lunedì 24 luglio 2023

L’amaca

Qualche dubbio tra le bombe

di Michele Serra

 

Da cittadino europeo, accolgo con sollievo la notizia che non tutti gli Stati membri della Nato sono incondizionatamente favorevoli all'ingresso dell'Ucraina nella Nato.

Dopo molti mesi nei quali il dovuto impegno bellico (difendere l'Ucraina aggredita) ha spesso minacciato di sconfinare nell'entusiasmo bellico, che non è proprio la stessa cosa e non è affatto dovuto, ogni invito alla calma e al ragionamento, ogni esitazione sono segnali confortanti. Significa che la guerra, come spesso avviene, è un problema e non una soluzione.

Non sono uno stratega, non un esperto di politica internazionale, sono solo una persona stanca della guerra, preoccupata dalla facilità e perfino dalla naturalezza con la quale l'organizzazione statuale dell'odio e il suo finanziamento (tale cosa è la guerra) ha riconquistato la scena europea, mozzando il capo a ogni pensiero dialettico, trasformando ogni parola, ogni opinione, in un'arma da spendere su un lato o quell'altro del fronte.

Chissà se si può dire con un minimo di serenità in più, dopo sedici mesi di carneficina, che l'allargamento della Nato, visto da Ovest oppure visto da Est, costituisce comunque un problema non indifferente, e da prima dell'aggressione russa; senza essere per questo considerati russofili o, peggio ancora, amici di Putin.

Penso di poter dire che è stata fin qui una discussione molto brutta, almeno in Italia, quella sulla guerra russa in Ucraina. Con intimidazioni propagandistiche proprio da "tempi di guerra", e stupide accuse di essere filo-russi, o filo-americani, quando si tratterebbe di cercare di essere, finalmente, faticosamente, filo-europei.

 

La Repubblica, 12 luglio