Un quarto delle notizie sui tg alimenta l’opposizione alla transizione ecologica
Continua il monitoraggio di Greenpeace Italia e Osservatorio di Pavia che
da due anni analizza l’informazione sui cambiamenti climatici in Italia. (Qui i
dati del 2023 e del 2022).
Il monitoraggio esamina come la crisi climatica viene raccontata sui cinque
quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole
24 Ore, Avvenire, La Stampa) e sulle edizioni serali dei telegiornali delle
reti Rai, Mediaset e La7. Sui cinque quotidiani sono monitorate anche le
pubblicità delle aziende dei combustibili fossili, del settore automotive,
delle compagnie aeree e crocieristiche ospitate. In base ai risultati,
Greenpeace aggiorna ogni quattro mesi la sua classifica dei quotidiani per
denunciare la pericolosa dipendenza del giornalismo italiano dai finanziamenti
delle aziende responsabili della crisi climatica. Lo studio analizza anche
tutte le dichiarazioni sulla crisi climatica e sulla decarbonizzazione di 13
leader politici ed esponenti di governo postate su Facebook o rilasciate ai
cinque quotidiani nazionali più diffusi (Corriere della Sera, la Repubblica, Il
Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa) e ai telegiornali serali delle reti Rai,
Mediaset e La7.
Cosa emerge da questo nuovo studio? Sui principali quotidiani e telegiornali
italiani diminuisce la copertura della crisi climatica, ma aumenta lo spazio
offerto a chi si oppone alla transizione ecologica, al punto che il 25,5% delle
notizie trasmesse dai TG nazionali diffonde argomentazioni critiche o contrarie
alle azioni per il clima. I risultati mostrano che nel primo quadrimestre del
2024 sui telegiornali si parla del clima e della transizione energetica nel 2%
delle notizie trasmesse, ma le notizie realmente dedicate alla crisi climatica
sono in media lo appena lo 0,1% (circa una ogni dieci giorni per ciascun TG).
Inoltre, un quarto delle notizie in cui si parla del clima veicola narrative di
resistenza alle azioni necessarie per mitigare il riscaldamento globale, senza
che peraltro siano mai messe in discussione. Gli argomenti principali sono i costi
considerati eccessivi della transizione e il suo presunto carattere
“ideologico”, nonostante la comunità scientifica sia invece unanime nel
sostenere la necessità di agire con urgenza. Il TG5 è il telegiornale che ha
dato più spazio al riscaldamento del pianeta, mentre all’opposto il TG La7 di
Enrico Mentana ha parlato della crisi climatica una sola volta in quattro mesi.
Nello stesso periodo, i principali quotidiani italiani hanno pubblicato in
media 4,4 articoli al giorno in cui si fa almeno un accenno al clima e alla
transizione energetica, ma gli articoli realmente dedicati alla crisi climatica
sono in media appena uno ogni due giorni. Si conferma inoltre la dipendenza
della stampa italiana dalle pubblicità delle aziende più inquinanti (compagnie del
gas e del petrolio, dell’automotive, aeree e crocieristiche): con l’eccezione
di Avvenire, sugli altri quotidiani nel periodo in esame si arriva a una media
quattro inserzioni pubblicitarie a settimana, più degli articoli dedicati alla
crisi climatica. Un’ulteriore conferma arriva dal fatto che aziende e
rappresentanti del mondo economico e finanziario costituiscono il 41% dei
soggetti che trovano più spazio nel racconto giornalistico del riscaldamento
globale, staccando di gran lunga politici, esperti e scienziati, e
ambientalisti.
In base ai risultati dello studio, Greenpeace ha aggiornato la classifica dei
principali quotidiani italiani: ancora una volta si avvicina alla sufficienza
solo Avvenire (con 5,6 punti su 10), guadagna posizioni Il Sole 24 Ore grazie a
una maggiore copertura della crisi climatica (3,8 punti), seguono con punteggi
gravemente insufficienti Corriere della Sera (3,4), La Stampa (3,2) e la
Repubblica (2,6). I giornali sono stati valutati mediante cinque parametri: 1)
quanto parlano della crisi climatica; 2) se citano i combustibili fossili tra
le cause; 3) quanta voce hanno le aziende inquinanti e 4) quanto spazio è
concesso alle loro pubblicità; 5) se le redazioni sono trasparenti rispetto ai
finanziamenti ricevuti dalle aziende inquinanti.
Lo studio esamina anche le dichiarazioni sul clima e sulla transizione
energetica rilasciate dai principali leader politici italiani su Facebook, sui
quotidiani e sui telegiornali. I risultati del primo quadrimestre confermano
che la crisi climatica resta marginale nel dibattito politico nazionale.
Paradossalmente, sono i leader di destra a parlare di più di clima su
quotidiani e telegiornali, ma spesso per esprimere posizioni ambigue o
apertamente critiche verso la transizione. Salvini si conferma il campione di
resistenza alle azioni per il clima, seguito dalla premier Meloni e da
Giorgetti.
“La Terra si surriscalda sempre più in fretta, ma l’influenza del governo e
delle aziende inquinanti sui principali media nazionali impedisce di cogliere
la gravità della minaccia, nonostante l’intensificarsi di alluvioni
catastrofiche e di ondate di calore estreme che non risparmiano il nostro
Paese, ha rimarcato Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione
di Greenpeace Italia. Questo spiega anche perché su giornali e tv non si parla
quasi mai dei combustibili fossili come causa della crisi climatica, e ancora
meno delle aziende del gas e del petrolio come responsabili: in quattro mesi è
accaduto appena due volte sui quotidiani e una sola volta nei telegiornali,
senza mai citare il colosso italiano ENI, campione di pubblicità infarcite di
greenwashing”.