mercoledì 3 gennaio 2024

Comunità cristiana di base di via Città di Gap, Pinerolo

NOTIZIARIO DELLA CASA DELL'ASCOLTO E DELLA PREGHIERA

N°108 gennaio '24

Qui puoi sfogliare l'intero notiziario

https://www.sfogliami.it/fl/287678/t4uzgv396zrgv2x2f4r9872nc6hs3pz



In evidenza:

     INCONTRI COMUNITA' IN SEDE E SU MEET

- 2, 9, 16, 23 e 30/1 h18: gr. bibl. on line

- 5, 12, 19 e 26/1 +2/2 h17: gr. bib. in sede

- 14/1 h10: eucarestia on line

- 21/1 h10: eucarestia in sede e on line

- 25/1 h18: momento di preghiera on line

- 28/1 h10: eucarestia on line + assemblea

     RECENSIONI E SEGNALAZIONI

- AA. VV., Il posto dell'altro  

- M. Al Kalak, Mangiare Dio

     SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE

- Sinodalità e celibato

- Abbiamo portato Gesù fuori dall'ebraismo

- A Natale è bene ricordardarselo

    DALLA NOSTRA COMUNITA'

- Questa comunità

APPUNTAMENTI COMUNITA' IN SEDE (v.Città di Gap)

E SU MEET

NB: invitiamo tutte/i a partecipare ai tre consueti incontri comunitari settimanali:

- Gruppi biblici: il martedì dalle h 18 solo on line (colleg. dalle h 17:45 meet.google.com/qpe-wfjz-cdp) e il venerdì dalle h 17 solo in presenza, presso la sede di via Città di Gap n.13, a Pinerolo.

- Eucarestie: tutte le domeniche, esclusa la prima del mese; on line la seconda e la quarta alle h10 (link dalle 9:45 meet.google.com/vpu-vkkh-wfm); in presenza e on line la terza alle 10 (solito link).

     MARTEDI' 2 GENNAIO h 18 – Gruppo biblico on line: introduzione + I Corinzi, cc.1-2.

     VENERDI' 5 GENNAIO h 17 – Gr. biblico in presenza: introduzione + I Corinzi, cc.1-2.

     MARTEDI' 9 h 18 e VENERDI' 12 GENNAIO h 17 – Gruppi biblici: I Corinzi, cc.3-4.

     DOMENICA 14 GENNAIO h 10 – Eucarestia solo on line (prepara il gruppo del martedì).

     MARTEDI' 16 h 18 e VENERDI' 19 GENNAIO h 17 – Gruppi biblici: I Corinzi, cc.5-6.

     DOMENICA 21 GENNAIO h 10 – Eucarestia in presenza (presso la sede di via Città di Gap, 13 a Pinerolo) e on line (collegamento a partire dalle ore 9:45): prepara il gruppo del venerdì.

     MARTEDI' 23 h 18 e VENERDI' 26 GENNAIO h 17 – Gruppi biblici: I Corinzi, cc.7-8.

     GIOVEDI' 25 GENNAIO h 18 – Incontro di preghiera (prepara Maria Grazia B.).

     DOMENICA 28 GENNAIO h 10-10:45 – Eucarestia breve on line (prepara gr. martedì).

     DOMENICA 28 GENNAIO h 10:45/11:30 – Assemblea di comunità on line

     MARTEDI' 30 GENNAIO h 18 e VENERDI' 2 FEBBRAIO h 17 – Gruppi biblici: I Corinzi, cc.9-10.

NOTIZIE DA GRUPPI E COLLEGAMENTI

Corso biblico di Torino

Gli incontri riprenderanno, con cadenza mensile, a partire da venerdì 19 gennaio dalle ore 16:45 alle ore 18:30, presso il saloncino della libreria Claudiana (a Torino, in via Principe Tommaso, 1). Si proseguirà la lettura del libro degli Atti, affrontando i capitoli 5, 6, 7 e 8. Per informazioni contattare Anna Campora (3487136965) e/o Maria Zuanon (3497206529).

RECENSIONI E SEGNALAZIONI (a cura di Franco Barbero)

AA. VV., Il posto dell'altro

25 anni fa a Torino ci demmo appuntamento per parlare agli omosessuali nelle chiese cristiane. Pochi anni dopo, con tutta la nostra passione e l'impegno quotidiano per far posto alle persone lgbtiq+ nelle nostre comunità, vide la luce il quaderno molto articolato e profondo che titolammo "Il posto dell'altro. Le persone omosessuali nelle chiese cristiane".

La teologia cui lavorai con passione e con altri aveva l'intento di dire che la chiesa cristiana deve essere una comunità che ha il senso di una casa con le porte aperte. La proposta aveva anche il sapore della provocazione in questa chiesa dove i posti erano e sono spesso riservati.

Volevamo insistere sul fatto che "l'altro" non è un estraneo, ma deve sentire nella riflessione teologica e nella pratica pastorale che viene accolto senza fargli timbrare il cartellino delle regole ecclesiastiche.

La pubblicazione di questo piccolo libro fu accolta con gioia e il libro fu distribuito nelle comunità e diffuso al "Pride" di Torino e di Roma.

