venerdì 12 dicembre 2014

TRANSESSUALE, CIOE' NORMALE

 
Certo, «un insulto ti può ferire, ma quello che trovo più offensivo è che tante persone possano ancora definirmi "un" trans». Elena Trimarchi, fiorentina, calca su quell'articolo maschile: «Ho sofferto per diventare quello che mi sono sempre sentita, una donna, e spesso mi trattano come se appartenessi a un branco indifferenziato, un fenomeno da baraccone utile solo per la cronaca nera o il gossip. Per l'informazione siamo "il trans rapinato". Oppure tutte prostitute, l'estremo rifugio per mariti annoiati».

Non è così. Da Catania a Genova, da Taranto a Padova, le persone transgender stanno combattendo una battaglia silenziosa, che a piccoli passi le sta portando verso l'integrazione. Non è facile, però: la strada è lunga, fatta talvolta di solitudine, incomprensioni familiari, violenze e discriminazioni. Ma accanto ai drammi e alle sofferenze, ci sono storie di riscatto. Cioè semplicemente di vita normale. Negli uffici, nelle fabbriche, nelle università. E chi è transessuale sempre più spesso tende a non nascondersi più.

Come Vittoria Vitale, catanese di 24 anni. Studia Scienze della Comunicazione nell'ateneo della sua città e ha avviato la transizione verso una piena identità femminile a 18 anni. Ma sulla carta di identità è ancora "Giuseppe" e questo l'ha esposta anche a situazioni imbarazzanti: «A un esame», racconta, «il professore faceva l'appello: quando ha chiamato "Giuseppe" e io mi sono alzata, tutti si sono voltati e mi hanno squadrata dalla testa ai piedi». Poi però, sostenuta dall'associazione studentesca Lgbtqi, Vittoria è riuscita a ottenere dal rettore un libretto provvisorio in cui è registrata con il suo nome femminile.

Ma la discrepanza tra la carta di identità e l'aspetto fisico a volte è un problema più grosso. Ad esempio, quando si cerca lavoro. Michela è veterinaria e racconta di aver sostenuto molti colloqui, tre dei quali sembravano andati a buon fine: «Ma non mi avevano ancora chiesto i documenti: quando hanno scoperto che ero transgender, il posto è andato ad altri».