domenica 30 maggio 2021

43 ANNI FA L'ASSASSINIO DI IMPASTATO

Luigi Ciotti: più passa il tempo più avvertiamo l'assenza di Peppino




«... 43 anni, ma più passa il tempo più il vuoto di Peppino si fa sentire. Un vuoto umano e sociale, che abbiamo cercato di colmare con l'impegno nel nome suo e di mamma Felicia. Ma un vuoto anche culturale. Sì, perché Peppino è stato uno dei primi a capire la necessità di uno sguardo "meticcio", capace di collegare la sfera etica, estetica e politica per ricavarne sintesi innovative. Uno sguardo che sapesse collocare il fenomeno mafioso in un più ampio orizzonte di decadenza culturale, di perdita di senso del Bello, del Vero, del Giusto».

Così don Luigi Ciotti nel giorno del 43esimo anniversario dell'assassinio di Peppino Impastato (30 anni), avvenuto nella notte tra l'8 e il 9 maggio del 1 987 a Cinisi.

«Oggi lo sguardo trasversale di Peppino - prosegue il presidente di Libera e Gruppo Abele - la sua capacità di cogliere le connessioni dove altri vedono divisioni e opposizioni, ci sarebbe molto utile per uscire da una crisi che nasce anche dagli sguardi miopi o settoriali di molta politica ed economia, sguardi incapaci, come dice Papa Francesco, non solo di progettare ma di concepire un vero cambiamento. «Sono certo che oggi Peppino non si stancherebbe di evidenziare la sostanziale differenza tra cambiamento e adattamento. L'adattamento è una risorsa di fronte ad avversità indipendenti dalla nostra volontà. Ma le ingiustizie, la corruzione e le mafie non sono fenomeni naturali, sono mali sociali frutto di nostre azioni e omissioni. Mali - conclude Ciotti - che richiedono quel cambiamento profondo, interiore e sociale al tempo stesso, di cui tutta la vita di Peppino è stata testimone». Per ricordare Impastato più di 200 sindaci hanno aderito al corteo virtuale promosso ieri dal primo cittadino di Cinisi Giangiacomo Palazzolo.


Il Manifesto 9 maggio