Giovedì 21 marzo alle ore 18.00 Maria Grazia Bondesan propone un momento di preghiera. Il testo che seguiremo verrà inviato insieme al link per il collegamento.
A presto
M.G. Bondesan
Giovedì 21 marzo alle ore 18.00 Maria Grazia Bondesan propone un momento di preghiera. Il testo che seguiremo verrà inviato insieme al link per il collegamento.
A presto
M.G. Bondesan
LA MIA PATRIA (2016)
La mia patria è una ferita aperta da mille anni
inchiostro caldo che scrive con dignità
una bella e triste melodia.
Manda in estasi la coscienza ingannevole
del mondo.
Fa cadere lacrime di coccodrillo
La mia patria è un cavallo purosangue
Che ha dato un nuovo senso al significato della
pazienza.
Cavalca con il vento su una strada impervia.
E non arriva... arriverà
Resiste e sopporta gli schiamazzi e gli scherzi del mondo.
E ci ride sopra.
La mia patria è la densità della pazienza…
Lo stesso colore... lo stesso sapore.
La mia patria un milione di amanti…
Un milione di sognatori.
Vogliono che la mia patria sia un pallone ottagonale
Calciato da un bambino viziato…
Per far ridere
Le scimmie e porci.
Odeh Amarneh, scrittore poeta palestinese
(Tempi di Fraternità, marzo 2024)
Putin , plebiscito alle elezioni "Ora siamo più forti che mai".
Il leader confermato con l'87%: "Guerra mondiale a un passo" La protesta dell'altra Russia.....
Da Repubblica 18 marzo 2024
Provo stima e affetto per la Segrataria del PD, ma è un dolore e una sicura perdita, lo spettacolo cui assistiamo non solo in Italia. Un individualismo è la musica politica dominante: ognuno va dove soffia il vento che sembra vincente.
E' lo squallore, del quale si salvano due o tre parlamentari o poco più. Ognuno cerca non il bene collettivo unificante o di una parte, ma dove può avere successo nel momento o anche solo comparire.
Si tratta di persone senza personalità. Si cerca l'immagine e molto denaro. Questo Parlamento mi fa ribrezzo e suscita sdegno..Eppure qualcuno c'è che veramente merita riconoscimento per competenza e onestà.
Ho citato la segretaria del Partito Democratico. E ritengo che veramente esemplare sia il Presidente della nostra Repubblica che ha osato richiamare e dissentire dal presidente francese (tutta immagine, niente sostanza) fautore della guerra e lo ha dichiarato.Una pazzia!
Franco Barbero
Cresce l’influenza di politica e aziende inquinanti su media e clima. Nuovo studio di Greenpeace
15.03.24 - Giovanni Caprio-Pressenza3 francesi su 4 contrari all’invio di truppe in Ucraina
SASSONIA: VESCOVO LUTERANO E GIOVANI PIANTANO INSIEME 500 ALBERI
Un importante segnale di fronte ai cambiamenti climatici.
Preservare gli habitat per l'uomo e la natura e vivere speranza ed energia è ciò che hanno sperimentato in un progetto comune il vescovo Bilz e i giovani della Chiesa della evangelica luterana di Sassonia, Germania.
I giovani condividono la loro visione della chiesa e acquisiscono informazioni sulla gestione forestale della chiesa.
Il vescovo Tobias Bilz della Chiesa evangelica luterana della Sassonia, Germania, ha recentemente piantato più di 500 alberi con un gruppo di giovani di 15 e 16 anni.
«La speranza non è solo una parola ma un atteggiamento» ha detto Bilz. La campagna di piantumazione di alberi è uno dei risultati di una lettera che il vescovo ha scritto a tutti i giovani della sua chiesa.
Molti giovani vedono le sfide del cambiamento climatico e sono preoccupati. Bilz ha affermato di essere rimasto impressionato dall'energia e dall'impegno del gruppo e di aver sperimentato l'incredibile potere di prendere la vanga e agire insieme per proteggere la foresta e il clima. «Fare qualcosa con le proprie mani è il modo migliore per rendersi conto che si può fare la differenza nella vita», ha osservato.
