venerdì 1 aprile 2011

COMMENTO ALLA LETTURA BIBLICA

  CHI APRE GLI OCCHI DIVENTA PERICOLOSO
 
GIOVANNI cap. 9,  vs. 1 - 41
 
[1]Passando vide un uomo cieco dalla nascita
[2]e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?".
[3]Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio.
[4]Dobbiamo compiere le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può più operare.
[5]Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo".
[6]Detto questo sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco
[7]e gli disse: "Và a lavarti nella piscina di Sìloe (che significa Inviato)". Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
[8]Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, poiché era un mendicante, dicevano: "Non è egli quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?".
[9]Alcuni dicevano: "E` lui" ; altri dicevano: "No, ma gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!".
[10]Allora gli chiesero: "Come dunque ti furono aperti gli occhi?".
[11]Egli rispose: "Quell'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: Và a Sìloe e lavati! Io sono andato e, dopo essermi lavato, ho acquistato la vista".
[12]Gli dissero: "Dov'è questo tale?". Rispose: "Non lo so".
[13]Intanto condussero dai farisei quello che era stato cieco:
[14]era infatti sabato il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi.
[15]Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come avesse acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha posto del fango sopra gli occhi, mi sono lavato e ci vedo".
[16]Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri dicevano: "Come può un peccatore compiere tali prodigi?". E c'era dissenso tra di loro.
[17]Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "E` un profeta!".
[18]Ma i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista.
[19]E li interrogarono: "E` questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?".
[20]I genitori risposero: "Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco;
[21]come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l'età, parlerà lui di se stesso".
[22]Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano gia stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga.
[23]Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età, chiedetelo a lui!".
[24]Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Dá  gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore".
[25]Quegli rispose: "Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo".
[26]Allora gli dissero di nuovo: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?".
[27]Rispose loro: "Ve l'ho gia detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?".
[28]Allora lo insultarono e gli dissero: "Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosè!
[29]Noi sappiamo infatti che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia".
[30]Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi.
[31]Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta.
[32]Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato.
[33]Se costui non fosse da Dio, non avrebbe potuto far nulla".
[34]Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e vuoi insegnare a noi?". E lo cacciarono fuori.
[35]Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: "Tu credi nel Figlio dell'uomo?".
[36]Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?".
[37]Gli disse Gesù: "Tu l'hai visto: colui che parla con te è proprio lui".
[38]Ed egli disse: "Io credo, Signore!". E gli si prostrò innanzi.
[39]Gesù allora disse: "Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi".
[40]Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: "Siamo forse ciechi anche noi?".
[41]Gesù rispose loro: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane".
 
 
 
Ci troviamo in presenza di una pagina letteraralmente "drammatica", costruita con un'arte davvero raffinata. Leggendo si rimane coinvolti in questo intreccio in cui compaiono sul "palcoscenico" personaggi, tensioni, ostilità, squarci di luci e di ombre, parole di saggezza.
Tutto converge e ruota attorno all'incontro di questo "cieco fin dalla nascita" con Gesù. Tutto lo scritto è percorso da un fiume di emozioni e di sentimenti. Ovviamente occorre evitare una lettura magica e miracolistica.
Il messaggio si sbriciola in mille rigagnoli senza disperdersi.
Molti studiosi hanno visto in questa pagina un "racconto battesimale" delle origini cristiane: l'adulto/a che nella notte di pasqua, dopo lunga preparazione, compiva la scelta di entrare nella strada di Gesù ricevendo il battesimo, era come il cieco che finalmente acquistava la vista.
Dio, attraverso Gesù e la sua parola, dona la possibilità di entrare in una prospettiva di vita totalmente diversa.
Altri studiosi si soffermano sul fatto che, se davvero incontriamo Gesù in profondità, nessuna "cecità" è inguaribile. Occorre però che l'incontro sia vero e sincero e che ci si lasci "guarire" gli occhi con la saliva, cioè ci si lasci toccare nelle cecità che ci fanno comodo.
Altri studiosi ancora sottolineano che tutta la vita cristiana è un cammino in cui dobbiamo lottare contro le insorgenti cecità e che sono necessari tempo e perseveranza per "vedere" e assaporare quale dono Dio ci ha fatto nella persona di Gesù. Solo alla fine del racconto il cieco riconosce davvero chi è Gesù per lui.
 
COLORO CHE VEDONO E SANNO.......
 