Quando penso allo zelo con cui scrivemmo queste pagine, io che ero tra i promotori, avverto il grande dono che Dio faceva all'umanità, alle persone e alle istituzioni ecclesiastiche. Da allora in poi ho visto tante porte rimanere chiuse, ma molte di più aprirsi.

La storia della nostra fede e delle nostre vite, pur a piccoli passi, scala dei monti che sembravano irraggiungibili.

Grazie o Dio che ci hai accompagnati/e e ci accompagni tuttora in questo cammino di liberazione in cui la chiesa gerarchica vuole sempre conservare qualche potere. 

Con il Tuo aiuto romperemo anche queste catene.

(in libreria per La Meridiana edizioni, 2001, pp.136, €8)

Matteo Al Kalak, Mangiare Dio: una storia dell'eucarestia

Questo libro è una "storia dell'eucarestia", molto documentata. L'Autore, Matteo Al Kalak,  è docente di storia moderna e di storia del Cristianesimo all'Università di Modena e Reggio Emilia.

La pratica di "mangiare Dio" scandalizzò molti pagani e molti cristiani, produsse contese e contestazioni quasi irremovibili, questioni oggi quasi incomprensibili. L'Eucarestia resta un Sacramento dai mille passaggi.

Il libro documenta aspetti ridicoli, contese teologiche tra le varie correnti di pensiero. Bisogna leggere per capire la storia in cui intervengono molti fattori.

Al lettore sembra impossibile che le diverse posizioni abbiano cercato appoggio nel miracolismo, nelle interpretazioni mistiche e soprattutto nelle elaborazioni di menti in cui campeggia l'ignoranza totale delle Scritture. Si noti che la rigorosa esegesi dei passi è totalmente ignorata e prevale una visione molto materiale della presenza di Gesù. E tuttavia la fede, per un credente adulto, ha bisogno di riferimenti completamente diversi, che qua e là compaiono, ma vengono rimossi e allontanati dalle gerarchie, che preferiscono mantenere i lettori nella loro incompetenza teologica, riducendo la disputa a fattori fisici, psichici e visionari. In ogni caso la lettura di questo libro fornisce uno sterminato panorama di dispute, molte delle quali prive di riferimento alla Scrittura.

(in libreria per Einaudi edizioni, 2021, pp.240, €28)

Due testi utili per i gruppi biblici

Ora che nei due gruppi biblici della comunità stiamo terminando la lettura degli "Atti degli Apostoli", mi permetto di suggerire la lettura di due libri particolari

1) Gabriele Boccaccini è l'Autore del primo: Le tre vie della salvezza di Paolo l'ebreo, edizioni Claudiana, pp.270, €24.50. L'Autore conclude così: "Paolo nacque, visse e morì da ebreo".

2) Un altro libro "Paolo negli Atti e nelle lettere" (Claudiana editrice) di Daniel Marguerat può essere utile per una visione del Paolo negli atti e del Paolo nelle lettere.

L'Autore, pur con alcune semplificazioni, riesce a farci vedere, come le diverse strutture letterarie in qualche modo illuminano aspetti profondamente diversi e armonizzabili dello stesso personaggio.

Più utili le pagine sulle lettere che, ovviamente, esigono ulteriori precisazioni.

L'opera è pregevole perché evita la semplificazione di chi fa di Paolo addirittura il fondatore del cristianesimo.

SPUNTI PER MEDITARE E RIFLETTERE (dal blog di F. Barbero)

Sinodalità e celibato

      Nelle conclusioni della prima tappa del sinodo al cap. 11 viene riferito che nelle varie commissioni che lo hanno preparato, "alcuni si chiedono se il celibato per i presbiteri della chiesa latina si debba necessariamente tradurre in un obbligo disciplinare, soprattutto dove i contesti ecclesiali e culturali lo rendono più difficile. Si tratta di un tema nuovo che richiede di essere ulteriormente ripreso".

Vorrei, in uno spirito sinodale, dare un contributo all'approfondimento di questo tema, portando la mia testimonianza di prete che si é sposato ma che continua a sentirsi parte viva della comunità ecclesiale. Non credo innanzitutto che ci siano impedimenti dottrinali che vietino l'accesso al matrimonio di presbiteri uomini e perché no, anche di presbiteri donne.

Sono convinto che i fedeli siano nella stragrande maggioranza preparati a questo passo. Il mio insegnante di storia della chiesa, affermava che le prime comunità cristiane, come era consuetudine nelle comunità ebraiche a partire dalla distruzione del tempio, si riunivano nelle case. Luoghi questi in cui non solo uomini sposati come lo erano vari degli apostoli ma sovente anche le loro donne, signore indiscusse della casa, erano solite gestire la cena eucaristica e spezzare il pane.

I nostri fratelli anglicani e protestanti sono rimasti aperti a questa tradizione in cui non trovano niente di dissacrante né di inopportuno. Nelle chiese orientali ortodosse ed anche nelle chiese orientali cattoliche, come quella caldea nella quale in Iran ho vissuto per dieci anni, per i candidati al ministero vi è la possibilità di scegliere liberamente se essere dei presbiteri sposati o dei presbiteri celibi.