Nella sua lettera, ha sottolineato che «nella nostra chiesa partner della Tanzania è tradizione che tutti i giovani piantino dieci alberi durante la cerimonia di confermazione».
Ha scritto che anche le foreste della Sassonia «soffrono a causa della siccità e degli incendi boschivi» esprimendo il desiderio di lavorare con i giovani «per garantire che i giovani alberi possano crescere nelle foreste qui da noi». Le foreste, ha proseguito, «forniscono habitat per animali e piante; sono luoghi di svago per noi esseri umani e importanti per la protezione del clima».
Nella sua lettera Bilz ha anche chiesto ai giovani cosa apprezzano della Chiesa e dove vorrebbero vedere dei cambiamenti. Il vescovo sassone si è detto felice delle numerose risposte. e. «Mi dà speranza quando i giovani dicono che vivono la fede in Dio e nella comunità nella nostra chiesa come qualcosa di significativo». I giovani hanno menzionato molti altri aspetti che ritengono importanti della chiesa: cantare insieme, frequentare il gruppo giovanile, i ritiri e i campi ei culti loro dedicati.
«Ma hanno anche espresso chiaramente i cambiamenti che vorrebbero vedere» e questo «è altrettanto importante e significativo per me», ha aggiunto Bilz. Ad esempio, molti volevano più apertura e tolleranza nella chiesa, canti e culti più moderni e più partecipazione e opportunità per i giovani.
Sotto la guida della guardia forestale Leila Reuter, Bilz e i giovani hanno piantato 500 pini in un bosco di proprietà della chiesa.
Reuter ha spiegato di che cosa soffrono le foreste e come l'unità forestale della chiesa sta contrastando questa situazione. «Le nostre specie arboree non possono adattarsi così rapidamente ai cambiamenti climatici», ha detto Reuter. Ecco perché la gestione delle foreste punta sulla rigenerazione naturale, ad esempio, con faggio e acero montano, e sul rimboschimento con specie arboree che hanno un'elevata tolleranza all'acqua e al calore: «Tra queste figurano specie di alberi pionieri come il pino che hanno aiutato a creare le nostre foreste dopo l'era glaciale» ha concluso Reuter.
(RIFORMA, gennaio 2024)
Sesso in cambio di crack
studentesse e clienti ai festini dell'orrore
di Elisa Sola
Universitarie, lavoratrici, madri insospettabili ormai tossicodipendenti si prostituivano "a chiamata" in una casa di via Urbino: lì ricevevano la droga
C'è la studentessa di psicologia che dal tardo pomeriggio all'alba del giorno dopo incontra 40 clienti. Uno dopo l'altro. Ognuno di loro vale una fumata di crack. E la fumata diventa più lunga a seconda di quello che lei è disposta a fare. C'è la barista che stacca dal locale di piazza Vittorio alle undici e mezza di sera. E che finito il turno, per arrivare alla casa del crack più in fretta, paga un taxi: «Così ci metto solo 9 minuti».
C'è la madre di una bambina: contattata in serata perché serve
una puttana» (come vengono letteralmente definite le giovani nelle intercettazioni) in più al festino, dice: «Non posso, sono con mia figlia». Ma dopo 10 minuti richiama: «Posso stare mezz'ora». E dopo quella mezz'ora, fumati i 20 euro di crack che le spettano, supplica: «Se resto ancora un po', cosa riesci a darmi ancora?».
Sono studentesse universitarie, lavoratrici, madri. Sono donne insospettabili le vittime del crack. Invischiate a tal punto nella dipendenza di una delle droghe più devastanti – ma anche più vendute a Torino – da restare quattro giorni consecutivi in un alloggio fetido, per drogarsi e prostituirsi. Anzi, per prostituirsi e drogarsi. Perché riguardo alla scansione delle azioni, dei tempi e dei ruoli, Monique, il trans che gestiva clienti, pusher e tossicodipendenti distrutte, era inflessibile. Tanto da contare il sesso al minuto. E dal saperlo trasformare in grammi di "roba".
