da Confronti di dicembre 2025
Immigrazione e religione: l’Italia è sempre più plurale
di Michele Lipori
Secondo le stime più recenti – riferite al 2023 e raccolte nel Dossier statistico immigrazione 2025, uno strumento che da 35 anni sviluppa un’analisi socio-statistica dell’immigrazione in Italia, curato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con il Centro Studi e rivista Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” – i cristiani restano la principale componente religiosa tra gli stranieri residenti in Italia: rappresentano il 47,5%, pari a poco meno di 2,5 milioni di persone. Si tratta però di una quota in costante diminuzione rispetto al 53,8% del 2014, segno di un graduale riequilibrio tra le diverse fedi.
All’interno del Cristianesimo, gli ortodossi continuano a essere il gruppo più numeroso, con 1,4 milioni di fedeli, frutto della forte immigrazione dall’Europa orientale. Seguono i cattolici (erano circa 900mila fino al 2020 e sono ora circa 750mila, pari a un settimo del totale degli stranieri) e i protestanti (circa 203mila). In netta crescita gli “altri cristiani”, che includono nuove confessioni e movimenti di ispirazione cristiana: da 40mila fino al 2020 sono saliti a oltre 130mila nel 2023, il 2,6% del totale.
Le persone musulmane costituiscono oggi il 34,9% della popolazione straniera, circa 1,83 milioni di persone, in lieve ma costante aumento nell’ultimo decennio e le persone di fede induista, pur restando una minoranza, mostrano anch’essi una crescita: da 167mila nel 2020 (3,2%) a 177mila nel 2023 (3,4%).
Tra le “altre religioni orientali” – categoria che include Taoismo, Scintoismo, Confucianesimo, Sikhismo e simili – si registra invece un calo drastico, da 95mila persone nel 2020 (1,8%) a 7.500 nel 2023 (0,2%). Un cambiamento dovuto in parte a un aggiornamento dei criteri statistici, che ha riassegnato alcuni gruppi alla voce “Altri” o all’interno di religioni principali come il Buddhismo. Quest’ultimo, infatti, cresce da 125mila (2,4%) a 144mila (2,8%), mentre la categoria “Altri” sale a 146mila (2,9%).
Le religioni tradizionali africane, un tempo classificate come “animiste”, passano da 70mila (1,4%) a 94mila (1,8%), a testimonianza di come
in molte comunità subsahariane le credenze ancestrali continuino a convivere con le religioni “importate”. L’Ebraismo resta invece una presenza marginale, con circa 2.500 fedeli, in calo rispetto ai 5mila del 2020.
Un dato particolarmente interessante riguarda i “non religiosi”, categoria introdotta solo nel 2021 e composta da chi non professa alcuna fede ma non si definisce “ateo” o “agnostico”.
Nel 2023 ne risultano circa 337mila, pari al 6,4% degli stranieri residenti. Sommando atei e agnostici (circa 18mila), si arriva a 355mila persone – una su quattordici – che non si riconoscono in alcuna appartenenza religiosa. Un numero che smentisce il luogo comune secondo cui l’immigrazione porti, nei casi migliori, una “religiosità fervente”, o – peggio – coincida con il rischio di “fanatismo religioso”.
Nel complesso, il Dossier mostra ancora una volta come la pluralità religiosa in Italia non sia un fenomeno passeggero, ma una caratteristica strutturale della società, e in che misura la religione emerga sempre meno in termini di marcatore rigido d’identità e sempre più come una matrice culturale, capace di orientare visioni del mondo, relazioni sociali e forme di partecipazione pubblica.
Appartenenza religiosa tra gli stranieri residenti in Italia (2023)
Cristiani 47,5%
Musulmani 34,9%
Induisti 3,4%
Buddhisti 2,8%
Religioni tradizionali africane 1,8%
“Altri” 2,9%
Non religiosi (inclusi atei e agnostici) 6,4%