tanta gente semplice e cristiana di ogni parte del mondo. Quante volte, proprio qui ad Assisi, abbiamo accolto pellegrinaggi vestiti di arancione, preghiere di altre liturgie, danze sconosciute. Segno eloquente di un messaggio che parla tante lingue e non solo quella italiana ed è celebrato da culti che non sono solo quello cattolico. Quello di Francesco è un messaggio che fa dell'universalità la sua cifra coerente: fratelli tutti, appunto. E qui la differenza balza evidente perché il premier ha fondato un partito che ha scelto di chiamarsi Fratelli d’Italia. Basterebbe rileggere la conclusione del discorso della Meloni per rendersi conto dell'operazione scellerata che ha tentato di compiere. Riferito a Francesco d’Assisi, ha detto che è "un italiano che ha forgiato l'identità di un intero popolo" e in riferimento al ripristino del 4 ottobre come festa nazionale ha concluso: "Non lo facciamo perché lui abbia bisogno di noi, lo facciamo perché siamo noi ad aver bisogno di lui. Che san Francesco aiuti la nostra Italia”. Chi ha bisogno di san Francesco? Il governo e la maggioranza politica nel tentativo di accrescere il proprio consenso e di accreditarsi presso gli ambienti cattolici? E perché san Francesco deve aiutare la "nostra" Italia e non piuttosto tutto il mondo a cominciare da quella parte che soffre distruzione, lutti, violenza e sofferenze atroci? Povero san Francesco! Il presidente ha dato però il peggio di sé quando, interpretando la vita, la chiamata e le scelte di Francesco d'Assisi, ha sottolineato che "la pace non si materializza quando la si invoca, ma la si costruisce con impegno, pazienza, coraggio". Questo le è stato consentito di dire proprio dal luogo più autorevole di quella stessa piazza in cui i pontefici, da san Giovanni Paolo II in poi, hanno invocato la pace con uomini e donne di ogni fede al punto da definire quello stile e quel processo "spirito di Assisi"! Già, ma perché le è stato consentito questo? I frati padroni di casa potevano risparmiarselo e risparmiarcelo? Oppure sono tenuti a tanto da ragioni di protocollo, dalla tradizione o da regole non scritte di diplomazia? Una cosa è certa: non condividono la linea del governo dal momento che nel saluto iniziale fra Marco Moroni, custode del Sacro Convento ha sottolineato come: "La pace non si costruisce quando si continuano a fabbricare e commerciare armi: Francesco ricorda che nasce dal disarmare il cuore e deporre le armi, scegliendo vie di dialogo e riconciliazione. La fraternità diventa reale solo nella condivisione con i poveri, con chi è fragile e con chi cerca accoglienza. E la custodia del creato è responsabilità di tutti, singoli e governi, per consegnare alle nuove generazioni un mondo abitabile, casa comune, rispettata come dono di Dio”. Un programma che non coincide affatto con quello dell'attuale maggioranza.