Ma io, che apprezzo moltissimo tutta questa risonanza evangelica del testo, sono particolarmente colpito dagli ultimi tre versetti.
Il testo greco del versetto 39 è difficile da tradurre con una sola parola. "Io sono venuto per fare un giudizio, per rendere evidente una differenza......  perchè quelli che non vedono vedano e coloro che vedono diventino ciechi".
Gesù tocca un tasto scottante: c'è sempre nella storia delle nostre tradizioni religiose chi crede di vedere, di sapere tutto, e distribuisce o ritira a suo piacimento la patente di cristiano agli altri.
Mi fanno paura quei cristiani che dicono e scrivono perentoriamente di un altro: "tu non  sei nel giusto" oppure "tu sei fuori dalla fede cristiana e dalla chiesa".
Sono persone che tagliano la verità come un pezzo di formaggio: loro hanno il coltello infallibile e vedono tutto con idee chiare e distinte. Sanno chi è dentro e chi è fuori dalla chiesa, in base a quali dogmi c'è la fede e in base a quali formulazioni si è nell'eresia.
 
UNO STRANO UFFICIO "PATENTI"
 
La storia delle chiese cristiane è piena di queste persone che hanno in tasca la fotografia di Dio in triplice copia, che sanno con quali parole la fede va detta in tutto il mondo......
Che altri credenti possano esprimere la loro identica fede con parole e interpretazioni diverse è un pensiero estraneo alla loro cultura. Sotto un certo aspetto sono persone invidiabili perchè vivono al riparo da quella fatica storica quotidiana in cui siamo immersi noi comuni mortali che ogni giorno, privi di queste mappe infallibili, dobbiamo pregare, studiare, confrontarci per cercare di capire come "approssimarci" nel parlare di quel Dio che adoriamo e in cui riponiamo fiducia.
Il terreno da cui nasce lo spirito di scomunica è questa certezza (o presunzione) che qualcuno possegga la "cassetta delle verità".
Quando il nostro vedere si traduce in eccesso di luce, ne rimaniamo abbagliati. Quando identifichiamo le nostre idee teologiche con la verità di Dio e ci sediamo sul trono a distribuire patenti.....
ci mettiamo in una posizione che non può essere la nostra. E' meglio scendere di un gradino.
Anch'io talvolta sono incorso in questa deviazione e oggi sto imparando che la ricerca della verità, sempre parziale e precaria, ha bisogno di nutrirsi di umiltà perchè Dio è ancora altro, molto altro, molto molto molto altro dai nostri pensieri.
Eppure non siamo privi di orizzonte. Dio è l'amore che ci avvolge tutti e, se ci affidiamo a Lui nella esistenza quotidiana, se cerchiamo di percorrere il sentiero di Gesù nell'amore e nella giustizia, i nostri occhi, possono illuminarsi.
Ma..... la telefonata diretta con Dio (che è una ritornante tentazione di noi credenti) non esiste per nessuno.
 
"LO CACCIARONO FUORI"
 
Ma non vorrei dimenticare un altro particolare illuminante. Quando coloro che stanno ai margini, che nella società e nella chiesa sono silenziosi ed obbedienti, ad un certo punto cominciano a vedere e passano dalla religione ufficiale all'incontro vivo con Dio attraverso la scoperta del Gesù storico e del suo messaggio, allora scatta l'espulsione, la diffidenza.
I gerarchi vogliono che i credenti siano ciechi da accompagnare o che vedano con gli occhi dell'istituzione.
Ormai costui vede con i propri occhi e parla in libertà: vattene.
Storia di ieri e storia di oggi.
Ma, a ben pensare, è anche sorprendente constatare che questo "cieco nato" ora vedente mette nel sacco i suoi interlocutori con una dialettica ed una ironia davvero sopraffine. L'incontro con Gesù lo rende libero.
Pensiamo a ciò che succede nella nostra chiesa: i gerarchi, non avendo ragioni, o riducono all'obbedienza o buttano fuori.
Ma è proprio là, fuori dall'obbedienza, fuori dagli stretti recinti sacri, che oggi viene annunciato più fecondamente il messaggio di quel Dio che ama e libera.
Spesso essere cacciati dall'ufficialità apre le persone ad una testimonianza nuova.
 
O Dio
 
Ti prego, o Dio.
Aiutaci a non presumere mai
di possedere la verità.
Guarisci le nostre cecità
e poi rendici audaci,
liberi e maturi dentro la nostra chiesa,
mettendo al primo posto
la testimonianza del Vangelo
nella nostra vita quotidiana.