lunedì 17 novembre 2014

" IO SONO"

"Mentre è vero che l'uso giovanneo della formulazione seguita da un predicato corrisponde a quegli esempi nelle Scritture ebraiche dove il Signore è chiamato salvatore ( Is. 43,11), custode (Is. 27,3) e guaritore d'Israele ( Es.15, 26), perché l'evangelista fa compiere a Gesù la medesima opera salvifica di Dio, sarebbe un errore vedere nella formula "Io sono", usata in senso assoluto (Giov. 8, 24.28.58), l'affermazione di un'identificazione con Dio.
Ovviamente, gli ascoltatori di Gesù potrebbero aver capito  l'espressione in quel modo e il vangelo registra che, effettivamente, lo hanno fatto (cfr.8,50;10,31-33).Ma Giovanni è talmente chiaro nell'insistere che Gesù è il rivelatore di Dio dell'età finale, che egli è uno che viene da lassù e può parlare di Dio soltanto come egli fa(cfr. 3,11;8,26;12,49), che sarebbe sbagliato vedere un abbandono di quello schema dell'uso assoluto di "Io sono". In questo caso, come del resto altrove, il Figlio non fa che affermare una sua intimità assoluta con il Padre. Egli ha unicamente il mandato di consegnare un messaggio da parte di Colui che lo ha mandato. Egli dà un accesso unico a Dio essendo stato scelto come unico tramite di salvezza per chiunque ascolti la sua voce".
( Gerard Sloyan, GIOVANNI, Claudiana ed.pag. 133).