Come ho ben potuto costatare, scelte diverse, che nella loro complementarietà, costituiscono un arricchimento per l'intera comunità. Scelta celibataria, ci tengo a sottolinearlo per averla vissuta come tale per due decenni, da accogliere come un dono prezioso e di conseguenza mediante una libera scelta.

Vi è poi quello che potremmo chiamare un eloquente ed incontestabile "segno dei tempi": i seminari delle nostre diocesi sono sempre più vuoti e di conseguenza i presbiteri sempre più anziani e meno numerosi, sono costretti a sobbarcarsi l'onere di più di una parrocchia, rischiando di trasformarsi loro malgrado, in burocrati del sacro, anziché in "pastori che sentono l'odore delle loro pecore".

A darmi il coraggio di riaffermare questa mia convinzione, vi è anche la mia esperienza personale. Il fatto che fossi un prete che ha scelto di formare una famiglia, non ha impedito che venissi accolto con comprensione e perfino con calore dalla mia comunità parrocchiale e diocesana a partire dal mio parroco, dal vescovo e dai vari presbiteri del decanato. Tra questi vi é anche un presbitero romeno sposato, che lavora in fabbrica ed é al servizio dei suoi connazionali di tradizione cattolico-ortodossa.

Sono anche stato coinvolto in un primo tempo in compiti para-ecclesiali nella Caritas diocesana ed in seguito sempre maggiormente in compiti prettamente formativi ed ecclesiali i quali, pur non potendo celebrare i vari sacramenti, continuano a farmi sentire quel presbitero che sono stato nel passato.

Personalmente, data la mia età avanzata, non pretendo affatto di essere riammesso ad un pieno presbiterato. Tuttavia ogni volta che nelle nostre parrocchie, incontro laici, madri e padri di famiglia capaci ed esemplari, mi chiedo se non sia veramente il tempo in cui potrebbero essere scelti a loro volta come presbiteri. Basterebbe dare loro la possibilità, nel caso ce ne fosse bisogno, di un ulteriore aggiornamento teologico e biblico e, perché no, di un adeguato aiuto economico, come quello che i parroci già percepiscono.

L'obiezione che spesso si fa è che il prete celibe non avendo una famiglia a carico, é più disponibile per la comunità. È pur vero, ma è anche vero che ad un presbitero sposato, proprio perché ha famiglia, verrebbe più facile delegare vari dei compiti richiesti dalla comunità a coloro che ne hanno il carisma, costituendo in tal modo una comunità non solo a tratti ma per natura ed in continuazione sinodale e meno clericale.

A parte il fatto che per un presbitero sposato il tempo più risicato che avrebbe per la sua comunità, potrebbe venire ben compensato a mio parere, oltre che da un più marcato equilibrio affettivo ed umano, da una esperienza familiare in grado di fargli meglio comprendere le gioie e le difficoltà che quotidianamente coinvolgono la vita dei suoi fedeli.

A questo proposito vorrei portare un esempio che farà un po' sorridere, ma che ritengo emblematico al riguardo, anche se di poca importanza rispetto ad altri ben più seri che potrei riportare.

Non avevo ancora terminato il sesto anno di teologia che, essendo appena stato ordinato prete, per le feste di Pasqua, fui mandato in una parrocchia per aiutare a confessare. Mi si presentò in confessionale un giovane marito che con un'aria alquanto sconvolta iniziò la sua confessione dicendomi di ritrovarsi in un grave stato di peccato. Era giunto letteralmente ad odiare la suocera, fino a minacciarla e ad augurargli la morte tanta era la zizzania che giornalmente spargeva nella sua famiglia.

Da prete imberbe, cresciuto in seminario dall'età di 10 anni e naturalmente totalmente ignaro di cosa volesse dire avere a che fare con una suocera, mi premurai di raccomandargli di portare pazienza…mica avrebbe potuto essere una belva quella sua benedetta suocera…che pregasse un po' di più e tutto si sarebbe messo a posto…accomiatandolo infine dopo l'assoluzione, con una bella pacca di incoraggiamento sulle sue spalle…

Una volta sposato mi è capitata proprio la suocera giusta: una suocera pugliese, tanto generosa quanto possessiva ed intromissiva che con estrema difficoltà, io e mia moglie ancora oggi, benché oramai molto anziana, a malapena riusciamo a sopportare….

Vi confesso che di tanto in tanto mi viene in mente quel giovane marito…

Vorrei tanto incontrarlo di nuovo e chiedergli perdono per quelle parole insulse e avulse da ogni esperienza, con cui nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, l'avevo congedato, rimandandolo con tanta superficialità in pasto alla sua suocera.

Giuseppe Morotti (dal n. 43 di "Adista Segni Nuovi")

Abbiamo portato Gesù fuori dall'ebraismo: è l'errore fondamentale del cristianesimo

Gesù è ebreo e non ha mai pensato di fondare il cristianesimo. Non possiamo dimenticare che, se Giuseppe e Maria hanno accompagnato Gesù e gli altri loro figli e figlie dentro il percorso della fede ebraica, espressa nelle categorie del giudaismo del loro tempo, noi cristiani abbiamo fatto il cammino contrario: abbiamo "portato fuori Gesù" dal suo contesto, dalla sua tradizione ebraica.

