venerdì 19 dicembre 2008

LA FORZA DELL'INDOTTRINAMENTO CATECHISTICO

Cito qui di seguito la notissima pagina di Jean Paul Sartre, non credente, le cui doti intellettuali non hanno bisogno di essere ricordate. Eppure è sorprendente e sconcertante constatare come traduca in quelle righe il catechismo cattolico dell'infanzia. E' un fenomeno diffusissimo. Spesso intellettuali di alto livello entrano sul terreno religioso presumendo di sapere e ripetono luoghi comuni, assolutamente privi di conoscenza sul terreno della ricerca. E allora i cristiani dogmatici citano questi testi a conferma del loro dogma. Nessuno di noi comuni mortali ignora che, per entrare in certi argomenti, ci vuole un po' di "attrezzatura". Ora capita che taluni si sentono "attrezzati" a parlare apoditticamente di tutto.
"IL NATALE SECONDO UN NON CREDENTE.
Siccome oggi è Natale, avete il diritto di esigere che vi mostri il presepe. Eccolo. Ecco la Vergine ed ecco Giuseppe ed ecco il bambino Gesù. L'artista ha messo tutto il suo amore in questo disegno, ma voi lo troverete forse un po' naif. Guardate, i personaggi hanno ornamenti belli, ma sono rigidi: si direbbero marionette. Non erano certamente così. Se foste come me, che ho gli occhi chiusi ... Ma ascoltate: non avete che da chiudere gli occhi per sentirmi e vi dirò come li vedo dentro di me. La vergine è pallida e guarda il bambino. Ciò che bisognerebbbe dipingere sul suo viso è uno stupore ansioso che non è apparso che una volta su un viso umano. Poichè il Cristo è il suo bambino, la carne della sua carne, e il frutto del suo ventre. L'ha portato nove mesi e gli darà il seno e il suo latte diventerà il sangue di Dio. E in certi momenti la tentazione è così forte che dimentica che è Dio. Lo stringe tra le sue braccia e dice: piccolo mio. Ma in altri momenti, rimane interdetta e pensa: Dio è là e si sente presa da un orrore religioso per questo Dio muto, per questo bambino terrificante. Poichè tutte le madri sono così attratte a momenti davanti a questo frammento ribelle della loro carne che è il loro bambino e si sentono in esilio davanti a questa nuova vita che è stata fatta con la loro vita e che popolano di pensieri estranei. Ma nessun bambino è stato più crudelmente e più rapidamente strappato a sua madre poichè egli è Dio ed è oltre tutto ciò che lei può immaginare. Ed è una dura prova per una madre aver vergogna di sè e della sua condizione umana davanti a suo figlio. Ma penso che ci sono anche altri momenti rapiti e difficili, in cui sente nello stesso tempo che il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che è Dio. Lo guarda e pensa: «Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. E' fatta di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Mi rassomiglia. E' Dio e mi rassomiglia. E nessuna donna ha avuto dalla sorte il suo Dio per lei sola, un Dio piccolo che si può prendere nelle braccia e coprire di baci, un Dio caldo che sorride e respira, un Dio che si può toccare e che vive». Ed è in quei momenti che dipingerei Maria, se fossi pittore, e cercherei di rendere l'espressione di tenera audacia e di timidezza con cui protende il dito per toccare la dolce piccola pelle di questo bambino - Dio di cui sente suIle ginocchia il peso tiepido e che le sorride. Questo è tutto su Gesù e sulla Vergine Maria. E Giuseppe? Giuseppe, non lo dipingerei. Non mostrerei che un'ombra in fondo al pagliaio e due occhi brillanti. Poichè non so che cosa dire di Giuseppe e Giuseppe non sa che cosa dire di se stesso. Adora ed è felice di adorare e si sente un po' in esilio. Credo che soffra senza confessarselo. Soffre perchè vede quanto la donna che ama assomigli a Dio, quanto già sia vicina a Dio. Poichè Dio è scoppiato come una bomba nell'intimità di questa famiglia. Giuseppe e Maria sono separati per sempre da questo incendio di luce. E tutta la vita di Giuseppe, immagino, sarà per imparare ad accettare."
Jean Paul Sartre