"Ci sarà una strada" (Isaia 19)
Uscire dalla comoda terra di nessuno e investire con coraggio nella speranza e nella lotta , con amore nonviolento, è il cammino in cui non possiamo perdere tempo nel leccarci le ferite o nelle sterili polemiche.
Le strade si aprono e si percorrono solo insieme: credenti , non credenti, gay, lesbiche, eterosessuali, transessuali e quanti/e credono nell'amore e nella libertà che è fatta di convivialità delle differenze.
Mi risuona alla mente un passo biblico del profeta Isaia che da molti anni mi scalda il cuore e inumidisce i miei occhi di commozione ogni volta che lo rileggo:
" In quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso l'Assiria;
l'Assiro andrà in Egitto e l'Egiziano in Assiria;
gli Egiziani serviranno il Signore insieme con gli Assiri.
In quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria,
una benedizione in mezzo alla terra .
Li benedirà il Signore delle schiere angeliche:
"Benedetto sia l'Egiziano, mio popolo,
l'Assiro, opera delle mie mani,
e Israele, "mia eredità" (Isaia19, 23-25).
Pensate: siamo ad alcuni secoli avanti Cristo. Qui vengono citati, dall'appassionato profeta di Israele, tre irriducibili nemici: l'Egitto, l'Assiria e Israele. Ma che cosa esprime questo passo?
Si annuncia un tempo in cui questi acerrimi nemici si cercheranno nella pace: uno prenderà la strada che porta all'altro, senza rinunciare ad essere se stesso. In questo modo diventeranno una benedizione sulla terra perché l'Egitto è "mio popolo", l'Assiria "opera delle mie mani", Israele "mia eredità".
Mi viene in mente la novella dei tre anelli di Boccaccio.
Il paradosso è davvero provocatorio: se si accordano i più scatenati nemici, come possiamo noi - che siamo tutti e tutte semplicemente uomini e donne e, nel linguaggio della fede, creature - non trovare la strada?
Forse che, nel cammino della vita, gay, lesbiche, transessuali ed eterosessuali non cerchiamo gli stessi sentieri di amore, di giustizia, di tenerezza e di felicità?
Non cerchiamo forse tutti/e un mondo dove ci si accolga gli uni le altre, dove ci sia più "posto" per ogni persona?
Il giorno si avvicina
Lasciatemi prendere la libertà di parafrasare midrashicamente questo suggestivo e profetico testo biblico:
"In quel giorno ormai all'aurora
ci sarà una strada aperta e spaziosa:
in essa cammineranno,
ora cantando ed abbracciandosi,
ora stringendosi le mani,
guardandosi limpidamente negli occhi
eterosessuali, gay, lesbiche, transessuali.
Gli uni andranno verso le altre
chiamandosi dolcemente per nome.
Nessuno fuggirà a nascondersi.
In quel giorno ormai vicino,
ma forse anche un po' lontano,
omosessuali, lesbbiche ed eterosessuali
saranno insieme una benedizione
per tutto il mondo.
In quel giono si dirà:
perché non abbiamo capito prima
che gli omosessuali sono popoli di Dio,
le lesbiche opera delle Sue mani,
eterosessuali e transessuali Sua eredità?".
Questo linguaggio della fede diventa oggi un pressante invito, storico e non ingenuo, a superare le barriere del pregiudizio, dell'arroganza, della gerarchizzazione, della discriminazione e della violenza.
Franco Barbero, da Tonificanti profumi di eresia, 2001 pag29-30.
Uscire dalla comoda terra di nessuno e investire con coraggio nella speranza e nella lotta , con amore nonviolento, è il cammino in cui non possiamo perdere tempo nel leccarci le ferite o nelle sterili polemiche.
Le strade si aprono e si percorrono solo insieme: credenti , non credenti, gay, lesbiche, eterosessuali, transessuali e quanti/e credono nell'amore e nella libertà che è fatta di convivialità delle differenze.
Mi risuona alla mente un passo biblico del profeta Isaia che da molti anni mi scalda il cuore e inumidisce i miei occhi di commozione ogni volta che lo rileggo:
" In quel giorno ci sarà una strada dall'Egitto verso l'Assiria;
l'Assiro andrà in Egitto e l'Egiziano in Assiria;
gli Egiziani serviranno il Signore insieme con gli Assiri.
In quel giorno Israele sarà il terzo con l'Egitto e l'Assiria,
una benedizione in mezzo alla terra .
Li benedirà il Signore delle schiere angeliche:
"Benedetto sia l'Egiziano, mio popolo,
l'Assiro, opera delle mie mani,
e Israele, "mia eredità" (Isaia19, 23-25).
Pensate: siamo ad alcuni secoli avanti Cristo. Qui vengono citati, dall'appassionato profeta di Israele, tre irriducibili nemici: l'Egitto, l'Assiria e Israele. Ma che cosa esprime questo passo?
Si annuncia un tempo in cui questi acerrimi nemici si cercheranno nella pace: uno prenderà la strada che porta all'altro, senza rinunciare ad essere se stesso. In questo modo diventeranno una benedizione sulla terra perché l'Egitto è "mio popolo", l'Assiria "opera delle mie mani", Israele "mia eredità".
Mi viene in mente la novella dei tre anelli di Boccaccio.
Il paradosso è davvero provocatorio: se si accordano i più scatenati nemici, come possiamo noi - che siamo tutti e tutte semplicemente uomini e donne e, nel linguaggio della fede, creature - non trovare la strada?
Forse che, nel cammino della vita, gay, lesbiche, transessuali ed eterosessuali non cerchiamo gli stessi sentieri di amore, di giustizia, di tenerezza e di felicità?
Non cerchiamo forse tutti/e un mondo dove ci si accolga gli uni le altre, dove ci sia più "posto" per ogni persona?
Il giorno si avvicina
Lasciatemi prendere la libertà di parafrasare midrashicamente questo suggestivo e profetico testo biblico:
"In quel giorno ormai all'aurora
ci sarà una strada aperta e spaziosa:
in essa cammineranno,
ora cantando ed abbracciandosi,
ora stringendosi le mani,
guardandosi limpidamente negli occhi
eterosessuali, gay, lesbiche, transessuali.
Gli uni andranno verso le altre
chiamandosi dolcemente per nome.
Nessuno fuggirà a nascondersi.
In quel giorno ormai vicino,
ma forse anche un po' lontano,
omosessuali, lesbbiche ed eterosessuali
saranno insieme una benedizione
per tutto il mondo.
In quel giono si dirà:
perché non abbiamo capito prima
che gli omosessuali sono popoli di Dio,
le lesbiche opera delle Sue mani,
eterosessuali e transessuali Sua eredità?".
Questo linguaggio della fede diventa oggi un pressante invito, storico e non ingenuo, a superare le barriere del pregiudizio, dell'arroganza, della gerarchizzazione, della discriminazione e della violenza.
Franco Barbero, da Tonificanti profumi di eresia, 2001 pag29-30.