I rischi dell'embargo sul petrolio
Internazionale 9/12
A. Szigetvari
È
il tentativo più coraggioso fatto finora dall'Unione Europea per
aumentare la pressione economica sulla Russia e ostacolare la sua
strategia militare in Ucraina.
Dal 5 dicembre è in vigore un embargo sul
petrolio russo importato via mare. Solo l'Ungheria e la Slovacchia
potranno approvvigionarsi attraverso gli oleodotti, le aziende europee
non potranno più trasportare petrolio russo e assicurare i carichi se il
prezzo supererà i 60 $ al barile.
Con queste restrizioni l'Europa vuole
fare in modo che i paesi come India, Indonesia e Cina continuino a
comprare petrolio russo a un prezzo inferiore a quello di mercato.Se
dovesse riuscirci sarebbe un doppio colpo per il Cremlino: finanziario,
perché lo Stato russo dipende dalle entrate legate alla vendita di
idrocarburi, ma anche simbolico, perché gli europei dimostrerebbero il
loro potere e la loro influenza su scala mondiale.In teoria quindi è una
buona idea. Ma resta da vedere se funzionerà nella pratica.Controllare
il rispetto delle norme è difficile ed esistono molte alternative.
Agli
acquirenti indiani e cinesi basterà una firma per dichiarare che si
atterranno al tetto del prezzo concordato e avere così accesso ai
servizi europei. Nel peggiore dei casi, quella che nelle intenzioni
dell'Europa dovrebbe essere una prova di forza potrebbe trasformarsi in
una dimostrazione della sua impotenza.