Mi hai fatto conoscere ad amici che non conoscevo.
Mi hai fatto sedere in case che non erano la mia.
Mi hai portato vicino il lontano, e reso l'estraneo un fratello.
In fondo al cuore mi sento a disagio quando abbandono l'abituale rifugio;
scordo che il vecchio abita nel nuovo, e là tu stesso hai dimora.
Attraverso la nascita e la morte, in questo oppure in altri mondi, ovunque mi conduci, sei Tu, lo stesso, unico compagno della mia vita senza fine, che unisci con legami di gioia il mio cuore a ciò che non è familiare.
Se conosco Te nessuno mi sarà estraneo, non vi sarà porta chiusa, nè legami.
Oh esaudisci la mia preghiera: che io non perda mai la carezza dell'uno nei giochi dei molti.
Rabindranath Tagore.
Gitanjali,63