Ma il "Gesù fuori dall'ebraismo" oltre o contro l'ebraismo, è una nostra invenzione, un tradimento della sua storia reale e della sua fede nel Dio di Abramo.

Sono bastati pochi secoli per operare questo stravolgimento tanto che il mostruoso edificio dell'antisemitismo è in larga misura una produzione cristiana di cui vediamo i frutti avvelenati ogni giorno. 
Una memoria, sana e storicamente fondata, ci porterebbe a ricollocare Gesù nel suo contesto.

Così la sua fede in Dio e tutto il suo messaggio ritroverebbero una nuova fioritura, fuori dalle secche delle infinite prigioni dogmatiche che hanno ridotto Gesù ad un idolo ecclesiastico.

A Natale è bene ricordarselo

"Mentre in passato era impossibile essere cristiani senza credere nella divinità di Gesù, oggi molte persone non vedono più la necessità di tale fede per considerarsi seguaci del Nazareno.

Si sentono anzi a disagio con la sua "divinità" e la considerano un ostacolo alla loro adesione, alla loro ammirazione e al loro affetto per lui. Per questi cristiani, voler trasformare Gesù in Dio vero, ontologico, sostanziale, come pretende il dogma cattolico, distrugge alla radice l'autenticità umana della sua persona e, di conseguenza, annulla l'importanza e il valore di riferimento esemplare che l'uomo di Nazareth possiede per ognuno di noi".

Bruno Mori (dalla quarta di copertina di "Per un cristianesimo senza religione, Gabrielli ed.)

Dio non ha madre: dal dogma alla Maria reale. Riflessioni sulla festa liturgica del primo gennaio

"(I pastori) andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo ". (Lc 2, 16-21).

     Dopo la lettura di questo brano evangelico trovo è semplicemente fuorviante e delirante averlo usato per la festa del 1° gennaio! Provo sgomento davanti al titolo della "festa" liturgica del 1°gennaio: Maria Santissima Madre di Dio.

     Per me di "santo, santo, santo" c'è solo Dio. Non mi scosto di un palmo da questa fede che animò tutta la vita di Gesù. Si tratta di una delle tante "stravaganze mariane" solo uguagliata da quelle contenute nella "Salve Regina". Il processo di iconizzazione dal secondo secolo coinvolse una parte del movimento di Gesù. Verso il 120-135 avvenne, non ancora in tutte le comunità, una rottura profonda con l'ebraismo già sulla figura di Gesù.

 

Un po' di storia
Il culto di Maria cominciò a svilupparsi dopo i primi tre secoli e fa parte del culto delle "grandi madri". In questo processo nei secoli successivi Maria di Nazareth dalle "colline della Galilea" sarà sollevata tra le costellazioni celesti come Theotokos, madre di Dio, nuova incarnazione della grande Madre dell'Eurasia, in sostituzione della detronizzata Diana degli Efesini.

 

L'inganno e la violenza di Cirillo

Fu durante il Concilio di Efeso (431) che Maria fu definita "madre di Dio".

Il Concilio di Efeso, tra contrapposizioni ed inganni, sconfisse la proposta di alcuni vescovi, tra cui Nestorio, che volevano chiamare Maria "madre di Cristo" cioè Cristotokos.

"Il 22 giugno 431 Cirillo prese l'iniziativa, riunì nella chiesa di Santa Maria il Concilio, lo dichiarò aperto e ne assunse la presidenza. I delegati papali non erano ancora arrivati. Fu così facile per Cirillo, che voleva il titolo di Madre di Dio, dare lettura di una sua lettera a Nestorio, con la quale gli contestava l'errore... La sera stessa il Concilio fu chiuso tra le urla e le acclamazioni dei fedeli: "Sia lodata la Theotokos e lunga vita a Cirillo. Il pasticcio era ormai fatto" (Marco Vannini, "Il mito di Maria", p.168).

 

Lo sviluppo della mariologia

Da quel momento in poi si diffuse un po' ovunque questa idolatria, questo "cancro del cristianesimo" (Karl Barth) che è la mariologia. Nacque, sulla credulità di tanti cristiani onesti, quel "mercato mariano" tuttora in florida fortuna.

In una chiesa patriarcale una "divinità femminile", cioè una dea, serve da elemento equilibratore e seducente. Fino alle allucinazioni di Radio Maria.
Si creò l'alibi per formulare la tesi della teologia e religiosità popolare. Sul bisogno reale di una religione più al femminile, la gerarchia ha promosso un devozionalismo che soddisfacesse sentimentalmente il bisogno di una "dea". Non a caso questo avvenne ad Efeso, dove il culto di Diana era stato fiorente.

 

Maria usata e abusata a servizio dell'istituzione ecclesiastica.

Nei secoli è diventato evidente come questa esaltazione sovrumana di Maria costituì la giustificazione dell'antifemminismo delle strutture e della teologia.