«Portamene 35, capito? Ne voglio per 35 euro giusti. Con la busta aperta, che la scorsa volta mi hai portato più carta che anima», ordinava al telefono a uno degli otto pusher di fiducia. E Monique, da vero maniaco del controllo, presenziava a ogni incontro. Il sesso era spesso di gruppo, nella sua casa. Le ragazze, mai sole con il cliente. Lui guardava. O partecipava. Mentre gestiva centinaia di telefonate. Quelle che hanno consentito, tra l'altro, alla pm Chiara Maina di risalire a molti personaggi del popolo del crack.
Ieri si è concluso il filone dibattimentale del processo scaturito da una lunga indagine svolta dai carabinieri. Sul banco degli imputati c'erano i due presunti complici di Monique, condannato in abbreviato a due anni e otto mesi di reclusione e 3mila euro di multa per sfruttamento della prostituzione. Sono stati entrambi assolti su richiesta delle avvocate Stefania Agagliate, Silvia Bregliano e Flavia Pivano: «Signor giudice, qui hanno fatto un castello, ma parliamo di drogati» ha esclamato uno dei due. «Non sono un santo – ha detto l'imputato rendendo dichiarazioni spontanee – ma non sfrutto le persone. Adesso vado al Sert, ho smesso. Non c'era gente che diceva fai questo o quello. Eravamo solo dei drogati». Oltre ai due assolti e a Monique, due spacciatori che rifornivano la casa hanno patteggiato pene a oltre un anno di reclusione. A uno sono contestate oltre 108 cessioni di droga.
Via Urbino 33. La Torino del crack è al piano terra di un palazzo di mattoni rossi. Oltre il cancello bianco che delimita l'aiuola condominiale di erbetta all'inglese. Oltre le due colonne grigie. «Poi giri a destra e sei arrivato» raccontava una ragazza sentita dai carabinieri, che hanno osservato per settimane, grazie alle telecamere, l'incessante processione. Il crack lo fumavano tutti, clienti e donne costrette a vendersi per il bisogno di droga. «Quand'è che mi organizzi una serata? Due puttane, io porto il resto», diceva un cliente al telefono. E Monique rispondeva: «Due ci sono già. Ovviamente non puttane che si fanno pagare. Fanno quello che facciamo noi».
La Repubblica, 6 marzo
da Repubblica del 05/03/2024
Perché riconosci Ibrahima Loredana e Gino e non Chiarada Domani del 05/03/2024
Se proseguiamo con il nostro ritmo, le lettere di Paolo ci portano a mille- duemila incontri.
A me sembra una scelta stucchevole ma anche difficile.Preferirei uscire da questa immersione in Paolo e le sue lettere.
Non si potrebbe passare ad un Vangelo?
Ovviamente tocca alla comunità la scelta. Si attendono proposte.
Franco Barbero
15.03.24 - Pressenza
LO DICO CON DOLORE: IL FEMMINISMO E' MORTO
LUCETTA SCARAFIA
Con dolore e sgomento, all'avvicinarsi dell'8 marzo, mi trovo a constatare che il femminismo è morto. Sì, penso sia morto nonostante le manifestazioni dopo l'omicidio di Giulia Cecchetin, dopo il proliferare di panchine rosse e scarpette rosse in tutta Italia, dopo i campanacci suonati per dire che gli stupri e i femminicidi devono fare rumore, non rimanere sepolti nel silenzio. Penso sia morto perché è morta l'affermazione base del femminismo, proclamata dall'800 e poi ribadita nel tempo, e cioè che le donne sono tutte sorelle nell'oppressione, senza distinguere fra origine etnica, appartenenza politica, classe sociale. Il silenzio, invece, e non solo nel nostro paese, ha cancellato agli occhi dell'opinione pubblica due gravi offese alla dignità delle donne. In questi ultimi mesi, infatti, i movimenti femministi hanno operato dei grandi distinguo fra femministe da difendere, cioè femministe buone, e altre da lasciare nel silenzio. Distinzioni motivate da prese di posizioni ideologiche, che rompono quindi con la promessa di solidarietà che era alla base del femminismo delle origini.
