Provenzano “Basta timidezze la destra difende i privilegi noi vogliamo giustizia sociale”
La Repubblica 22/5
ROMA
— Se c’è una persona, dentro il Pd, che non ha il minimo dubbio sulla
necessità della “dote ai diciottenni” lanciata da Enrico Letta, è il
vicesegretario Peppe Provenzano. «Enrico ha avuto coraggio», dice poco
dopo essere andato a trovare i ragazzi del Cinema America a Roma, alle
prese con l’ennesima intimidazione di stampo fascista. «È il primo
segretario del Pd che propone un aumento delle tasse per i super ricchi
con una esplicita finalità di giustizia sociale ». Spiega, l’ex ministro
del Sud, che «dopo Berlusconi e la timidezza del centrosinistra del
passato, l’Italia sulla successione è diventata una sorta di paradiso
fiscale. E questo ha contribuito a rendere la nostra società quella con
il più alto grado di disuguaglianza e la più bassa mobilità sociale. La
polemica contro la casta dei politici non ci ha fatto vedere che la
società stessa si stava dividendo in caste. E che si cristallizzava la
peggiore delle ingiustizie. E cioè che il destino di ciascuno di noi sia
segnato dalle eredità familiari o dai contesti geografici».
Cita
uno studio della Banca d’Italia di qualche anno fa, secondo cui le
famiglie più ricche di Firenze sono le stesse dal 1427. Ne mostra uno
più recente, sul sito lavoce.info,
basato sui registri delle imposte di successione: dalla metà degli anni
‘90, lo 0,1% più ricco ha visto raddoppiare la propria ricchezza, mentre
i beni della metà più povera degli italiani si riducevano dell’80%.
«Noi,
a differenza di Salvini, siamo pronti a fare la riforma fiscale
complessiva. Sosteniamo davvero Draghi, che parla di progressività,
spazzando via ogni ipotesi di flat tax. Ma progressività, nel dettato
costituzionale, significa questo: chi ha di più paghi di più, affinché
chi ha di meno paghi di meno». E quindi, per Provenzano, quella del Pd è
una proposta tutt’altro che rivoluzionaria, anzi minima, rispetto a
quanto accade sui patrimoni in Francia o Germania. «Non si tratta di
prendere, come ha detto Draghi, ma di restituire alla società, di dare
alla metà dei giovani italiani meno abbienti, a cui è stato sottratto
molto durante la pandemia ». E non si tratta, come dice qualcuno - anche
da sinistra - di sostituire i soldi allo studio: «Rivendico il lavoro
fatto da ministro per l’allargamento della no tax area per favorire
l’accesso all’università, soprattutto al Sud». È un altro, il punto.
Anzi, il principio: «Basta tassare solo i redditi da lavoro. Non è una
questione di merito, perché non c’è alcun merito nel nascere in una
culla d’oro».
Davanti alle resistenze,
sui modi e i tempi sbagliati, il vicesegretario pd risponde quasi con
fastidio: «Se non lo facciamo adesso, dopo una crisi devastante che
allarga i divari, soprattutto generazionali, quando lo facciamo? La
verità è che in Italia per le classi dirigenti non è mai il momento di
redistribuire. Questa proposta ha il merito di far giustizia su paginate
intere di sociologia da strapazzo, secondo cui a difendere i poveri, il
popolo, ci fossero Salvini e Meloni. E invece, hanno rivelato la vera
anima della destra: la difesa dei privilegi, stavolta di una minoranza
di straricchi». Ancora una volta mette davanti l’esempio americano: «Per
alcuni la sinistra va bene solo quando è lontana, dunque innocua. Se
Biden fa proposte radicali, ci rimproverano di non avere coraggio, di
occuparci solo di legge Zan. Dimenticando che diritti civili e diritti
sociali si tengono, soo inscindibili. Ma quando facciamo una proposta
netta, che mette in discussione gli interessi di quei pochi che contano
molto, partono i fischi dei commentatori ». Provenzano è convinto che la
base apprezzi. Soprattutto, che apprezzi «il mondo fuori da noi, fuori
dalle ZTL. Un ulteriore segnale che la pandemia sta facendo maturare una
coscienza nuova». E quindi nessuna marcia indietro, nessun rinvio alla
prossima legislatura. «Certo, non sarà facile, ma questo non ha
importanza ».