Sarebbe diversa la nostra vita, sarebbe diverso il mondo se "avessimo memoria", se facessimo tesoro della memoria. Moni Ovadia ha scritto "Memoria senza memoria" su L'Unità di venerdì 22 dicembre che qui riporto.
Ricorderai! Ogni bimbo ebreo questo monito etico lo riceve in consegna sin dalla primissima infanzia, non solo da che la shoàh ha reso la terra d'Europa una terra contaminata, ma da secoli e secoli prima. Il dovere della memoria è uno dei pilastri su cui si edifica un mondo di giustizia. Come ogni anno, anche quest'anno, mi sforzo di assolvere a questo impegno, pur nei limiti delle mie forze. Ricorderò lo sterminio della mia gente come popolo e come singoli esseri umani. Ma da molto tempo a questa parte sento un crescente disagio e avverto che il senso autentico della memoria rischia di essere sfregiato e pervertito fino a farlo sprofondare nel fango della falsa coscienza. Il rigurgito di violenza razzista che abbiamo visto a Rosarno è il segno tangibile e vergognoso che la sottocultura della discriminazione nutrice della mentalità nazifascista è ancora viva. Leggi crudeli come quella che istituisce il reato di clandestinità si fondano sullo stesso presupposto di arbitrio della legislazione antisemita. La conseguenza di tutto ciò non si abbatte sulla criminalità, che sa bene come organizzarsi e proteggere le proprie attività, ma sulle vite di povera gente schiavizzata, espropriata della propria dignità. Chi paga - come allora pagavano gli ebrei senza patria, senza documenti, esposti all'odio e al pregiudizio dei potenti - è chi si trova ora come allora in quella posizione: per esempio rom e sinti. Proprio ieri un amico rom che vive in Italia da anni sostentandosi con un lavoro più che onesto mi ha chiamato disperato, il campo in cui ha vissuto per anni verrà abbattuto, lui non più giovane, sarà esposto alla brutalità dell'espulsione come un criminale. Mi si "consenta" una domanda Cosa fanno le istituzioni democratiche della pavida Europa contro questo schifo? E le istituzioni ebraiche?
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