Si determinò infatti l'esaltazione di una donna vergine e madre, asessuata e fuori dalla realtà, a tutto scapito delle altre donne che furono relegate in un ruolo di totale subalternità.

C'è di peggio: questo insistere sulla verginità di Maria deprezzò la vita nelle sue dimensioni affettive e sessuali. Si giunse a dire che Maria vergine era il più alto modello di donna.

E' ovvio che la fede cristiana può prescindere totalmente da queste formulazioni dogmatiche, che non hanno il minimo aggancio e fondamento nelle Scritture, che vengono volgarmente utilizzate per dimostrare i dogmi.

Questo va detto e predicato con piena libertà. Infatti, tanto per restare alla festa odierna, non esiste alcun rapporto tra il testo riportato oggi e la dogmatica mariologica di cui abbiamo piene le orecchie nelle liturgie di queste settimane.

Il testo di Luca è una bella leggenda teologica che, nel linguaggio simbolico vuole mettere al centro il dono che Dio ha fatto all'umanità nella persona di Gesù.

 

Voglio dire che amo Maria, quella vera

Noi teologi abbiamo il dovere di attenerci al dato biblico e di mettere a disposizione gli studi storici per far conoscere come si sono formate le dottrine, i dogmi, tra intrecci e calcoli politici, spesso del tutto estranei alla fede e alla Bibbia.

Guai a privare il popolo di Dio delle conoscenze storiche serie vendendo per cronaca vera i linguaggi del mito.

Inoltre, come cristiano che ama molto la testimonianza di fede di Maria, la madre di Gesù, soffro per queste mistificazioni.

Amo Maria e posso immaginare il suo itinerario di Madre del profeta sconfitto. Di lei, della sua fede, ho scritto centinaia di pagine che qui non posso riportare.

Amo la Maria vera, non la statuina di gesso. Amo soprattutto questa donna reale che fece fatica a capire questo suo figlio "pazzo". Amo Maria che, superato lo scandalo della croce, sarà nel cenacolo con i discepoli e con le discepole per diventare una di loro.

E' triste notare che ormai tra angeli, mangiatoie, pastori... la bella leggenda teologica viene letta come una cronaca e così il messaggio rischia di dissolversi.

 

La Chiesa cattolica dedica il 1° gennaio a Maria Madre di Dio

A mio avviso, come biblista in compagnia di teologi e teologhe, questa è la più grande bestemmia che l'Eterno abbia dovuto subire.

Dopo miliardi di anni di vita l'Eterno ha avuto bisogno di una madre?

E' una barzelletta, un dogma; soprattutto è una bestemmia... Suvvia ridiamoci su una volta...

Ma se percorrete con una visione storica il cammino della chiesa cattolica di simili barzellette, vendute come devozioni, ne incontrate molte.

Ha ragione il teologo Ortensio da Spinetoli che occorre rifondare la Chiesa.

Maria di Nazareth, questa barzelletta di essere la madre di Dio, dell'Eterno...proprio non l'accetterebbe.

Molti tra i dogmi cattolici sono invenzioni e fantasie deviate e devianti della gerarchia. Certo che essere arrivati a dare una madre al Dio Eterno e Onnipotente è segno di una devianza mentale e di una delirante concezione teologica.

Franco Barbero

 

La teologia deve svegliarsi

Non si può ignorare che nella teologia protestante - per quanto riguarda, ad esempio, il peccato originale, l'Inferno e il diavolo, ma anche la cristologia e la trinità - un biblicismo e un dogmatismo astorici e inclini al compromesso dominano il campo più di quanto il proclamato progressismo non voglia ammettere.

Bultmann viene lodato, ma di fatto altrettanto ignorato quanto Harnack; si esalta la sua interpretazione esistenziale e si reprime la sua demitizzazione. Nella teologia cattolica, a sua volta, si ammette solo malvolentieri che determinate asserzioni del Concilio di Trento, ad esempio sui sacramenti, o persino del Vaticano I, sull'infallibilità del papa e dei concili, non possono venire suffragate dal Nuovo Testamento e dalla storia della Chiesa antica.

Per paura della risorta inquisizione romana (J. Ratzinger) si osa presentare, nel migliore dei casi, delle curiose pseudosoluzioni (un'infallibilità "moderata" o "fallibile"): viviamo in una "Chiesa invernale",  disse poco prima della sua morte lo stesso Karl Rahner.

 Non di rado proprio là dove non si parte per principio, in dogmatica, dall'alto e dato osservare un tipico salto nel modo di procedere: un dogmatico cattolico o evangelico, equipaggiato esegeticamente, incomincia a salire, un passo dietro l'altro la montagna, arriva però poi a un punto in cui non sembra più possibile proseguire il cammino della conoscenza teologica, ma improvvisamente il nostro teologo si trova, come trasportato da un aereo, sulla "vetta" e di là parla del Dio trinitario e dei suoi "misteri" come se nel frattempo avesse, per così dire, visto il cielo dall'interno.

