giovedì 5 giugno 2008

LA MORTE DI HASSAN

Ricevo e pubblico


Hassan Nejl, morto nel Cpt di Torino per omissione di soccorso

Alle 10,30, venerdì 23 maggio Hassan Nejl, tunisino di 38 anni, viene portato all'infermeria del Cpt di Torino, dove è rinchiuso da dieci giorni, per la somministrazione di metadone da parte dell'operatore del Sert. Nejl dice alla dottoressa Svlashi di sentirsi male. Ha 39 di febbre. Gli viene data una compressa di augmentin e un antipiretico. Poi Nejl se ne torna nella zona rossa, un cassone con varie stanze, circondato da un cortile delimitato da reti alte venti metri. Il Centro di permanenza temporanea è diviso in tre gabbie enormi, le zone rossa, blu e verde.

Nel pomeriggio Nejl si sente sempre peggio, viene riportato all'infermeria ma questa volta, secondo la dottoressa Ngassa, il termometro segna 37,5 e sceglie di non medicarlo. Nel Cpt di Torino c'è un servizio medico attivo 24 ore su 24, al quale si aggiunge puntualmente la presenza di infermieri. Fin qui, tutti concordano, ma su quello che è successo dopo esistono versioni diverse. Secondo il colonnello Baldacci, della Croce rossa e responsabile del Cpt, che non era però presente, non è capitato più nulla fino alla mattina del sabato, quando, allarmato per le grida dei detenuti, è entrato insieme al dottor Tedesco nella zona rossa e ha verificato la morte di Hassan Nejl. Tedesco era in servizio dalle 20 di venerdì.

Secondo i detenuti, la notte è trascorsa in tutt'altra maniera. Alle 22, racconta Al Huari, Hassan stava malissimo, aveva il viso e il corpo coperto di macchie rosse, gli hanno messo un asciugamano bagnato in fronte ma non è servito a nulla. Qualcuno è uscito nel cortile ed è riuscito a parlare con un operatore della Croce rossa attraverso la grata. Ma secondo l'operatore il medico non c'era. Di fronte a questo rifiuto, e visto il peggioramento dello stato di Hassan, i detenuti chiamano al citofono, che collega la zona rossa con la direzione, ma non arriva nessuno. Alle 23, come ogni giorno, avviene la distribuzione dei farmaci, l'operatore distribuisce le medicine ai detenuti, che vengono chiamati uno per volta, ad una finestra nella grata. Hassan viene accompagnato da Rabi Said a prendere il suo farmaco e chiedono di un medico.

Ancora una volta la richiesta viene ignorata. Dopo mezzanotte ed un ultimo tentativo per vedere il medico chiamandolo dalle sbarre, tornano in stanza. Hassan si addormenta. Tra le sei e le sette del mattino, Rabi Said si accorge che il suo compagno di cella ha smesso di russare. Attraverso le inferriate parla con un operatore della manutenzione. Non arriva nessuno. Alle 9,27, il fratello di Hassan Nejl chiama dalla Tunisia sul cellulare di Al Kair per informarsi dello stato di salute di suo fratello. Cercano di svegliare Hassan ma lui è morto. Il cuscino è coperto di sudore, ha la bava alla bocca e gli arti inferiori bluastri. Sintomi di ipossia, la mancanza di ossigeno.

Questi sono i fatti raccolti da Vittorio Agnoletto, europarlamentare della Sinistra europea, nel corso di una visita al Cpt di Torino, questa mattina, insieme al consigliere regionale del Prc Alberto Deambrogio, all'avvocato Vitale e a Giovanni Amedura, del gruppo migranti di Torino. La delegazione, entrata alle dieci nel Cpt, ha dovuto negoziare con i detenuti, che non volevano parlare con nessuno. Dopo lunghe trattative, i migranti hanno accettato che passassero le grate, a questo punto però è intervenuta la questura, secondo cui le condizioni di sicurezza non potevano essere garantite. I quattro hanno quindi dichiarato che si prendevano la responsabilità. La delegazione ha ottenuto che i testimoni dei fatti siano interrogati alla presenza di un mediatore. Agnoletto ha inoltre parlato con una dirigente della questura, la dottorezza Lavezzaro, che ha affermato che nessun testimone verrà spostato o rimpatriato prima di aver testimoniato. Secondo Agnoletto, «il decesso di Hassan Nejl sembra avvenuto per omissione di soccorso, in un Cpt dove era possibile fare una ossigenoterapia e salvarlo». Il Cpt di Torino è stato riaperto meno di due settimane fa, dopo lavori di ristrutturazione costati oltre 12 milioni euro.

Nonostante i fatti di Torino, il governo prosegue a gonfie vele sulla sicurezza. Il ministro degli interni Roberto Maroni ha annunciato che ci sarà un Cpt in ogni regione, oltre allo censimento di tutti i campi rom presenti in Italia. «Domani vado dal ministro della Difesa – ha detto Maroni – per cominciare a dare attuazione al programma sulla sicurezza, in particolare individuando dieci nuovi Cpt in regioni dove non ci sono». Il governo va avanti anche sul reato di immigrazione clandestina. Il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli ha confermato i tempi: «L'impegno è di approvare il pacchetto sicurezza entro le vacanze estive, compresi tutti i disegni di legge. Poi naturalmente dipende dal parlamento, però l'obiettivo del governo è questo».

Sarah Di Nella
fonte: Carta.org, 26 maggio

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