VINCERE LA PIGRIZIA MADRE DELL'INDIFFERENZA
A volte ci nascondiamo dietro alla complessità dei problemi che diciamo sono più grandi di noi, ma in realtà quello che rifiutiamo è l'inizio di un nuovo percorso, temiamo di lasciare le nostre abitudini, le nostre sicurezze e indietreggiamo di fronte al rischio di andare contro corrente.
Ecco allora che il nostra impegno nei confronti dell' "altro" rimane chiuso nelle nostre cose e si esprime nell'indignazione verbale, nelle discussioni infinite come in un eterno talk-show, e la nostra vita continua nella più assoluta disillusione.
Meglio rimanercene o guardare dall'esterno senza coinvolgerci troppo, meglio aspettare che qualcuno pensi per noi.
Vincere la nostra pigrizia vorrebbe dire ribaltare i luoghi comuni, le parole già dette, le frasi fatte.
Vincere la nostra pigrizia vorrebbe dire non solo "informarsi", ma mettersi al posto dell'altro, imparare od affrontare la realtà senza pensare che nulla è possibile.
Vincere la nostra pigrizia vuol dire operare il cambiamento prima di tutto dentro di noi per imparare a guardare con occhi privi di pregiudizi o schemi mentali.
Vincere la nostra pigrizia forse vuol dire non aspettare i grandi gesti, quelli eclatanti, ma accontentarci di quel poco che è nelle nostre concrete possibilità della vita di ogni giorno, quelli fatti lontano dagli applausi.
Vincere la nostra pigrizia può voler dire sentirci responsabili e cambiare anche piccoli comportamenti un giorno dopo l'altro.
Miguel Benasayag, filosofo e psicoanalista francoargentino, dice che alla domanda "che fare?" si può rispondere soltanto in un modo:
"Qual è il mio prossimo piccolo passo?...
Bisogna smettere di concepire l'impegno come un proposito per l'anno nuovo, una risoluzione di completo cambiamento (...).
È sempre in nome del grande impegno che avrò domani per la libertà che volto le spalle a un modo di vita che costruisce a poco a poco dei divenire di liberazione…".
Beh, l'augurio di cui abbiamo tutti bisogno (che faccio prima di tutto a me stessa e a tutti), è quello di non voltare le spalle, di non lasciarci vincere dalla pigrizia che è madre dell'indifferenza.
Tanti auguri per l'anno nuovo.
Emilia DE RIENZO, Insegnante a Torino
Qualevita 185, febbraio 2020
A volte ci nascondiamo dietro alla complessità dei problemi che diciamo sono più grandi di noi, ma in realtà quello che rifiutiamo è l'inizio di un nuovo percorso, temiamo di lasciare le nostre abitudini, le nostre sicurezze e indietreggiamo di fronte al rischio di andare contro corrente.
Ecco allora che il nostra impegno nei confronti dell' "altro" rimane chiuso nelle nostre cose e si esprime nell'indignazione verbale, nelle discussioni infinite come in un eterno talk-show, e la nostra vita continua nella più assoluta disillusione.
Meglio rimanercene o guardare dall'esterno senza coinvolgerci troppo, meglio aspettare che qualcuno pensi per noi.
Vincere la nostra pigrizia vorrebbe dire ribaltare i luoghi comuni, le parole già dette, le frasi fatte.
Vincere la nostra pigrizia vorrebbe dire non solo "informarsi", ma mettersi al posto dell'altro, imparare od affrontare la realtà senza pensare che nulla è possibile.
Vincere la nostra pigrizia vuol dire operare il cambiamento prima di tutto dentro di noi per imparare a guardare con occhi privi di pregiudizi o schemi mentali.
Vincere la nostra pigrizia forse vuol dire non aspettare i grandi gesti, quelli eclatanti, ma accontentarci di quel poco che è nelle nostre concrete possibilità della vita di ogni giorno, quelli fatti lontano dagli applausi.
Vincere la nostra pigrizia può voler dire sentirci responsabili e cambiare anche piccoli comportamenti un giorno dopo l'altro.
Miguel Benasayag, filosofo e psicoanalista francoargentino, dice che alla domanda "che fare?" si può rispondere soltanto in un modo:
"Qual è il mio prossimo piccolo passo?...
Bisogna smettere di concepire l'impegno come un proposito per l'anno nuovo, una risoluzione di completo cambiamento (...).
È sempre in nome del grande impegno che avrò domani per la libertà che volto le spalle a un modo di vita che costruisce a poco a poco dei divenire di liberazione…".
Beh, l'augurio di cui abbiamo tutti bisogno (che faccio prima di tutto a me stessa e a tutti), è quello di non voltare le spalle, di non lasciarci vincere dalla pigrizia che è madre dell'indifferenza.
Tanti auguri per l'anno nuovo.
Emilia DE RIENZO, Insegnante a Torino
Qualevita 185, febbraio 2020