Lo abbiamo visto quando il silenzio delle femministe ha accolto le terribili rivelazioni sugli stupri e i femminicidi perpetrati in Israele durante l'attacco del 7 ottobre da parte di Hamas. La pubblicazione del rapporto sui crimini sessuali commessi durante l'attacco di Hamas a Israele, realizzato dalla Association of Rape Crisis Centers in Israel, così dettagliato e ricco di informazioni su ciò che è successo, toglie ogni dubbio sul fatto che si sia trattato di una violenza non solo contro delle ebree, ma contro le donne in quanto donne, colpite nel loro corpo, mortificate e violentate come sesso. Già importanti informazioni in questo senso erano arrivate dopo la tragedia, da notizie che non potevano essere messe in dubbio, fornite come prova di trionfo dai guerriglieri stessi. Una violenza contro le donne praticata con forza e crudeltà senza precedenti e per di più esibita in modo tale da moltiplicare l'umiliazione delle vittime.
Invece di fronte a tale scempio neppure una manifestazione, un corteo, un'assemblea, nulla. Nulla per far sentire al piccolo numero delle donne sopravvissute e ai loro familiari quella solidarietà così necessaria per riprendere in mano la propria vita, come tutte le femministe sanno bene. Ma non eravamo forse ben consapevoli, per averlo detto tante volte, che in questi casi il silenzio equivale alla complicità?
Il motivo di questo silenzio va cercato nella cultura woke, che ormai ha contagiato i nuovi femminismi, che tendono ad affratellarsi con i movimenti LGBQ senza accorgersi che spesso le loro richieste sono contro le donne. La cultura woke ha un unico codice morale: quello di difendere le vittime sì, ma le vittime di volta in volta designate a seconda delle situazioni, delle parti e delle ideologie in gioco. Oggi, in un momento in cui il nemico indicato è sempre e solo il colonialismo bianco, di matrice ebraico cristiana, le persone di cultura islamica sono considerate sempre le vittime, a prescindere dalle circostanze e dalla verità fattuale. E così la verità dei fatti scompare, continuamente messa in discussione come opera di falsificazione, sicché ogni ricerca della giustizia si dilegua davanti a una confusione da cui si può uscire solo con una scelta ideologica.
Il silenzio delle femministe ha colpito anche le numerose religiose abusate da clero e religiosi nella chiesa cattolica, alcune delle quali hanno avuto il coraggio di denunciare i soprusi. Non sono molte, perché per loro è particolarmente difficile, ma solo qualche settimana fa c'è stata una conferenza stampa di due ex-religiose che hanno denunciato gli abusi sessuali, psicologici e spirituali subìti dal potente gesuita Rupnik. Sono solo una piccola avanguardia delle venti che l'hanno denunciato, nel silenzio e nell'ambiguità della chiesa che, come accade in questi casi, cerca di declassare questo tipo di abusi in trasgressioni consenzienti al voto di castità. Qualche accenno sui giornali, e poi silenzio. Da parte delle femministe, nessun interesse, nessuna solidarietà per queste donne che hanno pagato e pagano ancora un prezzo altissimo per la loro ribellione. Sarà forse perché, con il loro voto di castità, hanno perso il diritto di farsi difendere da movimenti che hanno fatto propria ogni richiesta della rivoluzione sessuale? Ma non si tratta anche in questi casi di vittime da difendere e aiutare?
