Intervista a don Franco Barbero
D) La chiesa cattolica in questi ultimi tempi non ha dato segnali di vivaci dibattiti rispetto all’omosessualità, tranne le ripetute “canzoni” gerarchiche di condanna e di emarginazione. Il tutto si sa, sempre parlando di rispetto, comprensione ed accoglienza.
R) Sì, si può constatare una certa “sonnolenza” anche nei gruppi di omosessuali credenti troppo preoccupati del “dialogo interno” e poco audaci nel ripensare la loro “vocazione” all’interno della chiesa stessa. Pero’ qua e là, senza fare chiasso, nascono e si collegano realtà interessanti e continuative.
D) Per Lei, don Franco, internet ha rappresentato un’opportunità di dialogo? In che modo?
R) Io, alla mia bella età, non ho familiarità con questo mondo elettronico, ma è incredibile la vastità di contatti che il blog e la posta elettronica continuano a regalarmi. Ne è nato un impegno soverchiante, estesissimo. Chi mi scrive pone questioni di tutto rispetto, spesso di altissima qualità… Talvolta ne nascono dialoghi, incontri e poi iniziative.
D) Alla sua età quante nozze omosessuali ha benedetto?
R) Beh…a 72 anni (passati troppo velocemente… e quasi non me ne sono accorto!) ho in realtà accompagnato verso il matrimonio e benedetto solo 249 coppie. Quindi un piccolo numero. Il percorso è impegnativo e io non mi sono mai prestato a “benedire” senza programmare un cammino di fede. Negli anni la proposta, cioè la richiesta di un percorso preparatorio, è diventata più esplicita ed esigente. Le scelte e le celebrazioni debbono avere uno spessore, dei contenuti. Altrimenti si cade nel ritualismo.
D) Oggi esiste una richiesta da parte del “mondo gay” di interrogarsi sulla fede?
R) Questa richiesta esiste, anzi si allarga. In particolare essa, almeno a me, giunge da piccoli gruppi, da associazioni laiche, da iniziative culturali, centri di solidarietà e di laicità in cui si trovano “mescolati” credenti e non credenti, persone di culture diverse.
Ovviamente proseguo nel mio lavoro biblico e teologico anche con preti e gruppi di credenti dove qua e là serpeggiano inquietudini e si aprono spazi promettenti.
Spesso debbo rifiutare inviti e questo è per me doloroso, ma gli impegni del ministero, il servizio comunitario e lo studio non possono essere disattesi. Poi… c’è il problema delle primavere…
Guardo con fiducia a quel poco che si può fare e che tanti fanno in contesti diversi.
(Intervista a cura di Mirella Gelsi)