Il capo dell'ex Sant'Uffizio
"Più potere alle donne.
E la Chiesa sulle coppie gay non può solo proibire"
di Iacopo Scaramuzzi
Condivide la critica di chi considera la morale sessuale cattolica un insieme di no lontano dalla realtà?
«C'è sempre il rischio di trasformare la morale in mere proibizioni e questo non la renderà attraente o convincente. È sempre meglio mostrare prima la bellezza della proposta, l'obiettivo, l'ideale da realizzare, il banchetto che Dio ci serve»
Crede che in futuro si potrà ripensare il ruolo della donna nella Chiesa?
«Certamente. Non ci servirà per questo concentrare la discussione sull'accesso delle donne all'ordine sacro. Sarebbe un impoverimento della proposta. Si tratta di approfondire e spiegare molto meglio il posto specifico delle donne, il loro contributo più proprio. Ma è vero che se questa riflessione non ha conseguenze pratiche, se non si pone la questione del potere nella Chiesa, se non è capace di concedere alle donne spazi dove possa incidere maggiormente, questa riflessione sarà sempre insoddisfacente».
Come reagisce quando la dipingono come "progressista"?
«Non mi sento rappresentato da questa parola che tende ad avere una sfumatura di superficialità, di ricerca ossessiva del cambiamento, di disprezzo per la ricchezza che la storia ci lascia, di passione per le novità come se il nuovo fosse sempre migliore del vecchio. Quello che mi interessa è che la teologia sia parli all'uomo di oggi, che possa essere assunta come luce per la propria esistenza».
Su Facebook ha scritto di essere consapevole che avrà «molti contro», persone «in guerra con il mondo»: chi sono?
Dove sono? Come li affronterà?
«Guardi, amo la varietà, la ricchezza, i contributi che arrivano da ogni parte. Ad esempio, io non celebro la messa in latino, nella sua forma tradizionale, penso che la maggior parte delle persone oggi non ne sia attratta, ma mi piace vederla e non mi dà fastidio che a qualcuno piaccia. Però non accetto che mi condannino perché celebro la messa in spagnolo. Il problema sono le persone che vogliono imporre un modo unico di fare teologia, un modo unico di esprimere il pensiero cristiano.
Ovviamente chi è così non potrà tollerarmi ed è possibile che qualcuno tenti di farmi del male con qualsiasi mezzo. Ma ogni giorno io ripeto molte volte al giorno questa preghiera: "Proteggimi, Signore, in te mi rifugio. Confido in te, non rimarrò deluso". Vorrei pronunciare queste parole per proteggermi dai furiosi anti-cattolici, mi dispiace doverle dire per proteggermi dai miei fratelli nella fede».
Ha inizialmente rifiutato la nomina perché non si sente «preparato o qualificato» per affrontare il problema degli abusi sui minori, che però è una crisi epocale, e che ha accettato, alla fine, perché della questione si occupa una sezione «abbastanza autonoma», che però ricade sotto la sua responsabilità.
«Questa sezione ha eccellenti esperti. Alcuni li conosco e li stimo molto. Credo che non abbia senso per me far perdere loro tempo con le mie opinioni. Proprio per l'importanza che questa questione ha oggi per la credibilità della Chiesa, credo che la cosa migliore che io possa fare sia lasciarli liberi di lavorare. Ciò non significa che io li dimentichi o li abbandoni. Darò loro l'aiuto che chiedono e sarò attento alle loro necessità. Ma orienterò il mio tempo e i miei sforzi a ciò per cui mi sento sicuro e preparato, ossia la teologia».