Ricordiamoci di questo silenzio colpevole quando verrà celebrato l'8 marzo, quando grideremo la necessità di lottare contro i femminicidi e gli stupri e ogni genere di violenza. Ricordiamoci del nostro cedimento all'ipocrisia dei tempi: le donne sono vittime non a seconda le nostre idee, sono vittime semplicemente per le ferite che ognuna di esse porta sulla propria carne e nella propria anima.
La Stampa, 6 marzo
I camion e i bambini
di Michele Serra
Al varco di Rafah, che è la porta tra la Striscia di Gaza e l'Egitto, ci sono centinaia di camion pieni di cibo, bloccati. Dall'altra parte ci sono bambini denutriti e disidratati. Ascolto alla radio, mentre come tutti sto guidando e pensando agli affari miei, la voce di un uomo che piange, non riesce a parlare, non riesce a spiegare come sia possibile che da una parte ci sia cibo a volontà, dall'altra bambini affamati, e quella porta rimanga chiusa.
La voce è quella di Angelo Bonelli, leader dei Verdi, in missione da quelle parti con altri quindici parlamentari italiani (dunque serve ancora a qualcosa, cari "antipolitici", fare politica). La trasmissione è "Il rosso e il nero", condotta da Francesco Storace e Vladimir Luxuria, breve spicchio di umanità nel palinsesto militante di Radiouno (parentesi: Storace è schiettamente fascista, Luxuria è stata eletta in Parlamento con Rifondazione Comunista. Se riesco ad ascoltarli è perché danno l'idea di essere al microfono in quanto essere umani, non in quanto impiegati della politica). Ascoltando Bonelli, il suo semplice racconto fatto di dolore e di impotenza, ho pensato, ed è un pensiero che mi duole, che Netanyahu sta scavando la fossa a Israele — come se non bastassero quelli che già vogliono scavargliela. Niente, nemmeno il bestiale pogrom di Hamas il 7 di ottobre, nemmeno gli ostaggi, giustifica la rappresaglia feroce sulle persone di Gaza, la fame e la sete dei bambini, il terrore, lo sfinimento, la morsa inumana su un popolo schiantato. Valenti sponsor dell'una dell'altra causa ancora si schierano, e spiegano chi ha ragione e chi ha torto. Ma i soli che hanno ragione sono i bambini (prendete queste parole al netto di ogni retorica) e io mi sento rappresentato solo dalle lacrime di Angelo Bonelli, fermo tra i camion e i bambini.
La Repubblica, 6 marzo
da Internazionale del 08/03/2024
Dalla Strisciada Il Manifesto del 05/03/2024
da Il Manifesto del 05/03/2024
Striscia di SangueGuerra infinita: Il francese con Scholz riparla di truppe e supermissili. L'escalation di Macron spaventa Mattarella.
Ritorna l'articolo 11 : L'uomo del colle striglia l'UE: "Ritrovi i suoi valori e attivi negoziati di pace".
Da "Il fatto quotidiano", 16/03/2024.
Buongiorno,
LOTTA CONTRO LA PAURA
P. SALUTO ALL’ASSEMBLEA
G: “Allarga lo spazio della tua tenda,
stendi i teli della tua dimora senza risparmi
allunga le cordicelle e rinforza i tuoi paletti
poiché tuo sposo è il tuo creatore:
è chiamato Dio di tutta la terra...
Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero,
non si allontanerebbe da te il mio affetto,
né vacillerebbe la mia alleanza di pace,
dice il Signore Dio che ti usa misericordia” (Isaia 54,2 e 10).
Silenzio
O DIO CHE CI ABBRACCI
1.Oggi guardo e godo
il sole che, lento e gioioso,
caldo e fedele,
ritorna a strappare tempo
alla notte.
Questo sole
che risveglia dal letargo
anche i fiori del mio balcone,
è per me un segno di Te,
Dio della vita.
Mi dai fiducia,
mi aiuti a guardare oltre
queste notti buie,
piene di razzismo, di violenze,
di volgarità e di indifferenza.
