Dopo nove mesi di guerra come può nascere la pace?
26.11.22 - MIR Italia - Movimento Internazionale della Riconciliazione
Pressenza
Nove mesi di guerra in Ucraina non bastano? Sono trascorse 40 settimane dal 24 febbraio, giorno di inizio dei bombardamenti e dell’occupazione del territorio ucraino da parte delle forze armate russe.
Quaranta è un numero simbolico biblicamente, che sta ad indicare il tempo per preparare e realizzare qualcosa (40 giorni di diluvio, 40 anni di esodo degli ebrei, 40 giorni di cammino di Elia, 40 giorni di digiuno di Gesù Cristo nel deserto e di sue apparizioni prima di ascendere al cielo).
Dopo quaranta settimane di gravidanza, di attesa talvolta faticosa, nasce un nuovo essere umano; ma dopo nove mesi di guerra cosa può nascere di buono?! Tutti vorremmo vedere un arcobaleno di pace!
Vorrei dire a Putin e a Zelenski, a Biden e a tutti i capi di governo europei: “date un segno di cambiamento, un segnale di saggezza, di ragionevolezza, di umanità!”.
Nove mesi di guerra in Ucraina non bastano? Sono trascorse 40 settimane dal 24 febbraio, giorno di inizio dei bombardamenti e dell’occupazione del territorio ucraino da parte delle forze armate russe.
Quaranta è un numero simbolico biblicamente, che sta ad indicare il tempo per preparare e realizzare qualcosa (40 giorni di diluvio, 40 anni di esodo degli ebrei, 40 giorni di cammino di Elia, 40 giorni di digiuno di Gesù Cristo nel deserto e di sue apparizioni prima di ascendere al cielo).
Dopo quaranta settimane di gravidanza, di attesa talvolta faticosa, nasce un nuovo essere umano; ma dopo nove mesi di guerra cosa può nascere di buono?! Tutti vorremmo vedere un arcobaleno di pace!
Vorrei dire a Putin e a Zelenski, a Biden e a tutti i capi di governo europei: “date un segno di cambiamento, un segnale di saggezza, di ragionevolezza, di umanità!”.
Non vi bastano ancora 40 settimane di guerra per convincervi
che avete sbagliato tutto, che è ora di mettere fine alle uccisioni,
alle devastazioni, alle sofferenze? Che risultati avete ottenuto con la
violenza delle armi? State ancora pensando che occorrono più soldati e
più armi per vincere? E a quali costi in termini di vite umane anche dei
bambini, di violenze contro le donne, di danni ambientali, di spese
economiche?
La sorte della guerra sappiamo che non dipende solo da qualche decina di potenti.
La sorte della guerra sappiamo che non dipende solo da qualche decina di potenti.
In forme e dimensioni diverse dipende anche
dai popoli, dai soldati e dai costruttori di armi. Come è possibile che
milioni e milioni di persone delle nazioni coinvolte nel conflitto
bellico non riescano a mettere fine a questo orrore?!
Martin Luther King
in varie occasioni ha ripetuto: “La più grande tragedia di questi
tempi, non è nel clamore chiassoso dei cattivi, ma nel silenzio
spaventoso delle persone oneste”, “Può darsi che non siate responsabili
per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla
per cambiarla”. Lo diceva anche Albert Einstein.
Ebbene c’è chi non sta in silenzio.
In Russia e in Ucraina ci sono pacifisti che si oppongo alla guerra a costo di essere arrestati e picchiati, ci sono obiettori e disertori che si rifiutano di servire alla guerra, uomini e donne che saprebbero indicare la via per risolvere pacificamente il conflitto tra i loro Stati.
In questi nove mesi in Italia si sono moltiplicati gli appelli, le manifestazioni e le carovane per la pace, sottovalutate e mal presentate dai media dominanti.
Ebbene c’è chi non sta in silenzio.
