Rogo Thyssenkrupp, le famiglie delle vittime “15 anni senza giustizia, Italia codarda”
Il Fatto Quotidiano 6 DICEMBRE 2022
A 15 anni dal rogo della Thyssenkrupp di Torino i parenti delle vittime chiedono ancora giustizia.
A 15 anni dal rogo della Thyssenkrupp di Torino i parenti delle vittime chiedono ancora giustizia.
“Abbiamo scritto una lettera indirizzata a
tutto il Governo perché vogliamo che sappia quanto abbiamo subito in
questi anni. Non ci accontentiamo più di essere ricevuti e ascoltati dal
ministro della Giustizia di turno, ma vogliamo risposte che dopo 15
anni sono quanto meno un atto dovuto. Perché non è stato un incidente
sul lavoro, ma un incidente provocato da gente ignorante e incompetente.
Ma ci sono assassini ancora liberi, li hanno lasciati scappare.
L’Italia è stata codarda” dice Laura Rodinò, la sorella di Giuseppe, uno
dei sette operai morti, che denuncia ancora “la mancanza di giustizia”.
E anche quest’anno, nel 15esimo anniversario della tragedia, il dolore e
la rabbia delle famiglie, mamme e sorelle, è tornato a farsi voce
durante la cerimonia di commemorazione al memoriale nel cimitero
Monumentale di Torino.
“Io vivo da 15 anni l’assenza di mio figlio – dice Rosina Platì, mamma di Giuseppe Demasi -, 15 anni che non sono stati sufficienti per portare a compimento un percorso giudiziario. Abbiamo capito quanto faccia male la negazione del diritto”, aggiunge, parlando di “sentenze inapplicate, inutili impegni, principi farlocchi, tribunali inefficaci e ministri che ci avevano assicurato che avrebbero vigilato ma poi si sono limitati ad ascoltarci più per dovere istituzionale che per altro. 15 anni di una giustizia ingiusta e priva di credibilità.
“Io vivo da 15 anni l’assenza di mio figlio – dice Rosina Platì, mamma di Giuseppe Demasi -, 15 anni che non sono stati sufficienti per portare a compimento un percorso giudiziario. Abbiamo capito quanto faccia male la negazione del diritto”, aggiunge, parlando di “sentenze inapplicate, inutili impegni, principi farlocchi, tribunali inefficaci e ministri che ci avevano assicurato che avrebbero vigilato ma poi si sono limitati ad ascoltarci più per dovere istituzionale che per altro. 15 anni di una giustizia ingiusta e priva di credibilità.
Il nostro processo avrebbe dovuto essere uno
spartiacque, ma ancora ogni giorno si reclama sicurezza nei luoghi
lavoro“, conclude, ricordando l’ultimo abbraccio e l’ultimo bacio dati
al figlio quel giorno, quando uscì di casa per raggiungere la fabbrica.
Nel rogo morirono Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino,
Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò e Giuseppe Demasi.
La procura tedesca di Essen due anni fa aveva autorizzato un regime di semilibertà per Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager di Thyssenkrupp ritenuti corresponsabili dell’incendio per il quale sono stati condannati in via definitiva a 5 anni di carcere per omicidio e incendio colposo.
La procura tedesca di Essen due anni fa aveva autorizzato un regime di semilibertà per Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, i due manager di Thyssenkrupp ritenuti corresponsabili dell’incendio per il quale sono stati condannati in via definitiva a 5 anni di carcere per omicidio e incendio colposo.
I due manager tedeschi – a differenza degli imputati
italiani che dopo il verdetto della Cassazione si sono consegnati – non
hanno fatto un solo giorno di carcere pieno. I due imputati hanno
presentato ricorsi su ricorsi prima che la sentenza della Suprema corte
potesse avere esecuzione in Germania.