In questo modo non si ignorano certo più i risultati della critica storica, ma li si trascura dal punto di vista speculativo, invece di accogliere la provocazione dell'esegesi e della storia dei dogmi e di modificare la propria teologia - anche in relazione ai ricordati grandi dogmi.

Hans Kung (da "La teologia in cammino", Mondadori edizioni, p.219)

La fede

La fede è il primo luogo una mano aperta pronta a ricevere, in secondo luogo una mano pronta a distribuire.

Ma se la fede è prima di tutto una mano pronta a ricevere, questa mano deve essere vuota; I cristiani devono essere pronti a sacrificare tutto ciò che credono di sapere su Dio e ad aspettare Dio stesso, e questa è la cosa più difficile per l'uomo.

Si è sempre pronti a crearsi un'immagine di Dio invece di attendere pazientemente che venga.

La nostra vita religiosa è riconoscibile proprio per questa immagine di Dio che l'uomo si crea. Penso a quel teologo che non aspetta Dio, perché lo possiede in una costruzione dottrinale.

Penso a quello studente di teologia che non aspetta Dio perché lo possiede chiuso in un libro.

Penso all'uomo di Chiesa che non aspetta Dio perché lo possiede racchiuso in una istituzione.

Penso a quel credente che non aspetta Dio perché lo possiede nella propria esperienza.

Non è facile sopportare di non avere Dio, di doverlo aspettare. Non è facile predicare ogni domenica senza mai pretendere di possedere Dio e di poterne disporre. Non è facile annunciare Dio ai bambini e ai pagani, agli scettici e agli atei, spiegando nello stesso momento che anche noi non possediamo Dio, ma dobbiamo attenderlo.

Sono convinto che gran parte della opposizione al cristianesimo si basa sulla pretesa chiara o no dei cristiani di possedere Dio, la quale cosa comporta la perdita della dimensione dell'attesa.

Noi siamo più forti se aspettiamo che se possediamo.

Heinz Zahrnt, (da "Alle prese con Dio", ed. Queriniana", p.404)

Il senso dell'eucarestia travisato

È ancora così. Cinque giorni fa ero dalla giornalaia e fuori mi aspettava una donna catechista da molti anni in una parrocchia del Torinese. Per le sue lezioni preparate bene, con anni di studio, fu privata del ministero e ormai ritenuta una cristiana fuori dalle regole come se ciò significasse allontanarsi dalla fede.

Il suo parroco la definì una cristiana che aveva perso la strada.

Mentre con gioia ascoltavo il suo racconto di vita e di fede, sopraggiunse, scendendo dalla macchina, e si avvicinò a noi, un prete. Sentite alcune mie riflessioni e alcune di questa donna, si agitò e cominciò ad inveire dicendo: "Gente come voi fa perdere la Fede". "Come ha fatto lei, che si fa ancora chiamare prete, a sostenere che affermare che nell'eucarestia noi mangiamo Dio quando facciamo la Comunione, sarebbe una superstizione?"

Volarono gli ultimi insulti. Ogni volta che documentavo con studi biblici, che hanno costruito la base del volume "Mangiare Dio" che dimostra la falsità di tale affermazione, addirittura ridicola, lui mi diceva in modo violento che consiglio libri perversi. Il prete continuò ad affermare che il bambino che fa la prima comunione – o l'adulto che fa la comunione - mangia la carne di Gesù, che è Dio, tutto Dio.

Poi insultandoci, riprese la macchina e partì. Quella dolcissima signora un po' sconcertata quasi trattenendo le lacrime mi disse: "Purtroppo la maggior parte dei preti la pensa ancora così". Il suo volto era nel dolore: "Spesso è ancora così". E' il modo di calpestare la fede di chi, crescendo, non può più pensare di mangiare Dio.

Il suo dolore era anche il mio. La nostra chiesa mantiene intatti i suoi dogmi e li predica come verità di Fede. L'invito, intanto è a leggere il libro "Mangiare Dio", Einaudi editore, dello storico Matteo Al Kalak prima di avventurarsi in critiche infondate.

Io che sono un biblista e ho trascorso molti anni della mia vita negli studi esegetici ritengo che chi conosce davvero l'eucarestia ha compiuto una svolta profonda e salutare: fare la comunione non significa affatto mangiare né Gesù, né Dio. Significa, accogliendo quell'ostia o quel pane, far crescere in noi la volontà di seguire lo stile di vita di Gesù, nutrici della sua fede e della sua pratica di vita a cominciare dall'amore per i più poveri. Questo è ben altra cosa: ci sono cristiani, preti e cardinali che hanno mangiato migliaia di ostie, ma la loro vita non ha proprio nulla degli insegnamenti di Gesù. L'ignoranza biblica di questo prete mi ha davvero colpito.

Franco Barbero

Teologia, ricerca, tentativi

"Ogni nuovo modo di parlare di Dio nel nostro tempo è prima di tutto un tentativo, ma anche qualora la teologia riuscisse a dare una risposta soddisfacente alle questioni su Dio nel nostro tempo, questa risposta sarebbe tuttavia passeggera.

