martedì 19 febbraio 2019

Varsavia, il primo politico gay sfida la Polonia conservatrice

L'hanno paragonato a un fiore sbocciato bucando la spessa coltre di neve dell'inverno polacco. L'hanno definito un alieno, un pazzo, un provocatore senza speranza. L'hanno anche insultato perché «ostentatamente» gay in uno dei Paesi più conservatori e cattolici d'Europa. Ma Robert Biedron non ha ceduto di un passo e, accompagnato dalle note dell'Inno alla gioia che ha sostituito all'inno nazionale, ha lanciato il suo partito per «portare la Polonia fuori dal Medioevo».
L'ex sindaco di Słupsk, 42 anni, europeista, primo politico gay dichiarato della Polonia e attivista Lgbt, ha festeggiato davanti a una folla di migliaia di persone radunate a Varsavia la nascita di Wiosna (Primavera) che vuole offrire un'alternativa al partito conservatore al potere Diritto e giustizia (PiS), e all'opposizione - troppo vicina alla classe imprenditoriale -, Piattaforma Civica (PO).
Lui, figlio di una sindacalista di Solidarność e di un membro del Partito Operaio Polacco, ha messo subito in chiaro che vuole continuare «il lavoro interrotto di Adamowicz», il sindaco progressista ucciso a metà gennaio da un giovane con problemi mentali, ma simpatizzante del partito ultraconservatore PiS. Un delitto nato nel «crescente clima d'odio in un Paese sempre più polarizzato».
«Sono stati anni freddi e cupi - ha detto Biedron alla folla -, anni di conflitti senza fine, interessi di partito, ostilità crescenti che hanno preso il posto all'empatia. L'inverno gelido deve finire, siamo la primavera, e porteremo aria fresca alla Polonia».
Difficile immaginare il seguito che avrà la sua agenda politica alle prossime elezioni europee e alle parlamentari del prossimo autunno: nel Paese che ha dato i natali a Wojtyla, dove il quarto potere è Radio Maria e il 90% si dichiara «fervente cattolico», Biedron promette l'aborto fino alla dodicesima settimana, la separazione tra Stato e Chiesa, il riconoscimento delle unioni omosessuali, e la lotta per la parità di genere e i diritti delle donne.
Ma non di soli temi sociali è fatto il suo manifesto: il progressista Biedron promette la chiusura delle miniere di carbone entro il 2035, la pensione minima per tutti a 380 euro, la diffusione gratuita di Internet. Krzysztof Smieszek, avvocato e attivista per i diritti umani, nonché compagno di Biedron, dovrebbe gestire una commissione di «giustizia e riconciliazione» per punire i politici che hanno violato lo stato di diritto. Una stoccata diretta al partito di Jarosław Kaczyński, nell'occhio del ciclone - assieme al suo alleato ungherese Orban - dell'Unione europea. La Commissione Ue ha avviato una procedura di infrazione contro Varsavia per la controversa legge che colpisce l'autonomia della Corte Suprema. Anche «in casa» la leadership di PiS potrebbe iniziare a scricchiolare. Sebbene la percentuale di consenso per la destra rimanga alto, ci sono segnali che la Polonia potrebbe aver innescato un cambiamento. «Viviamo una caricatura di democrazia», dice Biedron che secondo i sondaggi stava al 10% quando nemmeno aveva un partito ed è considerato tra i politici più «degni di fiducia del Paese». Una cosa è certa, come dice il viceministro degli Interni Pawel Szefernaker: «Le prossime non saranno elezioni, ma uno scontro di civiltà».
Monica Perosino

(La Stampa 5 febbraio)