Ciao carissimo Franco!
Qui
di seguito la Lettera Aperta che insieme ad un gruppo di amici -
evangelici e cattolici - riguardo una tematica importante in questo
momento di grande difficoltà.
Se puoi farla girare e magari postarla sul tuo Blog, te ne sarei grato.
Un abbraccio!
Buona domenica. dP
LETTERA APERTA SULLA
DIGNITÀ DEL MORIRE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
Alle cittadine e ai cittadini,
con particolare attenzione alle autorità competenti.
La morte è entrata nelle
nostre case. Ogni giorno riceviamo con sgomento le cifre dei decessi a causa
del virus. E' diventato un bollettino di guerra guardare il telefono, leggere e
ascoltare le notizie di cronaca. Cifre sproporzionate.
Dietro l'anonimato dei numeri
ci sono volti, nomi, storie, persone che hanno intersecato le nostre vite: i
nostri genitori, parenti, amici, colleghi
e conoscenti. Molti di loro hanno vissuto la tragedia di morire da soli,
senza l’affetto dei loro cari.
Potrebbe accadere anche a noi.
Il virus colpisce in modo indistinto. Potrebbe succedere anche a noi di ritrovarci
in ospedale, da soli, senza la presenza di un familiare. Si pensa con spavento
alla propria morte, ma ora appare ancora più terribile l'idea di doverla
affrontare nella solitudine, senza la possibilità di congedarsi dai propri
cari.
Sappiamo che, da sempre, il
reparto di terapia intensiva è luogo interdetto ai visitatori; e che nei
momenti di epidemia, le cautele si fanno ancora più stringenti.
Tuttavia, nel dibattito
democratico che non dovrebbe venir meno anche in questi momenti di emergenza, vorremmo
richiamare l'attenzione sul venir meno del carattere umanizzante del morire,
senza il quale si lascia la persona morente nella solitudine affettiva.
Chi muore da solo non ha la
possibilità di far udire la propria voce, le sue ultime volontà. Al massimo, le
può consegnare al personale medico.
Un metro di misura
dell'umanità di una società civile è dato dal tutelare i più deboli, dando voce
a quanti non hanno voce.
Riteniamo che anche questo
rivesta il carattere di emergenza che muove le decisioni di questi giorni.
Chiediamo, dunque, che ci si
interroghi seriamente su questo aspetto e che si provi a formulare un
protocollo che tenga assieme le ragioni della salute con quelle degli affetti.
È veramente improponibile
pensare che una persona cara, nell'assoluto rispetto delle norme sanitarie,
possa essere presente per accompagnare un proprio congiunto nel delicato
momento del passaggio dalla vita alla morte?
Si può, con fatica, accettare
la solitudine della tumulazione: una volta passata l'emergenza, ci potranno
essere gesti pubblici per elaborare il lutto. Ma per chi muore, non si possono
differire i tempi: c'è un unico momento.
Nessuno merita di morire da
solo, nemmeno in una situazione come l'attuale, sotto il ricatto del sacrificio
per il bene dei propri cari.
Come il personale sanitario,
con le dovute cautele, può avvicinarsi al morente, così, a nostro giudizio, è
necessario pensare di prevedere la presenza di un congiunto.
Ci appelliamo, dunque,
all’intelligenza vigile e creativa di quanti hanno a cuore di promuovere la
dignità del vivere e del morire di tutte e tutti.
Nell’emergenza, insieme
all’eccellenza sanitaria e al governo politico della situazione, facciamo
emergere anche una chiara attenzione al profilo umano di quanti sono vittime
dell’epidemia.
Lidia Maggi, Paolo Scquizzato,
Andrea Grillo, Fabio Corazzina, Cristina Arcidiacono, Massimo Aprile, Paolo
Curtaz, Carlo Molari, Gianni Marmorini, Silvia Giacomoni, Marco Campedelli,
Angelo Reginato.