2. Tu rischiari per noi una strada
e poni un limite alle tenebre della violenza
che vorrebbero cancellare i giorni dell'amore.
Tale e tanto è l'amore
che Tu immetti nel mondo
che nulla potrà arrestarne il cammino.
Io, vecchio bambino impotente,
so che Tu mantieni le promesse
e continuo a guardare alla vita
con la meraviglia e la fiducia
del primo sguardo, del primo giorno
perché più forte della violenza
è l'abbraccio nel quale Tu stringi
tutto il creato.
LETTURA BIBLICA
Dal Vangelo di Giovanni 12, 20-33.
20 Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci. 21 Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». 22 Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. 23 Gesù rispose: «È giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo. 24 In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. 25 Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. 26 Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà. 27 Ora l'anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest'ora? Ma per questo sono giunto a quest'ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L'ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!».
29 La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30 Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. 31 Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. 32 Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». 33 Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire
PREDICAZIONE DI FRANCO BARBERO
Quando leggiamo i lunghi discorsi del vangelo di Giovanni, dobbiamo fare un cammino all'indietro assai complesso per non cadere nell'errore di credere che essi riportino le precise parole di Gesù. Non si tratta di un "discorso di Gesù", ma di una meditazione della comunità e dell'evangelista e di una elaborazione teologica
Ma quando Gesù fu crocifisso, nonostante questa consapevolezza e previsione, lo scandalo fu immenso. Sembrò a tutti di precipitare in un abisso di disperazione, di sconforto.
Come continuare una strada senza il maestro?
Fu in questo contesto di "risultati magri" che diventò necessario e prezioso ritrovare l'insegnamento di Gesù. Gesù aveva sempre vissuto la sua ricerca e realizzato il suo impegno dentro i piccoli solchi del quotidiano. Di tanto in tanto i vangeli, lo dipingono con tratti gloriosi. L'amore esalta l'amato.
Ma la realtà storica è un'altra: Gesù ha consegnato ogni giorno la sua vita a Dio e ha dedicato tutte le sue forze per la felicità dei più deboli del suo popolo. Se non si interpreta ciò che è un racconto celebrativo, la verità storica è che Gesù non aveva mai avuto né successo né la speranza del successo, ma la sua vita e il suo messaggio sono concreti e fecondin e "portano molto frutto".
Un'indicazione di speranza
Leggo in questa immagine agreste un messaggio straordinariamente vivo e attuale. Nei secoli della storia cristiana abbiamo commesso una montagna di nefandezze e di mostruosità. E non basta nemmeno riconoscerlo e confessarlo. Però è innegabile che molte donne e molti uomini, lungo questo stesso periodo, hanno gettato tutte le loro forze nella direzione del vangelo e sono state come un granello di frumento che non è rimasto solo, ma è "morto" portando molto frutto. L'immagine non vuole affatto farci pensare ad una fede macerante, a spingerci a cercare e ad infliggerci volontarie sofferenze o negazioni o umiliazioni. Non è un invito a metterci il cilicio, a "mortificarci" ma è per dirci che nel cammino di Gesù bisogna mettere sul conto tante difficoltà.
Tutt'altro. E' una porta aperta verso la speranza. Tutto l'amore che seminiamo, tutta la fiducia che diffondiamo è come un seme gettato che non rimarrà senza frutto. Questo appello alla fiducia è rivolto a ciascuno/a di noi.
Proprio la nostra piccola vita quotidiana può seminare qualche "granello" che a suo tempo darà frutti. L'esistenza quotidiana può sembrarci infeconda, poco sensata, e ci viene voglia di giocare al risparmio, di non scommettere più, di non metterci in gioco radicalmente e fiduciosamente. Come se solo qualcuno di particolarmente grande o importante avesse qualche seme da gettare.
