O Dio, Tu sei il mio Dio,
dall'aurora io Ti cerco,
ha sete di Te l'anima mia, desidera Te la mia carne
come terra deserta, arida, senza acqua.
Poichè il Tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la Tua lode.
Così Ti benedirò per tutta la vita:
nel Tuo nome alzerò le mie mani.
Come saziato dai cibi migliori
con labbra gioiose Ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio letto di Te mi ricordo
e penso a Te nelle veglie notturne,
a Te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all'ombra delle Tue ali.
A Te si stringe l'anima mia:
la Tua destra mi sostiene. (dal salmo 62)
Questa settimana voglio soffermarmi su questi versi del salmo. Il contesto dell'intero salmo sembra alludere ad una situazione in cui il credente si sente circondato da opposizioni e difficoltà che gli conferiscono lucida consapevolezza della propria fragilità.
Percorrendo le 150 composizioni che costituiscono il libro dei Salmi, ci rendiamo conto che un filo rosso unisce ognuna di queste "perle preziose" della Bibbia: da qualunque situazione la fede del credente getta un grido, alza un inno, solleva un canto di lode, invoca il Dio che, anche se non esaudisce, ascolta.
Anzichè chiudersi, il salmista si apre a Dio.
Cercare Dio
Tra le mille cose che premono da ogni parte, tra mille impegni e infiniti messaggi, tra le continue oscillazioni ed incertezze della vita quotidiana non è davvero facile mantenere vivo in noi il riferimento esplicito a Dio.
Fu già così per il compositore di questa preghiera biblica che è un canto di fiducia che sale dagli affanni della vita.
Una delle cose che più facilmente "scivola in periferia" e si eclissa dentro la nostra vita quotidiana è proprio questo ponte vitale e fiducioso con Dio.
E' davvero essenziale cercare con impegno momenti personali, oltre a quelli comunitari e liturgici, in cui attiviamo la nostra fiducia in Dio.
Questo mettere il nostro cuore nelle mani di Dio può sembrarci "spiritualizzante" ed evasivo, ma costituisce la radice dell'alberello della nostra fede.
Come una cerva
Riporto qui alcune considerazioni che scrissi nel mio libro "Olio per la lampada".
Cercare altre acque, dissetarci ad altre sorgenti, abbeverarci ad ogni torrentello oppure seguire altre stelle o scaldarci ad altri fuochi può essere illusorio e sterile: "Chi tra noi vive al cospetto del Signore ed ascolta la voce del suo servo, chi cammina nelle tenebre senza alcuna luce, confidi nel nome del Signore e si appoggi al suo Dio! Ecco, voi tutti che accendete un fuoco, che attizzate braci ardenti, andate nelle fiamme del vostro fuoco e dai tizzoni che avete fatto bruciare" (Isaia 50, 10-11).
La parola del profeta risuona negli anni dell'esilio: ovunque c'è freddo e tenebra. La tentazione è quella di cercare luci fatue, ingannevoli e di scaldarsi a fiamme artificiali oppure di credere di trovare in se stessi il fuoco al quale riscaldarsi.
Agli uomini che confidano nel loro proprio fuoco interiore per illuminarsi, il profeta rivolge l'ammonimento a stare attenti perchè questo fuoco si trasformerà in un incendio divoratore.
Come i sapienti di cui ci parla il Vangelo di Matteo (2,12), nel nostro incerto pellegrinare è essenziale tener gli occhi fissi alla stella del cielo e calcare la terra.
La stella, come documenta la leggenda dei Magi, ha le sue eclissi, ma ritorna a splendere e indica la direzione del viaggio.
Possiamo essere stanchi e disamorati, mille volte delusi/e, ma sulla strada di Gesù risuona vera anche per noi la voce del profeta dell'esilio: "Ascoltatemi...... guardate la roccia da cui siete stati tagliati e la casa da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo, nostro padre, a Sara, che vi ha generato. Levate gli occhi al cielo e guardate in basso la terra: il cielo si dissolve come fumo e la terra si logora come una veste, ma la mia salvezza durerà per sempre". (Isaia 51).
Il salmista ci parla di un Dio che nutre e ristora i nostri cuori e ritorna dopo ogni eclisse.
Non sempre la Sua parola sarà "dolce come il miele" (Ezechiele 3,3), ma certamente può diventare la lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino.
Il linguaggio così ricco di immagini non sconfina nell'illusione o nell'evasione.
Vuole piuttosto stimolarci alla fiducia, a non relegare Dio nel mondo delle idee, ma spingerci alla relazione.
"Come una cerva anela verso rivi di acqua
così il mio cuore anela verso di Te, o Dio.
Io ho sete di Dio, del Dio vivente" (42, 1-2).
"Dio, Dio mio, Te io cerco fin dall'aurora:
di Te ha sete il mio cuore;
verso di Te anela la mia carne
come una terra deserta, arida, senz'acqua". (62,2)
"Protendo verso di Te le mie mani......
verso di Te è proteso il mio cuore" (143,6).
Forse spesso si tratta di partire da piccole decisioni, per nulla eroiche: spegnere il televisore e cercare qualche momento in cui mettere tutta la nostra vita al cospetto di Dio e, nel silenzio, "cercare il Suo Volto", cioè dirgli il nostro amore, lasciarci raggiungere dalla freschezza della Sua parola.
O Dio,
Ho imparato che Tu sei la Sorgente che disseta, l'acqua che dà la vita, il fuoco che non si spegne.
Ti benedico, Ti rendo grazie perchè ogni giorno la Tua presenza nascosta si fa cercare e la Tua parola ci spinge ad amare la vita.
Per me, piccola creatura, cercare Te, significa tentare ogni giorno di vivere nel sentiero della giustizia e non adeguarmi ai modelli che ci vengono proposti dai palazzi del potere e del consumismo.
E dovrò ancora tanto cercarTi dove non ho saputo o voluto cercarTi, dove ho presunto di "sapere abbastanza", dove ho cercato idoli anzichè dare spazio a Te.