mercoledì 31 maggio 2023

Intervista all’ex ministra degli Esteri Bonino

“Sotto attacco lo Stato di diritto

Speriamo nell’Europa”

 

ROMA — Emma Bonino, leader di +Europa, ex ministra degli Esteri ed ex commissaria Ue, c’è il Pnrr in stallo e all’orizzonte un ridimensionamento dei poteri dei giudici contabili da parte del governo: qual è il rischio?

«Che il Pnrr non fosse una passeggiata si sapeva, in un Paese che da sempre spende con difficoltà i fondi europei. Ciò detto, la premier Meloni fin qui ha lavorato per smontare la governance di Draghi e portare tutto a Palazzo Chigi. Per dare più efficienza? Non sembra, non abbiamo visto ancora un nuovo documento concreto. Per togliere potere alla Lega e darlo al suo partito? Per ora solo questo si è visto. In questa situazione aprire lo scontro con la Corte dei Conti mi sembra un segno di nervosismo autolesionista, ora il governo non può più dare la colpa a Draghi e sarà responsabile di ciò che accadrà o non accadrà. Da ultimo: che fine hanno fatto le riforme del Pnrr come la concorrenza?».

Le nomine “pigliatutto” della destra, ultime quelle della Rai, ma anche la contrazione dei diritti civili. Come per l’Ungheria di Orbán ci accorgeremo tardi di avere eroso il nostro patrimonio di democrazia?

«Meloni e Salvini hanno sempre parlato di Orbán come di un modello, questo è un fatto, quando lui già parlava di “democrazia illiberale”, una cosa che non esiste.

Detto questo, prima di fasciarci la testa dobbiamo reagire punto su punto e avere fiducia nella Ue».

Rischiamo di scivolare nell’autocrazia attraverso una lenta agonia democratica, come avverte Joseph Stiglitz nell’intervista a Repubblica?

«Certo, Stiglitz ricorda anche i guai americani con Trump, e fa bene. E però vero che sia in Ungheria che in Polonia, per restare nella Ue, la erosione dello Stato di diritto è un processo progressivo. L’attacco ai diritti civili, all’aborto e alla comunità Lgbtq+ sono un punto comune. Ma, anziché fermarsi ad evocare i rischi, bisogna opporsi passo passo, nel Paese ed in Parlamento. Penso al tentativo di rendere la gestazione per altri un reato universale, spero che anche il Pd sia netto contro questo abominio giuridico, a prescindere dal giudizio sulla Gpa. Così sull’impedimento alla trascrizione all’anagrafe delle coppie omogenitoriali, una cattiveria contro i bambini».

Un decreto alla settimana e due fiducie al mese: il pericolo che il governo Meloni svuoti il Parlamento c’è?

«Nel 2018 come senatrice di +Europa non votai il bilancio gialloverde per denunciare l’esproprio del Senato, chiamato a ratificare in pochi giorni. La deriva che toglie ruolo al Parlamento non è nuova, ma è pericolosa. Con Meloni è più grave, perché lei ha una maggioranza fortissima e guida un governo politico voluto dai cittadini. Oggi non c’è ragione, se non le tensioni interne alla maggioranza, per ricorrere sistematicamente alla fiducia e svuotare il Parlamento».

In Rai è occupazione o così fan tutti?

«In Rai, me lo lasci dire dopo decenni di battaglie su questo, così han sempre fatto tutti. Meloni e i suoi stanno riuscendo a fare peggio però, e non era semplice».

Tuttavia la Ue è garanzia sia per la tenuta dei conti pubblici che contro derive anti democratiche?

«Tenere i conti in ordine è una questione di equità tra le generazioni, una questione politica ed etica decisiva. Non dobbiamo farlo per l’Ue ma per l’Italia di oggi e domani. La Ue è fondata sullo stato di diritto, la democrazia e la libertà. Nella campagna per le europee proporremo come +Europa insieme all’Alde di accelerare verso una ancora maggiore integrazione».

La preoccupano gli stravolgimenti istituzionali di premierato forte e autonomia differenziata?

«La premier Giorgia Meloni aveva promesso il presidenzialismo, vedo che ha cambiato idea anche su questo, dopo aver cambiato idea sull’Ue; e forse è meglio. Ma non ho ancora capito quale sia la sua idea, salvo quella di abolire i ballottaggi alle Comunali per favorire la destra. Aspettiamo i testi.

L’autonomia differenziata per come la propongono ora, sembra un progetto stile anni ’80, costoso e poco adatto a governare la rivoluzione tecnologica che abbiamo davanti».

 

GIOVANNA CASADIO

La Repubblica, 29/05/2023