No: "tutti i figli e le figlie di Dio hanno le ali", tutti i figli di Dio e le figlie di Dio sono seminatrici di amore e di solidarietà. Non abbiamo paura che l'amore e l'impegno profuso cadano nel vuoto. E' solo questione di tempo, ma l'amore genera sempre amore e non cade mai nel nulla. La paura diventa paralisi, chiusura, arroccamento, incapacità di tentare percorsi ed esperienze nuove.
La battaglia più importante della nostra vita, l'unica crociata spirituale alla quale il Vangelo ci sollecita è la lotta contro la paura, quella malata e paralizzante, quella che cancella la speranza, dissolve l'utopia e distrugge la fiducia.
Se vogliamo accogliere la testimonianza del Vangelo, pensiamo al nazareno che vive in solidarietà con i poveri e semina ovunque fiducia in Dio e fiducia nel tempo che viene. E poi, al di là di tutte le nostre perimetrazioni umane, quanto amore, quante lotte, quanta solidarietà, quanta tenerezza, quanti semi di giustizia percorrono le vie del mondo....Esistono, certo, le immense tragedie e violenze che ogni giorno mettono a dura prova la nostra speranza in un mondo altro, ma tutto questo non può rinchiuderci nelle prigioni dell'immobilismo e della paura.
Franco Barbero
INTERVENTI LIBERI
PREGHIERA
In questo tempo di cammini telematici più o meno virtuali è utile rimettere in moto ingranaggi diversi e ricordarci quanto sia importante metterci realmente in movimento, come donne e uomini che, pur nella comprensibile fatica e, a volte, anche con un po' di smarrimento, cercano di rispondere alle sollecitazione delle Scritture.
Tu, o Dio, ci fai costantemente un invito impegnativo, ma allo stesso tempo molto affascinante:alzare lo sguardo, guardare avanti, verso orizzonti aperti e, nello stesso tempo, non perdere di vista le persone, le cose vicine , piccole, quelle porzioni di quotidianità, non sempre gioiose di cui abbondano le nostre giornate e le nostre vite
Tutti: Liberaci, o Dio, dalla tentazione dei cammini facili, delle strade in discesa. Il cammino che porta a Te è un sentiero senza fine, ma lungo il tragitto Tu ci offri molti sostegni. Aiutaci a percorrerlo con fiducia e gioia, in Tua compagnia, senza la morsa della paura e degli affanni.
MEMORIA DELLA CENA
G. Facciamo insieme memoria del pasto che Gesù celebrò con le sue amiche e i suoi amici.
T. O Dio di Gesù, oggi ricordiamo insieme quel pane spezzato. Gesù alzò gli occhi al cielo come era solito fare quando parlava di Te. Il suo cuore era in tempesta. Da Te sperava l’aiuto per affrontare l’ultima tappa del suo cammino di profeta fedele e appassionato. Spezzando ora questo pane, noi ricordiamo che Tu hai accompagnato Gesù e accompagni ciascuno e ciascuna di noi sui sentieri della condivisione. Aiutaci a “spezzare”, a condividere ogni giorno qualcosa di noi e di nostro. “Io infatti ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: ‘Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me’.
P. PREGHIERA DI CONDIVISIONE
COMUNIONE
PREGHIERE SPONTANEE /
Tutti insieme: PADRE NOSTRO
BENEDIZIONE FINALE
Fratelli e sorelle, Dio ci spinga nel mondo.
E’ lì che la nostra fede va “giocata” tutta intera.
Accogliamo l’esortazione biblica che ci invita al rischio,
fidiamoci interamente del Signore.
“Se aspetti il vento favorevole
non semini più;
se stai a guardare quando pioverà,
non ti deciderai a mietere…
Tanto il mattino che la sera
è tempo buono per seminare.
Ma tu non sai se tutti i semi nasceranno
e se una semina rende più di un’altra” (Qoelet 11,4-6)
Lode a Te, o Signore!
Noi contiamo su di Te.
Tutti Noi contiamo su di Te, o Signore.
Franco e Fiorentina, comunità cristiana via città di Gap,
17 marzo 2024