(Luca 1,1-4 e 4,14-21)
La pagina che oggi la liturgia ci propone è tratta dal Vangelo di Luca con l’accostamento di due piccole sezioni testuali. Nella prima (1,1-4) luca spiega l’intento del suo scritto. Nella sezione 4,14-21 (che viene tagliata a metà e quindi stravolta….tanto per privare la comunità di una seria lettura) ci presenta Gesù nella sinagoga di Nazaret dove incontra (versetti 22-30) una durissima opposizione. Per questo la lettura va proseguita fino al versetto 30. Coglierò due riflessioni che, in una lettura rigorosa dei testi, mi sembrano emergere.
Qualcosa di consistente, affidabile
I primi 4 versetti costituiscono un prologo in cui emerge soprattutto l’intenzione dell’evangelista. Egli ha cercato, secondo i criteri e le modalità del suo tempo, di ricondurci alle vicende delle origini, ma con un’ottica storiografica particolare il cui scopo ultimo era di condurre il lettore a riconoscere “la solidità delle parole circa le quali è stato istruito”.
Il vocabolo greco che Luca usa per indicare la solidità è davvero ricco di significato: indica qualcosa che non si sfalda, che è saldo, incrollabile, consistente. Per l’evangelista l’annuncio del Vangelo, la prassi di Gesù, la strada che il nazareno ha percorso costituiscono la pietra salda ed infrangibile su cui fondare la propria vita.
Per Luca “la solidità delle parole” non significa la proclamazione di certezze granitiche, di rigidi dogmi. La sua parola non allude ad un enunciato dottrinale. Si tratta di un messaggio sul quale merita scommettere, della pietra angolare su cui fondare la propria vita. Luca vuole chiudere la porta ad ogni fraintendimento. Non si tratta di qualche allettante novità, di qualche notizia stravagante o di una delle ultime “trovate” per gli spiriti curiosi.
L’evangelista lo dice chiaro e tondo: qui tu puoi trovare la pietra di fondamento della tua vita. Egli parla per esperienza:Gesù,la sua vita e il suo messaggio, hanno costituito la “base”, la proposta che ha retto nel tempo, che ha dimostrato la sua permanente validità. Lo dice e lo ripete anche per esortare la sua comunità. Luca che, come Paolo, conosce il mondo delle infinite chiacchiere oziose di mille e mille venditori di fumo e di “piatti salvifici” illusori, pone il vangelo di Gesù decisamente ad un altro livello.
Mi sembra che la riflessione di Luca non abbia per nulla perso di vigore e di attualità. Oggi più che mai è importante saper riconoscere la distanza che intercorre tra le mille parole insipienti, vuote e seducenti che riempiono le comunicazioni, i video, le pubblicità e
C’è da esserne stomacati. La parola religiosa è diventata retorica dottrinaria e moralistica. La parola televisiva è diventata arroganza,vuoto, prevaricazione,assenza di pensiero. La chiacchiera ha preso il posto della riflessione, l’urlo ha soppiantato il dialogo, lo spettacolo ha eliminato il confronto, lo slogan ha vinto sull’approfondimento, la battuta ha sostituito l’argomentazione. Potremmo dire che le parole non parlano più!
Anche noi cristiani troppo spesso corriamo dietro al mercatino religioso devozionalistico dei santi, delle madonne, delle sindoni, delle apparizioni….anzichè ancorare la nostra fede alla “solidità” del messaggio biblico. Così meritiamo il rimprovero che Paolo rivolse alla comunità di Corinto: “Siete ancora immaturi nella fede….ho dovuto nutrirvi di latte, non di cibo solido…”( 1 Cor 3,2).
Ci educhiamo a questa maturità della fede? Quale opera educativa fanno le nostre comunità in questa direzione? Non sono piuttosto in atto un percorso catechistico ed una predicazione infantilizzanti?A me sembra che si stiano diffondendo percorsi pastorali che, compromessi alla radice dalla paura e privi di profondità biblica, sono caratterizzati da rigidità, dogmatismo e devozionalismo. Ovviamente,questo genere di cristianesimo funziona a perfezione per chi ha bisogno di certezze e di tutela. Di fatto serve ai cristiani minorenni che sono molto graditi al potere religioso e politico.
Come guardare avanti?
Gesù, entrato nella sinagoga, incurante del rischio che correva, lesse le parole provocatorie del libro del profeta Isaia (Questa è, ovviamente, la redazione lucana). Egli va al cuore del messaggio. Come Isaia, anche il nazareno è consapevole che su questa strada egli non è sospinto da una voglia di azioni eroiche, ma dalla mano e dal “soffio” di Dio. Gesù ha cercato sempre il “volto” di Dio, ma non di un Dio interventista, tappa buchi, risolutore magico di tutti i problemi. Gesù ha cercato di riporre fiducia nel Dio che accompagna, che scalda i cuori, che si rende presente nell’interiorità della persona.
Ad affidarci a questa impalpabile ma vera presenza invita anche noi. La nostra maturazione nella fede, la nostra possibilità di dire addio ad un cristianesimo abitudinario dipende in larga misura dalla nostra decisione di fare centro sul messaggio delle Scritture e dalla capacità di contare su Dio come fonte di vita e di speranza.
Grazie, o Dio,
perché, aldilà di tutti i miei tentennamenti, comincio a fare di Te la pietra angolare che non si sfalda, sulla quale posso costruire la piccola casa della mia vita quotidiana.
Non debbo aspettarmi il plauso della mia sinagoga, ma cercare di seguire le tracce di Gesù.
O Dio, non c’è solo
il vento del denaro,
il vento del successo,
il vento dell’immagine.
Ci sei Tu, o Dio, soffio che sospinge ogni giorno le nostre vite verso la solidarietà,
nella lotta per una società più giusta e più felice.
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