giovedì 4 agosto 2022

VEROSIMIGLIANZA

Roberto Di Caro

L'Espresso 31/7

La polemica sul viso annerito della soprano Anna Netrebko nella messinscena dell'Aida all'arena di Verona, con la sua collega statunitense Angel Blue che non si esibirà nella Traviata per boicottare l'uso del blackface in qualsiasi circostanza, artistica o meno, ha oltrepassato la soglia del grottesco. Il black face era una pratica oscena e svilente in uso in una società americana razzista nel profondo e segregazionista nelle leggi, scientemente denigratoria tant'è che cominciò a declinare solo con l'entrata in guerra, quando conveniva che anche i neri si sentissero americani per meglio andare a morire nel Pacifico o sulle Ardenne.
Non c'entra niente con il trucco teatrale che non offende né discrimina, in uso da sempre per evidenti ragioni di verosimiglianza, che aiuta l'interprete a entrare nella parte e lo spettatore a immedesimarsi nel personaggio.
Nello spazio della rappresentazione, bollarlo come razzista è  insensato: come dire che  una gara di Formula 1 viola il codice della strada o giocare al dottore è esercizio abusivo della professione medica.
Bandirlo come regola universale è pretesa totalitaria, deriva censoria e maccartista di una cultura liberal che ha esaurito le sue radici libertarie e che ora sta inquinando le falde e i pozzi della percezione e dell'accademia della vecchia Europa.
Eppure, invece di replicare che i vestiti nuovi dell'imperatore sono fuffa, assistiamo a imbarazzanti siparietti tra connivenza e condiscendenza: la politica locale intima al governatore Luca Zaia di por fine allo scandalo, la fondazione Arena aspetta "Il ritorno di Angel sarà l'occasione di dialogare in modo costruttivo partendo proprio dalle tue riflessioni".
D'altra levatura l'intervento di Leonetta Bentivoglio: "I tempi sono cambiati. Lo spettatore che guarda l'interprete potrà riconoscervi se stesso a prescindere dai maquillage. La verosimiglianza è una dimensione politica".
Bene.Ma se faccio un film su John Kennedy e gli do il volto di Danny De Vito ci vedrà la poesia o scoppierà ridere?