In Russia e in Ucraina ci sono pacifisti che si oppongo alla guerra a costo di essere arrestati e picchiati, ci sono obiettori e disertori che si rifiutano di servire alla guerra, uomini e donne che saprebbero indicare la via per risolvere pacificamente il conflitto tra i loro Stati.
In questi nove mesi in Italia si sono moltiplicati gli appelli, le manifestazioni e le carovane per la pace, sottovalutate e mal presentate dai media dominanti.
Si sono mobilitate tante persone,
fino a realizzare la grandiosa manifestazione del 5 novembre a Roma,
promossa da ben 600 organizzazioni, concordi nel chiedere di cessare il
fuoco subito, di avviare negoziati di pace e di convocare una Conferenza
Internazionale per cambiare il modo di gestire questo e ogni conflitto
internazionale, se non altro per evitare una guerra mondiale con armi
nucleari.
Ogni sabato da quaranta settimane in alcune città si fanno presidi e manifestazioni per la pace: sono i pacifisti nonviolenti che non vogliono essere spettatori della guerra, che condannano l’aggressione russa, che ritengono lecita la difesa del popolo ucraino, ma che non sono per la continua escalation militare del conflitto, la quale inevitabilmente moltiplica lutti e distruzioni e andrebbe a vantaggio solo dell’industria bellica.
“La nonviolenza è la risposta ai cruciali problemi politici e morali del nostro tempo; la necessità per l’uomo di aver la meglio sull’oppressione e la violenza senza ricorrere all’oppressione e alla violenza”. E’ questo l’insegnamento di Martin Luther King, come anche di Gesù, Tolstoj, Gandhi, Gino Strada, Papa Francesco, universalmente riconosciuti come testimoni di pace, ma in pratica non seguiti. Cosa direbbero e cosa farebbero oggi questi maestri?
Se nove mesi non bastano a far nascere la pace, impegniamoci ancora, in tutta l’Europa: facciamo sentire la voce dei popoli che desiderano una pace disarmata e la messa al bando della guerra e delle armi nucleari. Proviamo a sentire dentro di noi la sofferenza di chi è in zone di guerra! Sosteniamo e accogliamo chi obietta e diserta! Uniamo simbolicamente il popolo ucraino e il popolo russo, organizzando in ogni capitale europea delle catene umane che colleghino le ambasciate ucraine e russe! Diamo una chance alla pace!
Pierangelo Monti
Presidente del MIR
Ogni sabato da quaranta settimane in alcune città si fanno presidi e manifestazioni per la pace: sono i pacifisti nonviolenti che non vogliono essere spettatori della guerra, che condannano l’aggressione russa, che ritengono lecita la difesa del popolo ucraino, ma che non sono per la continua escalation militare del conflitto, la quale inevitabilmente moltiplica lutti e distruzioni e andrebbe a vantaggio solo dell’industria bellica.
“La nonviolenza è la risposta ai cruciali problemi politici e morali del nostro tempo; la necessità per l’uomo di aver la meglio sull’oppressione e la violenza senza ricorrere all’oppressione e alla violenza”. E’ questo l’insegnamento di Martin Luther King, come anche di Gesù, Tolstoj, Gandhi, Gino Strada, Papa Francesco, universalmente riconosciuti come testimoni di pace, ma in pratica non seguiti. Cosa direbbero e cosa farebbero oggi questi maestri?
Se nove mesi non bastano a far nascere la pace, impegniamoci ancora, in tutta l’Europa: facciamo sentire la voce dei popoli che desiderano una pace disarmata e la messa al bando della guerra e delle armi nucleari. Proviamo a sentire dentro di noi la sofferenza di chi è in zone di guerra! Sosteniamo e accogliamo chi obietta e diserta! Uniamo simbolicamente il popolo ucraino e il popolo russo, organizzando in ogni capitale europea delle catene umane che colleghino le ambasciate ucraine e russe! Diamo una chance alla pace!
Pierangelo Monti
Presidente del MIR