Contro la minaccia nucleare: scendere in piazza in massa, ora
07-10-2022 - Tomaso Montanari
Volerelaluna
Il momento di scendere in piazza, in massa, è ora.
Il momento di scendere in piazza, in massa, è ora.
Se davvero la nostra
libertà, quella che distingue le democrazie occidentali dall’autocrazia
russa, è ancora viva e vitale, è inconcepibile non usarla.
È
inconcepibile la passività con la quale noi, uomini e donne
dell’Occidente, camminiamo sull’orlo dell’abisso nucleare.
È sempre sconvolgente leggere le cronache dei momenti che hanno segnato tragicamente la storia. In certi casi la folla inneggiava alle dichiarazioni delle guerre che presto le avrebbero decimate.
È sempre sconvolgente leggere le cronache dei momenti che hanno segnato tragicamente la storia. In certi casi la folla inneggiava alle dichiarazioni delle guerre che presto le avrebbero decimate.
Più spesso
la vita continuava con leggerezza, si finiva danzando tra le braccia
della morte. Ebbene, oggi è il nostro turno. La follia omicida di
Vladimir Putin e l’irresponsabile bellicismo delle cancellerie
occidentali stanno trascinando l’umanità verso una catastrofe. Ormai
l’uso di armi nucleari nei prossimi giorni è accreditato come possibile,
se non probabile. Ma a dispetto delle dichiarazioni e dei calcoli
(spesso allucinanti) degli esperti, nessuno davvero sa cosa succederebbe
dopo il lancio di una prima atomica, anche “solo” tattica. Quanto
velocemente brucerebbe la miccia, in tutto il mondo? Con quanto margine
per eventi imprevisti, per errori, per l’imponderabilità del caso?
Stiamo per buttare un fiammifero in un deposito di benzina: davvero
sappiamo cosa succederà un attimo dopo?
Nel 1955 un manifesto promosso da Bertrand Russell e Albert Einstein diceva: «In considerazione del fatto che in una qualsiasi guerra futura saranno certamente usate armi nucleari e che queste armi minacciano la continuazione dell’esistenza umana, noi invitiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a dichiararlo pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una guerra mondiale, e li invitiamo di conseguenza a trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutti i loro motivi di contesa».
Nel 1955 un manifesto promosso da Bertrand Russell e Albert Einstein diceva: «In considerazione del fatto che in una qualsiasi guerra futura saranno certamente usate armi nucleari e che queste armi minacciano la continuazione dell’esistenza umana, noi invitiamo i governi del mondo a rendersi conto, e a dichiararlo pubblicamente, che il loro scopo non può essere ottenuto con una guerra mondiale, e li invitiamo di conseguenza a trovare i mezzi pacifici per la soluzione di tutti i loro motivi di contesa».
Quel futuro è ora: l’ottobre del 2022. Nella premessa di
quella risoluzione, quei due giganti del pensiero pacifista avevano
scritto: «Il mondo è pieno di conflitti, tra cui, tralasciando i minori,
spicca la titanica lotta tra Comunismo e Anticomunismo. Quasi chiunque
abbia una coscienza politica nutre forti convinzioni a proposito di una
di queste posizioni; noi vogliamo che voi, se è possibile, mettiate da
parte queste convinzioni e consideriate voi stessi solo come membri di
una specie biologica che ha avuto una ragguardevole storia e di cui
nessuno di noi desidera la scomparsa».
Oggi dobbiamo dire: è in corso
una lotta tra Occidente e Russia (e Cina). Ciascuno di noi umani ha un
giudizio più o meno chiaro circa i torti e le ragioni. Ma ora è il
momento di pensare come appartenenti all’unica vera patria, il mondo;
all’unica vera nazione, l’umanità. In un conflitto atomico nessuna
ragione potrà prevalere: solo la morte vincerà.
Come ha detto il papa parlando ai ragazzi dell’emergenza climatica, questo è il momento di fare chiasso.
Come ha detto il papa parlando ai ragazzi dell’emergenza climatica, questo è il momento di fare chiasso.
È il momento di uscire di casa, di andare per strada,
chiedendo ai nostri governi democratici di ascoltare la voce dei loro
popoli. I cuori pulsanti delle democrazie sono i parlamenti, ma ci sono
dei momenti così gravi da pretendere che il popolo faccia sentire
direttamente la propria voce: in questo caso, la propria voglia di
vivere.
Nelle ultime ore in Italia molti appelli e molte voci individuali invitano alla mobilitazione, e un leader di primo piano come Giuseppe Conte ha fatto suo questo invito. È un passo importante. Ma deve essere soprattutto la società a insorgere: le associazioni, i sindacati, le chiese, le studentesse e gli studenti. C’è qualcosa di insopportabile nel vivere questi giorni come giorni qualunque, quando potrebbero essere davvero i nostri ultimi giorni: gridiamo ai nostri governi che le Costituzioni che li legittimano nascono per difendere i popoli, non per estinguerli. Diciamo loro: l’opzione della guerra nucleare non è un’opzione. E non basta non cominciarla, è vitale fare di tutto (e anche di più) per non indurre l’altro fronte a cominciarla a sua volta.
Nelle ultime ore in Italia molti appelli e molte voci individuali invitano alla mobilitazione, e un leader di primo piano come Giuseppe Conte ha fatto suo questo invito. È un passo importante. Ma deve essere soprattutto la società a insorgere: le associazioni, i sindacati, le chiese, le studentesse e gli studenti. C’è qualcosa di insopportabile nel vivere questi giorni come giorni qualunque, quando potrebbero essere davvero i nostri ultimi giorni: gridiamo ai nostri governi che le Costituzioni che li legittimano nascono per difendere i popoli, non per estinguerli. Diciamo loro: l’opzione della guerra nucleare non è un’opzione. E non basta non cominciarla, è vitale fare di tutto (e anche di più) per non indurre l’altro fronte a cominciarla a sua volta.
Svegliamoci oggi da questa abulia, domani sarà tardi!