Poiché eterno è solo il Vangelo, mentre la teologia è legata al tempo, essa deve tradurre per il tempo che avanza e in maniera sempre nuova il Vangelo eterno. Per questo il duomo che i teologi costruiscono non è mai finito, ed è bene che sia così, se vuole essere un duomo vero in cui si annuncia e si adora Dio.

Anche qui vale la frase: "Dio non abita in un tempio fatto dalle mani", e "Non devi farti un immagine di Dio". La chiave di volta non può essere sostituita se non ci si vuole trovare sotto le stelle (W. von Loewenich).

Ma poiché la chiave che sostiene la volta non può essere sostituita, la volta va sempre più in rovina, la teologia è destinata al naufragio.

E' la grandezza del suo oggetto che fa naufragare la teologia; tuttavia non possiamo e non è lecito smettere di far teologia. Noi dobbiamo iniziare la costruzione sempre da capo, dobbiamo osare continuamente, noi uomini peccatori, limitati, imperfetti e mortali, a parlare di Dio. Anche in questo caso solo la grazia di Dio può mutare in bene ciò che l'uomo fa male. Dio deve perdonarci anche per la nostra teologia; forse non abbiamo un peccato più grande della nostra teologia".

Heinz Zahrnt (da "Alle prese con Dio", Queriniana ed., 1969, p.405)

L'atteggiamento della gerarchia di fronte alla modernità

"Ciò che però sorprende maggiormente, in questo cambiamento radicale di epoca, di mentalità e di costumi, è il fatto che le autorità religiose non sembrano accorgersi, né tantomeno preoccuparsi, della massiccia migrazione dei loro fedeli verso il mondo della modernità.

Esse sembrano soddisfatte e felici, rintanate nella beata tranquillità del loro bozzolo preistorico, e non manifestano alcune intenzioni di uscirne.

Se talvolta reagiscono, è solo per aggrapparsi ancora più fortemente allo status quo, al conformismo ossessivo della tradizione, al culto della santa ortodossia, all'intoccabilità del simbolismo rituale; o per ricordare ai loro fedeli il dovere cristiano della sottomissione all'autorità costituita che fa le veci di Dio in terra".

Bruno Mori (da "Per un cristianesimo senza religione", Gabrielli ed., p.228)

Un esodo importante

Esodo significa uscire da una schiavitù. Per molti cristiani si tratta di compiere un primo esodo. Si tratta di uscire da linguaggi, devozioni e simboli del passato, di un tempo, in cui parole e linguaggi dogmatici e devozionali sono scaduti.

Da certe devozioni, credenze e parole bisogna uscire, cioè operare un esodo, anche a piccole dosi, a piccoli passi, ma questo esodo va compiuto se si vuole uscire da una religiosità infantile e infantilizzante che ha poco in comune con la fede nel Dio di cui Gesù ci ha dato una chiara testimonianza.

Si tratta di un cammino difficile per certi tratti: linguaggi e credenze di ieri sono difficili da abbandonare. Attenti... non per abbandonare pezzi della nostra fede, ma per renderla più storicamente dicibile e più nutriente, per abbandonare una fede ingenua e passare ad una fede adulta. Si tratta di un vero esodo di liberazione: comunque un esodo impegnativo e costruttivo; si può incorrere nell'errore fatale di gettare via la preghiera e la lettura biblica... E' necessario un attento discernimento alla scuola di studiosi veri ed è grandemente utile, anzi è necessario, compiere questo esodo in comunità. Allora si scopre che tante devozioni ci distraggono dal centro del Vangelo, che è adorare Dio e compiere opere di giustizia nella nostra vita quotidiana.

Forse per coloro che fin dall'infanzia sono stati abituati ad una infinità di riti, potrà sembrare difficile questo cammino, ma la ricerca comunitaria rende possibile questa fede adulta.

Franco Barbero

Lettera a Maria di Nazareth

Cara Maria di Nazaret,

come ti hanno tradito! Io ti voglio bene e non ti prego perché prego solo Dio. Solo Dio! Ma tu sei per me come sposa di Giuseppe, madre di Gesù e degli altri vostri sette figli. Per me Gesù il vostro primo figlio è il profeta dei poveri della storia, non l'unico, ma amico di tutti i profeti del mondo.

La tua fede in Dio e il tuo stare sempre dalla parte dei poveri, dei deboli, aver accompagnato Gesù negli anni dell'inizio del suo ministero, essere stati tu e Giuseppe, al suo fianco nel tempo, e la tua vita, sposa e madre in quegli anni di povertà e di cura della famiglia, tutto mi fa comprendere meglio la tua grande fede.

Ricordo la tua paura che Gesù si mettesse in pericolo con il suo parlare sempre molto schietto, con i suoi gesti audaci... Certo tu per prima hai percepito che non si metteva bene per questo tuo figlio... eppure hai continuato ad essergli vicino ma nello stesso tempo lasciandolo libero di seguire la sua vocazione.

Il potere costituito non lo ha sopportato e lo ha ucciso.

La leggenda della tua verginità e delle tue apparizioni sono invenzioni del potere patriarcale: celebrare una donna per opprimere le altre.

Per me sei sempre Maria di Nazaret.

Le molte madonne create ad hoc per fare affari non hanno nulla, ma proprio nulla, a che fare con te, donna vera, sposa, madre di una numerosa famiglia, tra i quali Gesù uno dei profeti che Dio ci inviato per aiutarci a fare scelte di pace di giustizia e di uguaglianza.

La gerarchia cattolica ha inventato la madonna facendone luoghi di pellegrinaggi e presunte guarigioni. Ma questa madonna fittizia, inventata per far soldi e gloria dell'istituzione, non sei tu, cara Maria. Tutti i rosari di questo mondo, i santuari e le apparizioni sono fatti per diffondere la superstizione e accumulare denaro...

Tu Maria, quella reale, che ho descritto sopra, davvero ci insegni la strada di Gesù, tu sei un Vangelo vivente e noi cerchiamo di imitarti senza cedere alle superstizioni di Fatima, di Lourdes e di Medjugorje e mille altre di queste imposture.

Franco Barbero

La Maria reale

In Marco 3,20-21 e 3,31-35 e Matteo 12,46-49 - dei passi poco citati – si parla di fratelli e sorelle di Gesù.

Maria era con Giuseppe madre di Gesù e numerosi figli e figlie. Nei passi citati è chiaro che Maria e tutta la famiglia tentano invano di fermare Gesù, conoscendo ciò a cui andava incontro se seguiva le tracce del Battista e del suo annuncio ai poveri.

Questa donna, madre e sposa è la Maria storica. Essa con i discepoli di Gesù ucciso e poi risorto fu presente nel cenacolo. Quanta angoscia attraversò nel vedere questo suo figlio mettere nel pericolo la sua stessa vita.

La sua vita quotidiana con Giuseppe e la loro numerosa famiglia, è per tutti e tutte noi un esempio di fede concreta, radicale.

E' tempo di ricollocare la nostra fede sulle tracce di questa Maria reale mettendo da parte la Maria-madonna che abbiamo costruito nei secoli, fino ai tempi dei ridicoli capitoli di Lourdes, Fatima, Medjugorje...

Questa Maria reale, in carne ed ossa, ha davvero molto da insegnare per la sua umanità e per la sua fede.

Franco Barbero

Lasciate la vostra barca sulla spiaggia

Preghiera, amore, spiritualità, religione significano liberarsi dalle illusioni.

Quando la religione induce a fare questo, è veramente magnifica!

Quando se ne allontana, è una malattia, una calamità che va evitata.

Una volta abbandonate le illusioni, il cuore è libero, fiorisce l'amore.

Allora sarete felici. Allora sarete trasformati. Solo allora saprete chi è Dio.

Anthony de Mello

 

DALLA NOSTRA COMUNITA'

Questa comunità

·      Abbiamo bisogno, in questo tempo così incerto e difficile, di restare in comunicazione e in relazione per infonderci reciprocamente coraggio e forza, chiedendo a Dio di accompagnarci.

·      In questo notiziario sono ricordati gli appuntamenti essenziali, tante piccole iniziative di solidarietà che formano il tessuto vivo della nostra esistenza personale e comunitaria. Vogliamo segnalare in particolare il nostro impegno e coinvolgimento in un matrimonio ecumenico e la ripartenza del gruppo LGBTIQ+ "la Scala di Giacobbe" che si ritrova in presenza nella sede della comunità di via Gap n.13 il terzo sabato del mese del mese in corso. La presenza di persone nuove arricchisce il dibattito e la conoscenza.

·      Il nostro caro Franco è in una fase in cui vorrebbe dare di più alla comunità... ma deve fare i conti con gli effetti lasciati dall'incidente. Intanto grazie ai fratelli e sorelle del gruppo biblico on line del martedì che da gennaio hanno accettato di fare il gruppo online dalle ore 18 alle ore 19. Vogliamo ancora ringraziare tutte le persone che ci hanno sostenuto in ogni modo in questo anno passato, sia materialmente sia con tanto ascolto...

·      In queste settimane ricche di iniziative e di studio il blog continua ad essere uno spazio molto ampio di dialogo e di segnalazioni di opere utili e significative, grazie anche al grande lavoro di Guido Piovano, ai contributi preziosi di Cesare Melillo e Carla De Stefani e al lavoro di Giorgio Violato e Maria Grazia Bondesan.

·      Ricordiamo con affetto le persone che attraversano periodi segnati dalla sofferenza e dalle malattie, desiderosi/e di fare quanto ci è possibile per starci vicini e vicine in modo concreto.

·      Quest'anno Franco svolgerà i colloqui personali a casa, in Via Porro n.16. Chi desidera concordare per un colloquio telefoni allo 0121/72857. Franco è molto desideroso di questi incontri.

·      Un buon anno ancora a tutti e tutte nel cammino comunitario che stiamo intraprendendo con le lettere di Paolo di Tarso. I due gruppi biblici della nostra comunità riprendono martedì 2 e venerdì 5 gennaio, con l'introduzione alla prima e alla seconda lettera ai Corinzi.

O Dio, Luce ai miei passi sia la Tua Parola... (dai Salmi).

Fiorentina Charrier e Franco Barbero

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